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Il cateterismo venoso: PICC vs. Midline

Nel mondo dell’assistenza sanitaria, l’uso dei cateteri è una pratica quotidiana che consente di somministrare farmaci e liquidi direttamente nel sistema venoso. Due dei dispositivi più comunemente utilizzati sono il catetere PICC (Peripherally Inserted Central Catheters) e il Midline. Ma quali sono le differenze, e quando è meglio sceglierne uno rispetto all’altro? Scopriamo di più.

Il Catetere PICC: versatilità e sicurezza

Il PICC è un catetere centrale, ovvero la sua punta viene posizionata in prossimità della giunzione tra vena cava superiore ed atrio destro. Il PICC consente quindi tutti gli utilizzi tipici dei cateteri venosi centrali (CVC) “classici”: misurazione della PVC, infusione di soluzioni ipertoniche (osmolarità superiore a 800 mOsm/litro), somministrazione di farmaci basici (pH >9), acidi (pH <5) o vescicanti o irritanti sull’endotelio.

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Utilizzato principalmente per terapie infusionali a medio e lungo termine, offre numerosi vantaggi, tra cui:

  • Basso rischio di complicazioni meccaniche e batteriemiche
  • Possibilità di posizionare un accesso venoso centrale in pazienti con controindicazioni alla venipuntura centrale (pazienti obesi, pazienti scoagulati, pazienti con tracheotomia)
  • Maggiori opzioni di trattamento per farmaci con specifiche esigenze di somministrazione

Il Midline: un’opzione sicura e flessibile

Il Midline, d’altra parte, è un dispositivo periferico che rimane a livello della vena ascellare o della vena succlavia o comunque in posizione “non centrale” rispetto al PICC, consentendo l’infusione di farmaci a medio termine che non richiedono un accesso diretto alle grandi vene.

Anche se meno versatile del PICC, il Midline offre vantaggi simili, inclusi:

  • Basso rischio di complicazioni infettive o meccaniche rispetto agli ago-cannula venosi tradizionali
  • Possibilità di posizionare un accesso venoso temporaneo in soggetti in attesa di definizione di un programma terapeutico definitivo
  • Bassa frequenza di rimozione, necessaria solo in caso di complicanze o quando non è più necessario dal punto di vista terapeutico
  • terapie nutrizionali 

La scelta migliore: dipende dalle necessità del paziente

La scelta tra PICC e Midline dipende dalle esigenze specifiche del paziente e dalla durata prevista del trattamento endovenoso. Per terapie a lungo termine che richiedono un accesso diretto alle grandi vene, il PICC può essere la scelta migliore. Tuttavia, per terapie a medio termine che non richiedono un accesso diretto alle grandi vene, il Midline può essere altrettanto efficace e sicuro.

Vantaggi di un Midline rispetto ad un ago-cannula

Il catetere Midline può rimanere in sede per periodi prolungati (anche per settimane), con bassissimo rischio di complicanze infettive o meccaniche, laddove la durata media di una agocannula venosa tradizionale è di 2-3 giorni.

Un catetere Midline – sempre secondo le linee guida CDC – va rimosso soltanto in caso di complicanza o se la sua permanenza non è più necessaria dal punto di vista terapeutico.

Il catetere Midline – rispetto all’ago cannula – può essere utilizzato anche in modo discontinuo, senza che ciò venga associato ad una aumentato rischio di ostruzione, ed anche in ambito extra-ospedaliero (day hospital, domicilio, hospice).

Esempi di indicazioni per la scelta di un cateterismo venoso periferico tramite catetere Midline (infusione di soluzioni con pH tra 5 e 9, osmolarità < 800 mOsm/l, e comunque non vescicanti o irritanti sull’endotelio):

  • qualsiasi trattamento endovenoso previsto per più di 6 giorni, particolarmente nei pazienti con scarso patrimonio venoso periferico
  • terapia endovenosa perioperatoria in pazienti con scarso patrimonio venoso periferico (es. pazienti obesi, farmaco-dipendenti, o affetti da patologie croniche)
  • terapie antibiotiche prolungate per gravi infezioni (endocarditi, osteomieliti, etc);
  • terapie cardiologiche endovenose “salvavita” per periodi prolungati (cardiotonici, cardiocinetici, antiaritmici);
  • terapia endovenosa in soggetti con vene periferiche esaurite, nei quali il cateterismo venoso centrale comporta rischi proibitivi in termini di complicanze meccaniche immediate (insufficienza respiratoria, turbe della coagulazione) o settiche (immunodepressione e sepsi);
  • supporto idroelettrolitico o nutrizionale per più di 10 giorni (pazienti neurologici, decorsi post-operatori complicati, patologie acute condizionanti la non utilizzabilità del tratto gastrointestinale fi no a stabilizzazione);
  • accesso venoso temporaneo in soggetti in attesa di definizione di un programma terapeutico definitivo o sottoposti a rimozione di un presidio venoso a lungo termine per complicanze settiche, e per i quali la terapia endovenosa è irrinunciabile (catetere “ponte”).

In conclusione, sia il PICC che il Midline offrono soluzioni efficaci per l’accesso venoso e la somministrazione di farmaci e liquidi. La scelta dipende dalle necessità specifiche del paziente e dall’esperienza clinica del team di assistenza sanitaria.

Redazione NurseTimes

Fonte: www.vygon.it

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