Studenti

Diario di una giovane tirocinante infermiera

Oltre 400.000 infermieri fanno funzionare la sanità, anche se ciò non interessa a nessuno. Siamo invisibili, Inesistenti
Comments (10)
  1. Davide ha detto:

    Ciao collega ebbe si anche io sono uno studente come te ho finito già il tirocinio e non sai quanto ti capisco, il nostro percorso e duro ma proprio per questo ci rafforza dentro e fuori, tu non sai quanto ne ho dovuto sentire da medici infermieri oss, tutti a farsi i maestrini della situazione, mi sono reso conto che fanno i superiori nei nostri confronti per un solo motivo perché sono IGNORANTI. Riguardo al discorso delle materie da studiare anch’io come te trovo alcune materia assolutamente inutili per il nostro corso di laurea ma ahimè vanno fatte. In merito ai giudizi negativi cosa posso dirti fai come me, quando ti danno un giudizio negativo immagina che esso sia scritto su un foglio di carta nella tua mente e brucialo così eliminerai tutto ciò che e superfluo perché parliamoci chiaro alla fin fine quello che ti gratifica di più sono i sorrisi dei pazienti che dopo tanta sofferenza vedono in noi una luce di speranza, noi che con una semplice carezza o sorriso gli stiamo sempre accanto. Non molliamo mai sempre avanti a testa alta, viva la nostra splendida professione. Un abbraccio collega.

  2. dado ha detto:

    la posso capire pienamente uno dei tanti motivi per cui la mia passione per questa professione che vedo come un coltello svizzero della sanità mondiale sia maltrattata e sottovalutata dal potere medico e categoriale.
    Alla fine mancano pochi esami per finire anche se li trascino da 5 anni,perchè dove studio le persone che ci insegnano non hanno idea di come sia veramente essere un professionista, e non sanno nemmeno come stimolare le persone a cui insegnano, e ci danno una visione astratta della professione che per noi sarebbe tanta amata!

  3. Sandrino il mazzulatore ha detto:

    Un po’ di gavetta ed altrettanta umiltà non hanno mai fatto male a nessuno. Scendete dal piedistallo, fate meno prosopopea ed imparate ad essere infermieri, senza voler giocare a fare i dottorini della situazione. La realtà non è quella che persone che non vedono una corsia da anni vi insegnano al corso universitario. Purtroppo c’è moltissima differenza tra la teoria e la pratica, ed un buon infermiere si vede anche dal suo sapersi mettere in gioco, affrontare e gestire le croniche carenze di personale nei reparti, tapparsi il naso quando serve ed imporsi quando la situazione lo richiede, senza nascondersi dietro a dogmi astratti, senza sbandierare presunta superiorità in virtù del diploma universitario in Scienze Infermieristiche che vi accingete a conseguire o che avete appena faticosamente conquistato. Evitate si sentirvi superiori a chi ha più anni di esperienza lavorativa di voi, soltanto perchè queste persone non hanno fatto l’università come voi.
    Siate umili, non dimenticatelo mai.

  4. Silvia Giovanetti ha detto:

    Buongiorno, sono una infermiera che lavora in corsia da 23 ann ho letto le considerazioni fatte da questa studentessa infermiera e mi sono chiesta se in quel reparto dove la studentessa sta effettuando il tirocinio non è presente un tutor preposto a seguire gli studenti infermieri( da ciò che ho letto si direbbe di no)

    1. Sandrino il mazzulatore ha detto:

      Con la carenza cronica di personale che c’è i tutor (quando ci sono) purtroppo non hanno modo né tempo di seguire i tirocinanti.

    2. antonio barbera ha detto:

      Perfettamente d’accordo , il problema non è l’umiltà : l’infermiere ne ha troppa , non è l’ignoranza : ognuno ha la propria cultura, il problema è la personale capacità a relazionarsi con i giovani studenti come con i pazienti . Sull’episodio descritto ,in mancanza di OSS vuoto io la padella , alla tirocinante è più importante osservare e conoscere l’ambiente dove lavorerà in un futuro prossimo .

