L’urlo della piazza di Roma, il grido di allarme, attraverso una solam unica voce, che è arrivato alla politica da parte di infermieri e medici italiani, con il sit-in dello scorso 5 dicembre nella capitale, e lo sciopero messo in atto nella stessa giornata da parte dei professionisti della salute, in qualche modo, è innegabile, ha lasciato il segno.
Nelle notti tra il 6 e l’8 dicembre, infatti, il Governo ha prodotto un maxi emendamento di modifica al tanto discusso articolo 33 della bozza della Legge di Bilancio sul possibile taglio delle pensioni, legato alla pericolosa paventata riduzione delle aliquote di rendimento dei contributi versati tra il 1981 e il 1995.
Come Nursing Up, possiamo quindi affermare, senza ombra di dubbio, che non siamo soddisfatti di come l’Esecutivo immagina di agire per arginare i disagi di quelle che, non capiamo come la politica stenti paradossalmente ancora a comprenderlo, sono tra le professioni in assoluto più usuranti al mondo e la cui attività maggiormente impatta sulla qualità complessiva dei servizi sanitari resi alla cittadinanza. Qui corriamo seriamente il rischio di veder cadere in pezzi il nostro sistema sanitario.
Non possiamo non riconoscere quanto la nostra battaglia, quella degli infermieri italiani, storicamente e diremmo finalmente combattuta al fianco dei medici, abbia in poco tempo lasciato il segno e fatto breccia nel muro della politica. Apprezziamo il fatto che l’Esecutivo abbia quindi deciso di modificare l’articolo 33 sul possibile taglio delle pensioni, addolcendone l’impatto: significa che la nostra protesta ha prodotto degli effetti, ma approfondendone i contenuti non possiamo esserne ancora soddisfatti.
Caro ministro Schillaci, ma lei, da affermato professionista della sanità, ce li vede un infermiere, o un medico di 70 anni lavorare alle 3 del mattino a un tavolo operatorio per un delicato intervento di cardiochirurgia? Caro ministro, ma davvero il solo proporre un’ipotesi del genere, secondo lei, è degno di un Paese civile, che tiene in debita considerazione la salute dei suoi cittadini e la qualità dei servizi sanitari?
Come Nursing Up, riconosciamo la buona volontà del Governo nel cercare di venire incontro alle nostre richieste, ma non è ancora abbastanza. Quello che si legge nell’emendamento non è quello che i professionisti chiedono. Non è la soluzione alle dimissioni volontarie che rischiano di arrivare in massa, alle fughe di giovani infermieri all’estero, che già sono una triste realtà.
Diamo atto al frutto del nostro impegno. Diamo atto al fatto che la battaglia congiunta di infermieri e medici ha segnato un passaggio epocale. Lo spazio che hanno riservato anche le testate straniere allo sciopero del 5 dicembre scorso è un segnale come già annunciato, che non ci fermeremo certo qui, e che non possiamo e non vogliamo depauperare quanto ottenuto fin ora.
Ma non è finita qui, perché senza un cambiamento radicale e senza la cancellazione delle norme inique, e una reale valorizzazione economica dei nostri magri stipendi, unitamente a una nuova organizzazione dell’intero sistema, siamo pronti, con la nostra protesta, ad arrivare fino a Bruxelles, per denunciare all’Europa quanto sta accadendo nel nostro malato sistema sanitario.
Redazione Nurse Times
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