Il fenomeno della violenza contro il personale sanitario è di primaria importanza per le associazioni operanti nel settore. I dati, in costante aumento, descrivono una situazione gravissima ed intollerabile, che Istituzioni e singole aziende a sanitarie devono affrontare con ogni mezzo e strumento.
Solo nel 2023 sono state oltre 16mila le segnalazioni ricevute dal ministero della Salute in merito alle aggressioni nei confronti del personale sanitario. In questi eventi violenti sono stati coinvolti circa 18mila operatori sanitari. Secondo i dati ONSEPS, pubblicati dal ministero della Salute, la categoria professionale maggiormente a rischio è quella degli infermieri, seguita immediatamente dopo da quella dei medici.
Dal referto di pronto soccorso emergono i seguenti traumi: trauma cranico commotivo, contusione zigomatico-oculare al volto destro, trauma del cavo orale, della lingua, delle labbra, rottura del setto nasale bilaterale, lacerazione da strappo di entrambe i lobi delle orecchie, lesioni e bruciature da strappo sul collo, ematoma da frattura dello sterno, ematuria franca, lesione renale ed epatica da traumi, ferita sanguinante da taglio all’avambraccio destro, probabile frattura dello zigomo dell’emivolto sinistro.
“Dobbiamo lavorare su tutto – spiega Silvia Musci, referente del tavolo delle violenze di genere della SIIET -, ma soprattutto dobbiamo cancellare la cultura dettata dai nostri bias cognitivi, che ci fanno indietreggiare davanti a fatti sempre più evidenti. Questo fenomeno è una pandemia globale. Il nostro compito è combatterla su tutti i fronti, a partire dalla cultura che vede la persona assistita (che una volta veniva chiamato paziente) comportarsi da cliente, dove tutto gli è dovuto a prescindere dalla relazione di cura. Questo è il freno più grande, perché oltre al danno di un’aggressione rischiamo di togliere i diritti di chi sceglie questa meravigliosa professione, come infermiere o medico”.
E anmcora: “Dobbiamo combattere culturalmente questa deriva, accoglierla e fare un grosso sforzo di comprensione di qualsiasi tipo di violenza. E’ un cambiamento necessario e fino a quando ci saranno persone che, nonostante il dolore subìto, combattono e pretendono un posto di lavoro migliore, ce la possiamo fare”. E’ ora di cambiare rotta, per noi e per la collega. E’ ora di dire basta alle aggressioni contro il personale aanitario.
Redazione Nurse Times
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