Si ipotizza che una carenza di Vit. D potrebbe essere un fattore di rischio in termini di aggravamento della malattia sostenuta da COVID-19
Si ipotizza che una carenza di Vit. D potrebbe essere un fattore di rischio in termini di aggravamento della malattia sostenuta da COVID-19
La vit. D è un insieme di vitamine che vanno da 1 a 5. Le forme più importanti che hanno pertinenza per l’essere umano sono la D2 e la D3, rispettivamente ergocalciferolo e colecalciferolo.
La sostanza può essere introdotta attraverso il consumo di alcuni alimenti (pesce azzurro, carni rosse, fegato di merluzzo e tuorlo d’uovo, per esempio), ma è difficile riuscire a mantenere sufficienti livelli nel sangue attraverso la sola dieta e la supplementazione esogena per via e.v. potrebbe avere effetti collaterali molto importanti (in primis ipercalcemia). E’ pur vero che modo più semplice di contrastare un’eventuale carenza di vitamina D è ottenerla attraverso l’esposizione al sole.
Attualmente non ci sono studi validati che ne certifichino efficacia, ma la presenza , NON INFERIORE A 10 ng/ml, di questo ormone liposolubile potrebbe garantire un rinforzo delle difese immunitarie.
Un articolo pubblicato su PubMed suggerisce illustra che Enzimi metabolizzanti della vitamina D e recettori della vitamina D sono presenti in molti tipi di cellule tra cui cellule immunitarie ( cellule presentanti l’antigene, cellule T, cellule B e monociti). Lo studio disegnato nell’articolo è stato condotto sia in vitro che in vivo.
In vitro si è appurato che, oltre alla modulazione delle cellule immunitarie innate, la vitamina D promuove anche uno stato immunologico più tollerogenico.
In vivo i dati sugli animali e sugli studi sull’integrazione di vitamina D nell’uomo hanno mostrato effetti benefici della vitamina D sulla funzione immunitaria, in particolare nel contesto dell’autoimmunità.
Si è dimostrato che la carenza di Vit.D è proporzionale non solo a deficit dietetico, ma anche alla posizione geografica dell’individuo (generalmente nei Paesi più esposti al sole ha valori standard non alterati) e in base alla stagione dell’anno: effettivamente le carenze possono rilevarsi in inverno piuttosto che in estate, in soggetti sani e senza malattie concomitanti (insufficienza Renale, malassorbimento intestinale ….), avvalorando la variabilità stagionale del deficit vitaminico.
Occhi puntati quindi anche su pazienti COVID-19 Positivi ma residenti in case di cura, strutture di clausura o anziani mal-nutriti, per i quali andrebbe elaborato un piano assistenziale e terapeutico in linea con lo studio in rassegna.
La funzione immunomodulante sulle diverse filiere immunitarie deve essere tutt’oggi approfondita e diventa difficile attribuire alla sola carenza di tale ormone l’aggravarsi del QUADRO SINDROMICO LEGATO AL COVID-19, infatti esami ematici rilevano anche altre tipologie di valori alterati (che non hanno correlazione con eccesso, normalità o carenza Vit.D!).
CALABRESE MICHELE
FONTE:
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