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La conoscenza della comunicazione alternativa aumentativa presso l’U.O.C. di pneumologia e fisiopatologia respiratoria della Asl di Pescara

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La conoscenza della comunicazione alternativa aumentativa presso l’U.O.C. di pneumologia e fisiopatologia respiratoria della Asl di Pescara
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Autori: Liberati Nikita, Angelini Gessica, Vainella Giulia, Dentico Domenico & Zatton Margherita.

“La Comunicazione è l’essenza della vita umana”

Light J., 1997

Questo è quanto affermato dall’autrice Janice Light per sottolineare l’importanza che riveste la comunicazione nella vita di ciascun individuo. La comunicazione permette di entrare in contatto con le persone, di esprimere le proprie emozioni e le proprie necessità. La possibilità di comunicare rappresenta un diritto fondamentale dell’uomo, che può essere espresso in tutti i modi possibili, non solo attraverso il canale verbale.

La facoltà di esprimersi attraverso varie modalità rappresenta un concetto di base della Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA), ovvero un’area della pratica clinica che tenta di compensare le disabilità comunicative temporanee o permanenti, attraverso l’utilizzo di tecniche, strategie o ausili.

Il termine “aumentativa” indica come i metodi, le tecniche e gli strumenti di CAA non siano proiettatiti a sostituire modalità di comunicazione già presenti, ma ad accrescere la comunicazione tramite il potenziamento delle abilità già presenti e la valorizzazione delle modalità naturali quali: visive, mimico-gestuali e orali.

Il termine “alternativa” indica come la CAA si possa servire, quando necessario, di modalità e mezzi di comunicazione che sostituiscano il linguaggio orale; ne sono un esempio gli ausili, le tecniche, le strategie e gli strumenti con simbologie grafiche.

Tutte le persone dovrebbero essere in grado di esprimere preferenze, condividere pensieri ed emozioni e interagire con le persone in prima persona, indipendentemente dalla loro modalità di comunicazione (Brady et al., 2016)

Di frequente gli infermieri, soprattutto in particolari contesti assistenziali come quello oggetto di studio, prestano la loro assistenza a pazienti con difficoltà comunicative, dovute a diversi fattori, che generano in loro stress, angoscia e frustrazione.

Conoscere i metodi di comunicazione alternativi a quella verbale, identificare le strategie per migliorare la comunicazione infermiere-paziente e valorizzare le tecniche e le strategie della comunicazione aumentativa alternativa (CAA) rende il personale sanitario più consapevole della centralità dell’aspetto comunicativo nel progetto di cura del paziente.

Questo studio nasce dall’interesse nell’approfondire le conoscenze e le eventuali criticità in merito alla CAA in riferimento al contesto clinico nel quale l’autrice svolge la propria professione, l’U.O.C. di Pneumologia e Fisiopatologia Respiratoria della ASL di Pescara.

SCOPO DELLA RICERCA

Questo lavoro nasce dalla volontà di valutare le conoscenze degli operatori sanitari, in particolare gli infermieri dell’U.O.C. di Pneumologia e Fisiopatologia Respiratoria della ASL di Pescara, riguardo la Comunicazione Aumentativa Alternativa.

Lo scopo dello studio è quello di effettuare un’indagine rivolta a tutti gli infermieri del reparto per ricavare informazioni riguardanti lo scambio comunicativo tra paziente ed operatore e comprenderne la sua rilevanza nel progetto di cura del paziente.

Obiettivo Primario: analizzare il grado di conoscenza relativo alla Comunicazione Alternativa Aumentativa tra il personale infermieristico dell’U.O.C. Di Pneumologia e Fisiopatologia Respiratoria della A.S.L. di Pescara. Identificare le strategie adottate per migliorare la comunicazione tra infermieri e pazienti che non hanno la possibilità di comunicare verbalmente e valorizzare le tecniche e le strategie della comunicazione aumentativa alternativa che possono essere di supporto per lo scambio comunicativo, al fine di rendere il personale sanitario più consapevole dell’importanza della comunicazione nel progetto di cura del paziente.

MATERIALI E METODI

Disegno

Il disegno dello studio è di tipo osservazionale cross-sectional monocentrico.

Partecipanti e setting

Gli infermieri dell’U.O.C. di Pneumologia e Fisiopatologia Respiratoria della ASL di Pescara (n=20) sono stati reclutati ed invitati a partecipare allo studio su base volontaria.

Raccolta dati

I dati sono stati raccolti da ottobre 2023 a novembre 2023.

E’stato chiesto di compilare un questionario in forma cartacea, garantendo l’anonimato e rispettando la privacy di ciascun partecipante.

