Approfondire la conoscenza di arbovirus, tra cui Zika, Dengue, Chikungunya, West Nile e virus meno noti, tra i quali il Mayaro o virus di nuova diffusione. Questo l’obiettivo del laboratorio di Virologia dell’Istituto nazionale per le malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” Irccs di Roma, che partecipa e contribuisce allo studio GENESIS sugli aspetti molecolari e immunologici alla base della persistenza delle arbovirosi, cioè le infezioni virali emergenti trasmesse da zanzare e altri artropodi.
“Gli arbovirus – spiega Fabrizio Maggi, direttore della Uoc di Virologia e dei laboratori di Biosicurezza dello Spallanzani – costituiscono una minaccia a livello globale e i casi d’infezione sono notevolmente aumentati in questi ultimi anni, anche in Europa, a causa del cambiamento climatico, della maggiore diffusione di insetti vettore e di fattori legati al turismo e al commercio. La replicazione e la persistenza degli arbovirus nell’uomo e negli animali influenzano le dinamiche di trasmissione, l’evoluzione virale e di conseguenza la gestione della salute pubblica. I meccanismi alla base della replicazione, dell’evoluzione e della persistenza di questi patogeni nell’uomo non sono ancora del tutto compresi”.
Il progetto GENESIS, che vede la partecipazione di partner pubblici e privati ed è coordinato dall’Università di Pisa, sarà seguito allo Spallanzani dalla dottoressa Giulia Matusali: “Il nostro principale interesse è quello di comprendere quali siano i siti di replicazione e persistenza degli arbovirus, nonché i possibili meccanismi alla base della trasmissione non vettoriale di questi patogeni. Studieremo la replicazione nelle articolazioni e nel tratto urogenitale di arbovirus endemici e di importazione di interesse clinico ed epidemiologico tra cui Zika, Dengue, Chikungunya, West Nile, e virus meno noti trai quali il Mayaro o virus di nuova diffusione”.
Prosegue Matusali: “L’Inmi Spallanzani contribuirà inoltre allo studio della risposta anticorpale indotta dal virus Toscana, endemico in Italia, per identificare biomarcatori di patogenicità e persistenza e migliorare gli attuali test diagnostici. Lo studio aumenterà le conoscenze dell’interazione virus ospite e porterà al miglioramento delle strategie di prevenzione, trattamento e controllo”.
Redazione Nurse Times
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