I dati della nostra indagine. Nelle regioni più interessate dal fenomeno si viaggerà con un media di 12-13 pazienti in gestione per ogni infermiere. Una media che va ben oltre quella che può essere definita come una sanità di qualità.
ROMA 18 MAG 2024 – L’emergenza legata alla carenza di personale infermieristico, che rappresenta in assoluto il deficit numero uno, tristemente irrisolto, del nostro “fatiscente” sistema sanitario, rischia di trasformarsi in un vero e proprio boomerang in vista dei prossimi mesi, quelli storicamente più difficili e delicati per quegli ospedali e quelle strutture sanitarie già messe a dura prova da organici da tempo ridotti all’osso.
Lombardia e Campania, da giugno in poi, saranno senza dubbio alcuno, le due principali regioni dove si annuncia “una estate davvero rovente” per i nostri professionisti dell’area non medica, in particolar modo per la precaria situazione dei pronto soccorsi e, naturalmente anche per gli altri reparti di emergenza-urgenza, laddove occorrerebbero inserimenti immediati di professionisti, che inevitabilmente vengono a mancare all’appello tra realtà concorsuali che finiscono il più delle volte deserte per le magre offerte economiche, e un piano di assunzioni decisamente deficitario per via delle lacunose politiche regionali.
«Abbiamo provato, con i nostri referenti locali, ad esaminare le situazioni più delicate. Lo abbiamo fatto nei giorni scorsi e continueremo a farlo anche per tutti gli altri territori. In questo momento, nell’occhio del ciclone, ci sono realtà come l’ASST di Lecco, quotidianamente alle prese con la fuga di professionisti verso la Svizzera. L’azienda sanitaria lecchese avrebbe una necessità immediata di 400 infermieri.
Scendendo al sud, non possiamo che parlare della Campania, dove accanto alle croniche emergenze di realtà da sempre in difficoltà come il Cardarelli, emergono situazioni a dir poco “esplosive” come quelle dell’Ospedale dal Mare, tra i principali pronto soccorsi cittadini, alle prese con un surplus di pazienti che già dal mese di marzo è ingestibile per i pochi infermieri “rimasti in trincea”. Qui l’emergenza, siamo in Campania, ci riferiscono i nostri referenti, è perenne, ed è solo destinata ad aggravarsi ulteriormente».
«Nelle province della Lombardia più vicine alla Svizzera, in particolar modo nell’area sanitaria di Lecco, ma anche nel territorio di Como, ovvero nell’ASST Lariana, con al primo posto, per gravità, rispettivamente realtà sanitarie quali l’Ospedale Manzoni e il Sant’Anna, si rischia da qui a breve un vero tracollo. I posti letto, già numericamente limitati, potrebbero essere ulteriormente ridotti del 10% per garantire un minimo di ferie e turnazioni dignitose ai pochi infermieri rimasti, mentre si rischiano chiusure di reparti nevralgici e pronto soccorsi con accessi decisamente “oltre il limite”.
Non è detto, però, ci riferiscono sempre i nostri referenti, che si arrivi a garantire le ferie per tutti, con il serio rischio di arrivare a negare un diritto sacrosanto dei lavoratori. E non sarebbe certo la prima volta.
In più si annuncia una media di almeno 12-13 pazienti in gestione per ogni infermiere. Sappiamo bene che si tratta di cifre spropositate, dal momento che ogni professionista non dovrebbe superare i 6 pazienti per garantire prestazioni di qualità ai cittadini».
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