I candidati sono 314. Un dato in calo rispetto all’anno scorso (furono 426) e un dato decisamente troppo basso per pensare di dare una risposta concreta ai problemi ormai strutturali della carenza di infermieri nella provincia di Trento. Stiamo parlando del concorso pubblico per infermieri indetto nelle scorse settimane dall’Azienda sanitaria. In attesa delle definizione dei giorni delle prove (scritta, pratica e orale) è stata pubblicata la lista dei candidati iscritti. E il totale si ferma appunto a quota 314. Non servirà, quindi, alcuna preselezione.
Nel bando, infatti, era previsto che “in relazione al numero di domande pervenute l’Azienda sanitaria si riserva di far precedere le prove d’esame da una preselezione. Potranno sostenere le prove d’esame i candidati che ottengono nella prova preselettiva il punteggio minimo di 18/30 e rientrano nel numero massimo di 400 idonei; saranno ammessi tutti i candidati aventi il medesimo punteggio del candidato collocatosi al 400esimo posto”. Dei poco più di 300 iscritti, tuttavia, si stima che più della metà in realtà già lavori nei vari ospedali o strutture sanitarie e sociosanitarie del territorio.
Per loro, quindi, il concorso servirà per stabilizzare il contratto, ma ai fini degli organici e quindi dei turni nei vari reparti cambierà ben poco. Inoltre una fisiologica percentuale degli iscritti non si presenterà o comunque andrà poi a lavorare fuori provincia. Ecco quindi che il numero totale, che a una prima occhiata potrebbe apparire comunque significativo, non rappresenta in realtà la “boccata d’ossigeno” che la sanità trentina sperava di avere. E la carenza, quindi, continuerà.
Per rendere l’idea numerica del fabbisogno, circa un mese fa il presidente dell’Ordine degli infermieri del Trentino, Daniel Pedrotti, in occasione della Giornata internazionale dell’infermiere aveva spiegato che sul territorio mancano in tutto circa 253 infermieri a livello strutturale e tra i 180 e i 200 infermieri di famiglia e comunità. Insomma, la carenza è stimata in oltre 400 professionisti (tra i 430 e i 450), personale in meno rispetto ai bisogni e rispetto alle dotazioni teoriche.
Un “buco” che questo concorso, quindi, non colmerà. Dal punto di vista sindacale l’analisi dello scarso numero di iscritti è presto fatta: “Questi sono i risultati delle cose non fatte in questi anni. Noi lo diciamo da tempo, ma sull’attrattività sentiamo solo parole e non fatti. Di quei 314, inoltre, la prevalenza è già impiegato in Apss o in altre strutture della Provincia, poi ci sono quelli che non si presenteranno o andranno fuori. Quindi resta ben poco. E di questo passo i servizi saranno sempre più a rischio e dovranno chiudere”.
A parlare è Cesare Hoffer, coordinatore di Nursing Up Trento, che poi va nel concreto: “A Bolzano stanno definendo di portare l’indennità infermieristica a 250 euro. Da noi è ferma a 72. E quindi non è un caso se, sempre in questi giorni, un collega si è dimesso dall’ospedale di Rovereto per andare a lavorare proprio in Alto Adige. C’è poco da fare: le condizioni economiche lì sono migliore. E i giovani, quindi, vanno via. A Bolzano, come in Inghilterra o in Austria o in Germania”.
E ancora: “Se l’offerta trentina resta questa si andrà avanti così. Una volta ai concorsi arrivavano più di mille domande, ma oggi la contrazione dell’offerta è evidente. Per tutto questo serve una risposta politica forte. Anche perché le necessità di assistenza e di prevenzione sono in aumento, ma noi non riusciamo a dare risposte. L’Apss riveda l’organizzazione e la Provincia riveda le retribuzioni. Altrimenti tutti i discorsi sull’attrattività resteranno parole al vento”.
Redazione Nurse Times
Fonte: l’Adige
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