Un business partito dalla Puglia e arrivato fino a Teramo, in Abruzzo. E’ quello dei falsi attestati di operatore socio-sanitario (oss), per il quale il 18 gennaio scorso sono stati processati due uomini di Manduria (Taranto) e una donna di Brindisi, tutti condannati a un anno di carcere dal Tribunale di Lecce.
I tre imputati sono Cosimo Di Giacomo, 54 anni, rappresentante legale dell’Istituto “Giacomo Leopardi” e della Informates School (quest’ultima sconosciuta al fisco), Fabio Di Maggio, 32 anni, responsabile di organizzazione e informazione, e sua moglie Elsa Occhilupo, 36 anni, tutor didattica.
Il filone abruzzese, però, sembra essere destinato alla prescrizione, perché il procedimento, già incardinato e giunto alle fasi di giudizio immediato per reati commessi tra il 2015 e il 2018, è stato invalidato per difetto di competenza territoriale. I reati sarebbero stati infatti commessi in Abruzzo e nel Salento, dove gli istituti avevano la sede principale. Tutto dovrà quindi ripartire da Lecce, dove il Tribunale di Teramo ha trasmesso tutti gli atti affinché un nuovo gip si occupi del caso.
Un disagio non da poco, quello della distanza da percorrere, per le nove persone che si presumono truffate, quasi tutte abruzzesi. Disagio che si somma alla speranza di un processo lampo, affinchè si arrivi a una sentenza prima della prescrizione. Senza contare la brutta sorpresa ricevuta quando hanno scoperto che l’attestato di oss, conseguito dopo il superamento di un corso e il versamento a rate di 2.800 euro, non era riconosciuto sull’intero territorio nazionale, come invece promesso dagli organizzatori.
Oltre alla pena detentiva di un anno, la condanna inflitta dal Tribunale di Lecce per episodi fotocopia prevede una provvisionale di 5mila euro per le parti civili, mentre il resto del danno sarà quantificato in separata sede.
Redazione Nurse Times
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