Massimo Randolfi

Infermiere: un professionista che vuole evolvere senza sapere cosa poter diventare

Comments (1)
  1. Renato ha detto:

    Leggere certi articoli mi fa capire quanto ancora siamo lontani dall’essere dei veri professionisti, riferendomi a tutti i sanitari coinvolti.
    Ora elenco un paio di cosette che non mi vanno giù di chi la pensa in questo modo:

    1 – “Dottore” è il titolo che si ottiene laureandosi, in ogni ambito, nessuno vuol “barare” o sentirsi più importante di quanto già non sia, soprattutto perché il medico non è più importante dell’infermiere. Imparate cos’è il lavoro d’equipe o accettate di essere dei pessimi professionisti.
    2 – L’infermiere è lì per fare il suo lavoro, non per fare da collegamento tra paziente e medico. Mi hanno ripetuto infinite volte che il medico cura la malattia mentre l’infermiere cura la persona, quindi è normale per il medico essere poco empatico, distaccato, approssimativo nel dar spiegazioni al paziente. Bene, lasciatimi rompere l’idillio, se fate i medici così siete (ancora una volta) dei pessimi professionisti, un medico che non si cura del proprio paziente ma solo delle patologie può andare a lavorare in officina.
    3 – L’infermiere è lì per fare il suo lavoro e non quello del medico, quindi ogni volta che un medico lascia i pazienti o i suoi parenti in dubbio e li costringe a consultare un infermiere su questioni prettamente mediche, si sta comportando da pessimo professionista.
    4 – Se il paziente non si fida del medico abbastanza da parlargli degli aspetti più “scabrosi” del suo stato (urina, feci ed altro) è principalmente colpa dell’imago che ha di questa figura professionale, imago che a molti medici piace tener vivo per pura e semplice comodità. Interessarsi del funzionamento fisiologico del corpo del paziente è una preoccupazione necessaria nella valutazione dell’intervento da mettere in atto, quindi se un medico non chiede al paziente nulla riguardo le sue feci non si sta curando del funzionamento di uno dei suoi apparati e non sta lavorando per rendere il paziente più aperto, fiducioso e rilassato nei suoi confronti, quindi non è un bravo professionista.
    5 – Se qualcuno vuole far proprie competenze non sue sbaglia di grosso ed in ogni caso. Un infermiere fa ciò che l’università lo ha preparato a fare, esattamente come un medico. Chiunque sfori da questo limite non è un bravo professionista.
    6 – L’infermiere non vuole “diventare altro”. La professione è cambiata lungo un processo di decenni e decidere deliberatamente di ignorare il cambiare delle cose col tempo è patetico. In più l’infermiere non sta violando la legge pur di diventare ciò che vuole, quindi negargli ciò che è riconosciuto per legge è non solo stupido ma anche illegale.
    7 – Gli infermieri non sono “pulitori di culi”, ok? Né gli OSS o gli OSSS o le prossime mille s che vorranno aggiungere alla categoria. Nessuno pulisce i pazienti perché il suo lavoro consiste prettamente in quello. Si puliscono i pazienti perché il paziente non pulito è un paziente dai bisogni salutari e psicofisici non soddisfati e potenzialmente a rischio di complicazioni che porterebbero a cattivi esiti del processo di cura. Siamo tutti lì per curare, ognuno in base alle proprie competenze e sfere di appartenenza deontologica e professionale e chi si rifiuta di pulire un paziente si sta rifiutando di venire incontro ad una sua necessità salutare quindi, che sia un OSS, un OSSS, un OTA, un infermiere o un medico, è un pessimo professionista.

    Come il dottore (in quanto laureato) che ha scritto questa lettera, anch’io odio le faide e le considero molto poco professionali. Dovremmo tutti pensare a svolgere il nostro lavoro al meglio senza preoccuparci di come gli altri cambiano e di come la cosa smuova i luoghi comuni.
    Spero di poter incontrare tanti buoni professionisti e sempre meno insicuri bisognosi di etichette sociali che li caratterizzino.
    Siate sicuri, siate orgogliosi di voi, siate professionali e tutto filerà liscio.
    Buon lavoro a chi vuole e può farlo.
    Un infermiere

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