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Liste d’attesa e corruzione in Italia: il “caso Trani” (e non solo)

Il problema delle liste d’attesa e dei pagamenti illeciti nel Servizio sanitario nazionale (Ssn) è una questione complessa e di grande rilevanza in Italia, tant’è che anche il legislatore si è mosso, cercando di ridurre il problema.

Ecco in che modo:

1) il Piano nazionale di governo delle liste d’attesa (PNGLA), redatto nel 2019 dal ministero della Salute in collaborazione con le Regioni e le Province autonome, e con durata di tre anni; 

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2) la Legge di Bilancio 2024, che ha previsto più risorse per valorizzare gli operatori sanitari, e di ridurre le liste d’attesa e migliorare i servizi del Ssn;

3) incentivi ai professionisti sanitari aumentando la retribuzione degli straordinari, con un piano di investimenti di 280 milioni di euro annui fino al 2026.

Tuttavia, nonostante questi interventi, il problema delle liste d’attesa persiste. La carenza di personale sanitario è un problema significativo, che contribuisce all’allungamento delle liste d’attesa. Inoltre la pandemia di Covid-19 ha ulteriormente aggravato la situazione, con il blocco delle visite e degli esami, ora in lento recupero.

Questo scenario, insieme alle necessità e consapevolezze personali, risulta essere un “terreno di coltura” perfetto per il verificarsi di situazioni illecite, dove i professionisti sanitari sono stati accusati di aver accettato pagamenti diretti dai pazienti per bypassare le liste d’attesa o per fornire cure mediche. Queste pratiche non solo violano le norme etiche, ma possono anche portare a gravi conseguenze legali.

Il “caso Trani”, in cui sono coinvolti il dottor Francesco Nemore e la dottoressa Cosima Abbattista, non è che l’ultimo di una serie di tristi vicende scoperte negli ultimi anni. Infatti le pagine di cronaca mostrano quanto questo fenomeno sia diffuso in tutta Italia, da Nord a Sud:

1) Il caso di Roma – Nel 2018, all’ospedale San Camillo di Roma, un medico viene arrestato con l’accusa di aver accettato mazzette per far saltare le liste d’attesa. Il nome del professionista, ad oggi, non è stato ancora divulgato.

2) Il caso di Esine – Giovanni Mazzoli, ex primario di Oculistica all’ospedale di Esine (Brescia), viene arrestato con l’accusa di concussione, peculato, truffa ai danni dello Stato e indebita induzione a dare. Secondo l’accusa, l’ex primario avrebbe chiesto soldi ai pazienti (tra i 500 e i 700 euro) per far loro superare le liste d’attesa del Cup.

3) Il caso di Bari – Uno scandalo travolse il primario di oncologia dell’ospedale, Vito Lorusso, di 68 anni, arrestato con l’accusa di aver intascato soldi non dovuti da alcuni suoi pazienti, per permettere loro di saltare proprio queste liste di attesa.

4) Il caso di Reggio Calabria – Il Nas di Reggio Calabria deferisce per l’ipotesi di peculato tre medici di aziende sanitarie per aver prestato servizio presso un poliambulatorio privato, sebbene contrattualizzati in regime esclusivo con le aziende sanitarie pubbliche.

5) Il caso di Milano – Nel 2016 diversi medici dell’Ospedale Niguarda di Milano vengono indagati per aver preso soldi dai pazienti per farli salire in cima alle liste d’attesa. Inoltre nel 2018, sempre a Milano, si è verificato un ulteriore caso: due medici, che lavoravano nello stesso ospedale, vengono denunciati con l’accusa di truffa e falsità ideologica. Secondo l’accusa, i sanitari avrebbero manipolato le liste d’attesa per aiutare amici e parenti, facendoli saltare in cima ed eludendo le classi di priorità.

6) Il caso di Torino

– L’indagine dei Nas a Torino, che ha portato alla denuncia di due dirigenti medici del reparto di Ortopedia e Traumatologia di un ospedale pubblico, è stata condotta tra gli anni 2021 e 2022. I sanitari sono stati accusati di aver indotto i pazienti a rivolgersi a loro privatamente e di aver utilizzato indebitamente le sale chirurgiche ospedaliere a seguito dell’inserimento dei citati pazienti in una lista d’attesa “non ufficiale”, elusiva delle classi di priorità.

7) Il caso di Perugia – L’ex primario Antonino Appignani, dell’Università di Perugia, viene arrestato nel 2017 per aver intascato delle mazzette da un collega.

8) Il Caso di Catania – Nel gennaio 2023, a Catania, un’operazione dei Nas ha portato all’esecuzione di misure cautelari interdittive nei confronti di nove persone. Queste persone includevano un dirigente medico, un impiegato dell’Azienda sanitaria rovinciale (Asp), un direttore di farmacia, imprenditori nel settore sanitario e informatori del farmaco, un’assistente sociale e un privato.

Le accuse riguardavano vari reati, tra cui corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio. Un pubblico impiegato in servizio presso l’Asp Catania, con la complicità del direttore di una nota farmacia del luogo e di una dipendente di una società di assistenza domiciliare per malati terminali, avrebbe ricevuto beni materiali e la promessa di denaro in quota fissa mensile.

In un caso separato, sempre a Catania, nell’agosto 2022 vengono arrestati Carmelo Mignosa, primario di Cardiochirurgia del Policlinico Universitario “G. Rodolico – San Marco”, e Valerio Fabiano, rappresentante legale di una società di prodotti medicali con sede nella provincia etnea.

9) Il caso di Perugia – Nel settembre 2023 due medici e due infermieri vengono denunciati dai carabinieri dei Nas di Perugia per la gestione delle liste d’attesa e di alcune visite specialistiche, con tanto di esami diagnostici.

Il problema delle mazzette per bypassare le liste d’attesa nel sistema sanitario è una questione grave che solleva preoccupazioni sia etiche che legali. Questa pratica non solo viola i principi di equità e giustizia, ma è anche illegale e può portare a gravi conseguenze legali per i professionisti sanitari coinvolti. Inoltre può avere un impatto negativo sulla fiducia dei pazienti nel sistema sanitario e può contribuire a creare disuguaglianze nell’accesso alle cure, con i pazienti più abbienti che possono permettersi di pagare per un accesso immediato al Ssn. È importante che vengano adottate misure efficaci per affrontare questo problema.

Queste misure possono includere:

1) l’implementazione di sistemi di monitoraggio più efficaci;
2) l’aumento delle sanzioni per i professionisti sanitari che accettano mazzette;  
3) la sensibilizzazione dei pazienti sui loro diritti e sulle procedure corrette per l’accesso alle cure.

Tuttavia, anche se un singolo caso di corruzione può avere un impatto significativo sulla percezione del sistema sanitario da parte del pubblico, è fondamentale ricordare che la maggior parte dei professionisti sanitari svolge il proprio lavoro con integrità e dedizione, e che i casi di corruzione rappresentano solo una piccola minoranza, non rappresentativa della formazione e della qualità dei nostri professionisti, che tutto il mondo ci invidia.

Mauro Marcone

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