  5. Ivano ha detto:

    Da collega studente non posso che comprendere e concordare con quanto scrive questa ragazza. Già mi immagino il proliferare di commenti in cui infermieri diplomati nelle vecchie scuole regionali le daranno contro, convinti che l’assistenza di base sia espletabile solo dagli infermieri, ma li capisco, sono stati indottrinati così. Per fortuna diversi degli infermieri “vecchio stampo” sono riusciti a discostarsi dai vetusti insegnamenti. Ciò che mi rattrista di più è leggere commenti, ci saranno, di infermieri neolaureati o ancora studenti che trasudano di pathos missionario. Per questo motivo la mentalità degli infermieri non evolverà mai e con lei nemmeno la professione.
    Posso già immaginare i commenti di chi dirà alla ragazza che ha esternato le sue sensazioni, di cambiare strada o di fare medicina se voleva fare il medico. Beh, no, secondo me non ha sbagliato strada questa ragazza, anzi, se fosse pentita, se dovesse fregarsene non compirebbe analisi della nostra situazione come quella con noi condivisa, non si arrabbierebbe per la codnizione in cui versa il percorso didattico degli infermieri ed il lavoro di questi. Le parole di questa collega nascono proprio perché lei, credo, ha a cuore questa bistrattata professione.
    Non è possibile che ad un professionista laureato si chieda di provvedere a mansioni domestico-alberghiere, di fare letti, o di eseguire compiti dequalificanti. Sì, l’igiene è dequalificante per un professionista laureato quale è l’infermiere d’oggi. Pensateci, siamo gli unici professionisti sanitari che mettono mano nella m***a o che rifanno un letto. Non è necessario mettere le mani nelle feci, nelle urine o lavare una persona per fare l’infermiere e l’infermiere queste cose non dovrebbe farle, oggi. C’è il personale di supporto per questo, che se adeguatamente formato e diligente avvisa, durante il giro letti, l’infermiere riguardo ad eventuali alterazioni qualiquantitative di feci e urine, l’infermiere VISIONA, non tocca e segnala la cosa. Lo stesso per le lesioni da pressione: non è necessario lavare i pazienti, lo fanno gli OSS i quali, notate alterazioni della cute, chiamano l’infermiere che valuterà come comportarsi.
    Ma no, il giro letti è invece fondamentale, per alcuni, troppi… e siamo ancora nella condizione (misera) in cui ci troviamo.
    Parole come autonomia, responsabilità, ragionamento critico e quant’altro, rimangono ad oggi ancora sulla carta fino a quando molti infermieri non cambieranno mentalità, fino a quando la Federazione Nazionale continuerà a sopprassedere alle richieste degli iscritti ed ad ignorare l’evoluzione avvenuta nel resto d’Europa, fino a quando gli infermieri non si renderanno conto di quello che veramente valgono e pososno fare. Non è possibile che all’estero esistano gli infermieri prescrittori (anche in paesi del “terzo” mondo esistono), gli infermieri anestesisti (nullla a che vedere con l’inf. di anestesia che c’è nelle nostre SO) ed altri infermieri specializzati che fanno, e ciò che fanno è riconosciuto, quel per cui hanno studiato. Da noi, i vari master -escluso quello per il coordinamento- non contano nulla, un infermiere con il master in tecnoche ecocardiografiche non farà mai ecocardio e se un domani gliene fosse data possibilità la produzione del referto spetterebbe comunque al medico (il quale viene liberato dal lavoro manuale di eseguire materialmente l’esame, quindi altro che competenze avanzate a noi), un inf. con master in area critica pososno metterlo benissimo in geriatria, uno con il master in nefrologia e dialisi possono metterlo in dermatologia. Specializzazioni che nessuno riconosce né a livello pratico né a livello economico, purtroppo resterà così ancora a lungo nonostante comma 566, cabina di regia, e cose simili.
    La professione è da rivedere tutta, a partire dal Corso di Laurea che per la maggior parte degli aspetti è organizzato come una vecchia scuola regionale e di universitario ha molto poco (oltre a non essere considerato universitario: quanti parenti chiedono “come va a scuola?” o persino colleghi prossimi alla laurea usano ancora parole come “scuola” e “classe”. Al primo anno m’arrabbiavo parecchio, ora, quasi alla fine, mi importa davvero poco e non sto più a puntualizzare sui termini).
    Non è possibile che gli infermieri siano visti come servi, come operai della sanità mentre altri professionisti sanitari (tecnici radiologi, logopedisti, fisioterapisti, ortottisti, ecc) sono chiamati dai pazienti “dottori” ed al loro cospetto stanno in religioso silenzio attenendosi a qualunque indicazione diano, non è possibile che professionisti nostri collegghi (quelli di cui sopra) quando si rapportano con i medici, questi si relazionino come fossero loro colleghi mentre con noi si comportano come fossimo i loro segretari.
    Non abbiamo credibilità né tra di noi, né tra colleghi nostri pari (triennali), né tantomeno con i pazienti i quali ignorano le nostre parole per prendere come legge quelle del medico anche quando utilizza quelle usate da noi pochi minuti prima in stanza per spiegare un esame, una patologia, una terapia.
    Si tolgano gli infermieri dal giro letti, si smetta di far fare agli infermieri qualunque compito che non sia sanitario (dal segretario allo sportello al guardiano), ci si tolga di tosso il tipico atteggiamento da mamma chioccia, da crocerossina che molti (anche giovani) ancora hanno, si smetta di litigare per i cambi turno, si smetta di farsi i dispetti tra colleghi, si inizi a dire basta a quei medici che ci usano come segretari, si inizi ad adottare una mentalità scientifica, allora forse l’infermiere potrà finalmente godere di quel riconoscimento sociale tanto sognato.
    Finché tutto questo continuerà ad esistere, anche se dovessero darci competenze avanzate (eliminando però quello che oggi possono fare benissimo gli OSS), saremo sempre visti come servi e sguatteri, da tutti, dai pazienti, dai medici, dagli altri professionisti che ci useranno come tali.