Strumenti

Il questionario, utilizzato previa richiesta scritta tramite mail alla Corresponding Author

Judie Arulappan, Department of Maternal and Child health, College of Nursing, Sultan Qaboos University, Muscat, Sultanate of Oman; consta di una prima parte inerente la raccolta dei dati sociodemografici (fascia d’età, anni di servizio e genere) ed una seconda parte costituita da 22 domande a scelta multipla (sì/no).

Lo strumento proposto si basa sulla letteratura e fa parte dell’articolo “Communicating to Non-Speaking Critically Ill Patients: Augmentative and Alternative Communication Technique as an Essential Strategy” pubblicato su “SAGE Open Nursing”, volume 7 del 2021 da un gruppo di lavoro formato da: Asaad Nasser Salim Al-Yahyai, RN, BSN, Judie Arulappan, RN, RM, BSC (N), MSC (N), PhD (N), DNSc, Gerald Amandu Matua, RN, BSN, MSN, PhD, Sultan Marhoon Al-Ghafri, RN, BSN, Sami Hamood Al-Sarakhi, RN, BSN, Khalid Khalfan Said Al-Rahbi, RN, BSN Sathish Kumar Jayapal, MSC (N), PhD.

Analisi dati

I dati sono stati analizzati tramite le usuali statistiche descrittive quali frequenze assolute e percentuali per le variabili qualitative.

Le analisi statistiche sono state condotte utilizzando il programma Microsoft Excel ed il software statistico Epi Info (CDC, Atlanta, USA) per Windows, versione 7.2. in lingua italiana.

RISULTATI

    Dei 20 infermieri individuati come soggetti eleggibili e invitati a partecipare allo studio, tutti hanno compilato il questionario cartaceo, con un tasso di partecipazione del 100%.

    I partecipanti allo studio erano per metà di sesso femminile (n=10, 50.00%) e per metà di sesso maschile (n=10, 50.00%).

    La maggioranza dei partecipanti erano appartenenti al range di età 25/35 anni (n=7, 35.00%) e con un’esperienza lavorativa nell’attuale U.O.C. tra < 5 anni (n=7, 35.00%) e 5/15 anni (n= 7, 35.00%).

    Le caratteristiche dei 20 soggetti sono riportate nella tabella 1.

    Tabella 1. Caratteristiche socio-demografiche del campione (n = 20)

    I grafici seguenti (Grafico 1, 2 e 3) rappresentano le caratteristiche socio-demografiche del campione.

    Il grafico seguente (grafico 4) mostra una panoramica delle risposte date ai vari item da parte dei partecipanti allo studio

    Alla domanda n 1 “Conosci la comunicazione aumentativa alternativa?” la maggioranza, pari al 75%, ha risposto in maniera negativa.

    In riferimento alla domanda n 2 “Solitamente uso le domande con risposta Sì/No nella comunicazione?” una percentuale pari al 90% ha dato risposta affermativa.

    Per quanto riguarda la domanda n 3 “Solitamente noto se il paziente indica/gesticola come metodo di comunicazione?” e la domanda n 4 “Solitamente cerco di leggere il labiale del paziente?” la totalità dei partecipanti ha risposto positivamente.

    Esaminando la domanda n 5 Solitamente uso la tabella di comunicazione alfabetica per facilitare la comunicazione?” il 70% degli intervistati ha risposto in maniera affermativa.

    Alla domanda n 6 “Solitamente uso la tabella di comunicazione con simboli per facilitare la comunicazione?” il 65% ha risposto in maniera affermativa.

    In riferimento alla domanda n 7 “Solitamente scrivo o disegno per facilitare la comunicazione?” il 70% degli intervistati ha risposto in maniera affermativa. 

    Per quanto riguarda la domanda n 8 Solitamente uso dispositivi elettronici per facilitare la comunicazione?” solo il 30 % dei partecipanti ha risposto in maniera affermativa.

    Esaminando la domanda 9 “Solitamente spiego al paziente quali sono le sue condizioni e perché non è in grado di parlare?” ben l’85% dei partecipanti ha risposto in maniera positiva.

    Alla domanda n 10 Solitamente incoraggio i pazienti nella comunicazione e li aiuto a migliorare?” il 75% dei partecipanti ha risposto in maniera affermativa.

    Rispetto alla domanda n 11 Solitamente mi presento a pazienti critici che non parlano?” l 85% degli intervistati ha risposto in maniera positiva.

    Esaminando la domanda 12 Solitamente aiuto i pazienti a mettersi in contatto con l’ambiente che li circonda?” l’80% dei partecipanti ha risposto in maniera affermativa.

    Alla domanda n 13 “Solitamente aiuto i pazienti che non parlano a individuare data e ora?” il 90% degli interpellati ha risposto affermativamente.

    In riferimento alla domanda n 14 Solitamente valuto la capacità di comunicazione dei pazienti che non parlano?” l’85% degli intervistati ha risposto positivamente.

