Il Royal College of Nursing ha guidato la nuova protesta nelle giornate di giovedì e venerdì, rivendicando l’adeguamento dei salari oltre il tetto dell’inflazione. E forse non è finita…
Nuova protesta degli infermieri del Servizio sanitario nazionale britannico (Nhs) per l’adeguamento dei salari oltre il tetto dell’inflazione. Quest’ultima è in leggera frenata dopo l’impennata di ottobre, ma tuttora vicina ai massimi storici, come in altri Paesi europei (e non) colpiti dall’attuale crisi economica e dal caro vita.
Dopo lo sciopero di dicembre, il primo di portata nazionale nella storia della categoria, giovedì sono scattati altri due giorni consecutivi di astensione dal lavoro. A promuoverli, negli ospedali e negli ambulatori, è stato sempre il Royal College of Nursing (Rcn), sindacato di rifermento del settore.
La mobilitazione, come quella dei lavoratori di altri servizi pubblici del Regno Unito (dai trasporti alle scuole), ha innescato un braccio di ferro con il Governo conservatore del premier Rishi Sunak, culminato la settimana scorsa nel fallimento di un primo tentativo ministeriale di rilancio dei negoziati.
L’Rcn, che intanto ha già preannunciato ulteriori scioperi per il 6 e il 7 febbraio, se non vi saranno svolte, assicura che le prestazioni essenziali e vitali sono garantire. Da più parti, però, si evidenziano timori per la sicurezza e la salute di tante persone.
Redazione Nurse Times
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