    Il consiglio che posso dare a questa ragazza è di resistere se se la sente, ci sono tanti altri contesti oltre al classico (vecchio decrepito) reparto ospedaliero.
    Vedrai comunque che durante il percorso, nonostante la misera condizione di studente infermiere e del bizzarro corso di laurea, qualcosa che fa piacere o appasisona ci sarà e una volta laureata potrai dedicartici.
    Se invece la situazione è per te invivibile e comporta grandi sforzi interiori, lascia subito visto che sei ancora in tempo e inizia un percorso più gratificante che ti conferirà una vera professionalità e credibilità.

    1. Fausto Renzetti ha detto:

      Ecco un altro professorino, un altro che non vorrà mai sporcarsi i guantini così belli e che girerà tutto il giorno per la corsia con cartellina in mano e fonendo intorno al collo.
      Vorrei farti questa domanda: io sono infermiere da ben diciannove anni (e si, sono un povero e banale tuttofare diplomatosi alla scuola regionale nel lontano 1997, quando probabilmente tu non eri nemmeno nato) e mi domandavo se ti fosse mai capitato di proiettarti nel futuro quando tu, infermiere laureato che è cresciuto professionalmente con tanti ideali e tanta aristocrazia classistica (ci sono le figure di supporto, che diamine, figuriamoci se l’infermiere si mette a fare un letto, non sia mai e poi mai!) ti ritrovi come capita a tutti noi oggigiorno, ovvero con un reparto da gestire ed un solo OSS, perchè magari l’azienda per la quale lavori non ha intenzione di affiancare figure di supporto se non nella figura di una sola unità e nemmeno al turno, ovvero diurnista, quindi le notti le fai senza OSS.
      Come pensi quindi di portare avanti la vita di reparto arroccandoti se certe posizioni assurde che tu hai sciorinato? Come pensi che una sola figura di supporto (OSS) con magari più di sessant’anni sul groppone e trenta di servizio, possa accollarsi tutto il lavoro pesante mentre tu stai lì a fare prosopopea, a fare la cosiddetta “professione intellettuale” mentre gli altri stanno a spaccarsi la schiena?
      Il consiglio che ti do è quello di cambiare atteggiamento, altrimenti la tua vita e la tua reputazione all’interno del gruppo di lavoro del quale farai parte ne risentiranno moltissimo.
      Pensa soltanto che tanti OSS, in nome dello spirito di gruppo che anima tante corsie e/o realtà lavorative dove l’infermiere opera, spesso e volentieri si accollano mansioni che a loro non competono, motivati dal voler dare un aiuto all’infermiere che in quel momento si ritrova a dover portare avanti terapia, ricoveri, dimissioni, pazienti che improvvisamente stanno male o muoiono e medici specializzandi che inanellano un casino dietro all’altro (e si, ci sono anche loro da saper gestire e pure cazziare, specialmente quando si parla di una clinica universitaria dove il medico strutturato lascia gli specializzandi in balia di loro stessi e questi non sanno che pesci prendere) e ti ritrovi magari a dover avere cento occhi perchè capita la prescrizione errata di una terapia, con conseguenze penali a carico dell’infermiere qualora ci scappi il morto. Pensa un po’ quindi se l’OSS (l’unico che hai in turno) un giorno decidesse di attenersi in maniera ferrea al suo mansionario, lasciandoti quindi nella bratta fino al collo perchè di infermieri ci siete soltanto tu ed il tuo collega, con i vostri trenta pazienti da seguire e tutta la burocrazia da portare avanti.
      Il problema di voi universitari è che a formarvi sono persone che la corsia non la vedono da anni o, probabilmente, non l’hanno mai vissuta per più di un tempo limitato, prima di imboscarsi in qualche scuola-convitto a raccontare favolette a voi studenti, che arrivate nei reparti e se suona un campanello siete ancora capaci di dire “Tanto ci va l’OSS a rispondere, mica è compito nostro”. E se poi volano urli e giudizi negativi da parte dei tutor non venite qui a lamentarvi.
      Svegliatevi ragazzi, scendete dal pero e rendetevi conto che l’Italia purtroppo è questa. Se non vi va bene allora scegliete un altro lavoro, perchè con gli schemi mentali che avete non si va avanti.