    Per quanto riguarda la domanda n 15 Solitamente ho un metodo predefinito di comunicazione con il paziente?” la totalità dei partecipanti ha risposto in maniera negativa. La domanda n 16 Solitamente valuto insieme al paziente il metodo migliore di comunicazione?” ha visto l’85% dei partecipanti rispondere positivamente.

    Alla domanda n 17 Solitamente uso segnali per comunicare con pazienti che non parlano come alzare il dito per dire sì, scuotere la testa per dire no, usare OK o indicare parti del corpo?” l’85% dei partecipanti ha risposto positivamente.

    Per quanto riguarda la domanda n 18 Solitamente uso movimenti del corpo come pugno per dire no, indicare parti del corpo per comunicare con i pazienti?”  solo il 10 % dei partecipanti ha dato risposta affermativa.

    Alla domanda n 19 Solitamente parlo lentamente e aspetto la risposta del paziente?” la totalità degli intervistati ha risposto positivamente. Di contro, alla domanda n 20 Solitamente ho tempo per ascoltare con calma quello che dice il paziente?” la totalità dei partecipanti ha risposto negativamente.

    In riferimento alla domanda n 21 Solitamente stabilisco un contatto fisico quando comunico con il paziente che non parla?” solo il 35% degli intervistati ha risposto positivamente.

    Infine, alla domanda n 22 Ad oggi è stato riconosciuto un metodo più affidabile di altri?” il 45% dei partecipanti ha risposto affermativamente.

    DISCUSSIONE

    Si evidenza come una relazione con un paziente non speaking viene vissuta dall’infermiere come un elemento di frustrazione, in quanto la comunicazione risulta difficile, ciò porta il professionista ad evitare tale situazione. Mentre grazie all’adeguata formazione e all’utilizzo di tecniche di comunicazione adeguate il senso di frustrazione sembra diminuire.

    I principali limiti, nell’utilizzo della comunicazione aumentativa alternativa, che sono emersi dall’indagine sono principalmente:

    • l’assenza di una formazione infermieristica adeguata nel campo della comunicazione rispetto ai pazienti non speaking
    • l’assenza dei materiali di comunicazione aumentativa alternativa nei reparti presi in considerazione
    • il fattore tempo, in particolar modo per quelle tecniche di comunicazione che richiedono di prestare totale attenzione al paziente e non poter svolgere altre attività durante la relazione.

    CONCLUSIONI

    La comunicazione è un aspetto fondamentale del percorso di cura in quanto sta alla base del rapporto infermiere-paziente ed influisce sulla fiducia che quest’ultimo svilupperà nei confronti del primo, rappresentando non solo un imperativo morale, etico e deontologico ma influenzando anche la qualità e l’efficacia delle cure e il benessere del paziente. Nell’ assistere, lo scopo dell’infermiere deve essere quello di garantire che ogni paziente mantenga la propria identità, che venga instaurata una significativa relazione terapeutica e che la comunicazione possa avvenire in modo efficace attraverso adeguati metodi e strategie. L’obiettivo di una comunicazione efficace tra tutti i pazienti e gli operatori sanitari, e quindi di una formazione in CAA e dello sviluppo di abilità e conoscenze riguardo le strategie di comunicazione, dovrebbe pertanto essere inserito nei modelli organizzativi delle strutture sanitarie.

    BIBLIOGRAFIA

    • Arrigoni, C., Miazza, D., Gallotti, L., Vellone, E., Alvaro, R., & Pelissero, G. (2018). “Risvegliarsi in terapia intensiva. La comunicazione, benessere per il paziente e competenza per l’infermiere”, «Scenario», 30(2), pp 11-15.
    • Beukelman D.R., Mirenda P. (2014). “Manuale di Comunicazione Aumentativa Alternativa – Interventi per bambini e adulti con complessi bisogni comunicativi”, ed. Erickson.
    • Fontani, S. (2020). “Tecnologie digitali nei sistemi di Comunicazione Aumentativa Alternativa per allievi con Disabilità Cognitive”, «Education Sciences & Society», p11.
    • Galdieri, M. (2022). “Strumenti di CAA per favorire l’inclusione scolastica”, «Media Education», pp 13, 101-108.
    • Happ, M. B. (2021). “Giving voice: nurse-patient communication in the intensive care unit”, «American Journal of Critical Care», 30, pp 256-265.
    • Marini A. & Vicari S., (2022). “I disturbi del linguaggio in età evolutiva”, ed. il Mulino.
    • McRae, J., Montgomery, E., Garstang, Z., & Cleary, E. (2020). “The role of speech and language therapists in the intensive care unit”, «Journal of the Intensive Care Society», pp 344-348.
    • Watzlawick P., Bavelas J.B. & Jackson D. N., (1971). “Pragmatics of human communication a study of interactional patterns, pathologies and paradoxes” trad. ita. a cura di Ferretti (1971) “Pragmatica della comunicazione, ed. Astrolabio Ubaldini.

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