Alla sanità italiana mancano 60mila infermieri. Mangiacavalli (Fnopi): “Questa è un priorità per il nuovo Governo”
ROMA – Il dato è allarmante: alla sanità italiana servirebbero sessantamila infermieri per fronteggiare la richiesta di salute della popolazione e, contestualmente, l’invecchiamento della stessa. Cifra esorbitante quella denunciata dalla presidente nazionale della Fnopi, Barbara Mangiacavalli, nella conferenza stampa conclusiva del primo congresso nazionale della nuova Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche, celebrato nell’auditorium del Parco della Musica a Roma. Quella voragine, in termine di forza lavoro, ha fatto capolino nei dibattiti dedicati al futuro della professione, passando dalla sicurezza al contratto, senza dimenticare i risultati conquistati in questi anni dagli infermieri. Che, va detto, sono molto apprezzati dai cittadini (come ha ricordato nella conferenza stampa finale, Tonino Aceti di Cittadinanzattiva), anche se pagano lo scotto di essere considerati professionisti autonomi (ben il 47 per cento degli intervistati nella ricerca condotta da Cittadinanzattiva, è all’oscuro di questa novità). Infermieri soddisfatti del loro lavoro, ma molto meno della retribuzione: insomma, svolgono un bel lavoro pagato male, spiega Fabrizio Carmignani dell’Istat. Che evidenzia un altro aspetto di questa professione: è aumentato, negli ultimi cinque anni, il lavoro notturno e questo perché c’è carenza di personale. Appunto quei sessantamila infermieri che servirebbero alla sanità italiana, rilancia la Mangiacavalli anche nell’intervista video (VEDI) rilasciata a Nurse Times: sarà quella una delle priorità che nuovo Parlamento e Governo dovranno mettere in agenda.
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