      1. Ivano ha detto:

        Alla prima domanda ti rispondo che fino a quando la maggior parte dei reparti ospedalieri funzionerà come tu hai descritto, semplicemente eviterò l’ospedale come possibile posto di lavoro.

        Se un giorno l’OSS decidesse di attenersi in maniera ferrea al suo mansionario farà benissimo, anzi DEVE farlo. Il problema è che siamo noi infermieri i primi ad accollarci compiti che spetterebbero ad altri, compiti di OSS e medici, per esempio.

        Io non voglio fare il professorino, semplicemente voglio fare la professione intelelttuale di infermiere, che guarda un po’ tu hai virgolettato, che è, non la consideri forse tale? In Italai sicuramente no e ti dirò che il problema di noi universitari è rendersi conto ormai troppo tardi che siamo stati presi per i fondelli da persone che -come giustamente dici- la corsia non la vedono da anni ed anni, e noi universitari guardiamo oltre l’orticello dell’italietta piccina piccina e ci domandiamo perché noi non possiamo fare gli Infermieri come i colleghi di altri paesi quando pure noi al loro pari ci formiamo in università.
        Inoltre chi, come me, ha scelto di intraprendere questo percorso diversi anni dopo la maturità, si sente doppiamente preso per i fondelli, quindi vedi di non assumere l’atteggiamento del vecchio saggio del “probabilmente non eri nemmeno nato”.

        Infine è con i Tuoi schemi mentali che non si va avanti, schemi densi di servilsimo e di pronta disponibilità a fare il factotum, infatti siamo ancora bloccati qui.

        1. Sandrino il mazzullatore ha detto:

          Carissimo Ivano, dai retta a qualcuno che ha un bel po’ di annetti di esperienza sulle spalle. Ai nostri tempi ci insegnavano che per l’infermiere è importante il “Saper fare, saper essere e saper divenire”; concetto forse un po’ tanto ecclesiastici se vogliamo, ma che comunque fanno intendere che nel bagaglio culturale di qualsiasi infermiere non devono mai mancare doti come umiltà, umiltà ed ancora umiltà. Ci sta anche la pretesa di non farsi pestare i piedi dal primo che passa, ma secondo me se tu cominci a porti in questa maniera nei confronti della nostra professione fai meglio a scegliere subito un altro mestiere, perchè come ti ha già scritto il collega prima di me finirai per essere estremamente impopolare tra i componenti del tuo futuro gruppo di lavoro, che sia in una corsia, che sia in una casa di riposo, in un ambulatorio o in qualche sgabuzzino a piegare garze.
          Fare la “professione intellettuale” non significa che se c’è da sporcarsi i guantini tu, in quanto universitario laureato, sei autorizzato a restartene in sala infermieri con il sedere sulla seggiola perchè tanto ci sono gli OSS che essendo tuoi sottoposti fanno quello che dici tu. Ti consiglio di modificare questo tuo atteggiamento perchè lo ritengo assai controproducente per il tuo stesso futuro professionale.
          La nostra professione sarà anche bistrattata, svilita, poco considerata quanto vuoi, ma in ogni buona famiglia ci si aiuta, una mano lava l’altra ed insieme lavano il viso.
          Nessuno ti costringe ad essere lo schiavetto dei medici, contro i quali hai tutto il diritto ed il dovere di farti sentire e di girare i denti quando (spesso) la fanno fuori dal vaso. Ricordati sempre che un buon infermiere si vede anche dalla disponibilità che è in grado di dare per il buon funzionamento di una realtà lavorativa, altrimenti potrai essere l’infermiere più preparato del mondo, più competente della galassia, più catadiottrico dell’universo ma se manchi in quella che è la regola di base per vivere bene in un gruppo di lavoro il tuo valore dal punto di vista “umano” sarà sempre meno di zero ed i colleghi ti considereranno come tale, che siano universitari o che siano infermieri del vecchio ordinamento.
          Il servilismo che tu hai menzionato, cara la mia matricoletta universitaria, c’era venti-trent’anni fa, quando le suore caposala correvano a preparare ed a portare il caffè ai medici nel loro studio; i tempi ora sono cambiati e di esperienza ne dovrai fare molta, per renderti conto che quello che hai scritto non sono altro che considerazioni campate per aria (servilismo, Italietta, professione intellettuale, factotum, zerbini del medico) che fanno capire a chi ti legge che di questa professione non hai ancora imparato niente. Soltanto sbattendo il muso contro la realtà capirai quanto diverse siano le cose rispetto a come possono viverla gli studenti di un corso universitario.
          Ripeto, cambia testa altrimenti quando sbatti la faccia contro la realtà del nostro lavoro ti farai sicuramente tanto male.
          Altrimenti ti ripeto: scegli un altro mestiere.

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