L’integrazione della radioterapia stereotassica con il trattamento farmacologico standard aumenta la sopravvivenza dei pazienti affetti da tumore della prostata oligometastatico. Lo rivelano i risultati dello studio ARTO, recentemente pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Oncology e presentato alla 15esima edizione dell’European Multidisciplinary Congress on Urological Cancers (EMUC) di Marsiglia.
ARTO è il primo studio clinico randomizzato multicentrico di fase II che ha indagato l’effetto sinergico della radioterapia stereotassica – una moderna tecnica radioterapica che consente di erogare con precisione millimetrica dosi elevate di radiazioni su target tumorali molto piccoli – con la terapia sistemica di prima linea (abiraterone acetato e prednisone) in una coorte di 157 pazienti con tumore prostatico oligometastatico (con non più di tre lesioni metastatiche).
Lo studio ha raggiunto sia l’end-point primario – riduzione dell’antigene prostatico specifico (Prostate Specific Antigen – PSA) a sei mesi dall’inizio del trattamento – sia quello secondario – azzeramento del PSA e sopravvivenza libera da progressione -, suggerendo che i pazienti trattati con radioterapia stereotassica, in concomitanza ad abiraterone acetato e prednisone, hanno un beneficio significativo rispetto ai pazienti curati con la sola terapia farmacologica, senza registrare un aumento di effetti collaterali
, quali disturbi gastrointestinali e presenza di sangue nelle urine (ematuria).“Ancora una volta la moderna radioterapia dimostra di rappresentare un’arma efficace a disposizione dello specialista oncologo per migliorare le possibilità di cura dei pazienti affetti da carcinoma della prostrata, senza aggiungere significativi eventi di tossicità”, afferma Giulio Francolini, medico radioterapista oncologo dell’Unità di Radioterapia oncologica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze, nonché primo firmatario dello studio ARTO.
“Siamo altresì particolarmente orgogliosi e onorati che uno studio interamente italiano, guidato dalla nostra equipe sia stato pubblicato su una delle più importanti riviste del settore a livello internazionale, quale il Journal of Clinical Oncology”, conclude Francolini.
Redazione Nurse Times
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