“La mancanza di personale è il tema che registro nelle visite fatte. Sono preoccupato, ma dobbiamo guardare lontano per riuscire ad uscire da questa situazione, anche se non è facile”. Reduce da una serie di visite a ospedali ed Rsa del territorio, Mario Tonina, assessore alla Salute della Provincia autonoma di Trento, esprime preoccupazione per la carenza di personale sanitario che ha potuto riscontrare.
Una criticità emersa anche dal rapporto annuale della Banca d’Italia, che ne sottolinea la probabile persistenza in futuro, legata all’uscita per pensionamento di un numero consistente di figure professionali e alla maggiore domanda di personale indotta dall’attuazione delle misure previste dal Pnrr. Vale per l’Italia in generale, ma vale pure per le province di Trento e Bolzano, che pure registrano dati positivi rispetto al resto del Paese.
Tanto in Trentino quanto in Alto Adige il personale del Servizio sanitario provinciale è cresciuto nel periodo 2011-22, diversamente dal resto d’Italia, dove si è visto un incremento solo nel triennio 2019-22. Merito soprattutto delle disposizioni varate durante l’emergenza pandemica, che hanno consentito assunzioni a termine in deroga alla normativa vigente, nonché un maggiore ricorso a contratti di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.) e di lavoro autonomo.
Nel rapporto si fa anche riferimento alla distribuzione per età dei professionisti in servizio a fine 2022, che mostra un organico mediamente più giovane in Trentino e Alto Adige rispetto alla media nazionale. Il numero di persone che nei prossimi cinque o dieci anni andranno in pensione sarà quindi inferiore rispetto al resto d’Italia.
Le criticità, allora, riguardano non tanto i pensionamenti, bensì la carenza di personale che c’è già oggi. Ma riguardano anche il fabbisogno per far funzionare le nuove strutture previste dal Pnrr, che punta pure a potenziare l’assistenza domiciliare. Tali misure, dunque, comporteranno un fabbisogno ulteriore, stimabile tra il 5 e il 7% degli infermieri, degli operatori socio-sanitari (oss) e degli addetti alla riabilitazione, da aggiungere comunque a quello derivante dalle fuoriuscite per pensionamento.
Per quanto riguarda il personale medico, “credo che attraverso la facoltà di Medicina riusciremo a rispondere e a trovare le figure che serviranno nei prossimi anni”, dice Tonina. Diversa la situazione inerente infermieri e oss. “C’è già chi si sta rivolgendo ad altri Paesi per cercare le figure necessarie” spiega l’assessore che oggi dovrebbe portare in Giunta una delibera sulla formazione del personale proveniente dall’estero.
Già, perché l’Apsp Barelli, dislocata in più punti del Trentino, ha da tempo intavolato un accordo con una scuola che si trova in Albania e che, tramite alcuni finanziamenti e il trasferimento di know-how, ha avviato un percorso di specializzazione per oss. Ora alcuni giovani hanno terminato il percorso di studi e arriveranno in Italia. Anche in Trentino, dove saranno inseriti in varie strutture a seguito di un tirocinio.
Redazione Nurse Times
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