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Un avanzamento rivoluzionario nel controllo del diabete: il “pancreas artificiale” fa il suo debutto nel Regno Unito

Nel mondo della sanità un’innovazione straordinaria si sta facendo strada con l’introduzione del “pancreas artificiale” nel Regno Unito. Questo dispositivo, un sistema ibrido a circuito chiuso, rappresenta un passo avanti nella gestione del diabete, offrendo un controllo più efficiente dei livelli di glucosio nel sangue.

Cos’è il “pancreas artificiale”? Si tratta di un sistema composto da un sensore che monitora costantemente il glucosio, collegato a una pompa a insulina indossabile che eroga l’ormone nella giusta quantità quando necessario, grazie a un sofisticato algoritmo di controllo. Questo approccio supera la terapia standard, consentendo un controllo più accurato e automatico dei livelli glicemici.

Il Regno Unito ha recentemente avviato un programma per fornire questi “dispositivi ibridi a circuito chiuso” a persone con diabete di tipo 1 che presentano un livello medio di emoglobina glicata (HbA1c) del 7,5% o superiore. L’obiettivo è raggiungere i livelli di glicemia indicati dalle linee guida, mantenendoli al 6,5% o inferiore, e proteggere coloro che sono a rischio di ipoglicemia. Il programma selezionerà in particolare bambini, giovani, donne incinte o in fase di pianificazione della gravidanza.

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Questo avanzamento ha ricevuto l’approvazione dall’ente britannico NICE (National Institute for Health and Care Excellence) durante la sua conferenza annuale il 7 novembre. Dei 290mila interessati nel Regno Unito, il 50% potrebbe beneficiare di questo dispositivo innovativo, aprendo nuove prospettive per migliorare la qualità di vita di coloro che affrontano il diabete di tipo 1.

Il professor Angelo Avogaro, presidente SID, spiega: “Il ‘pancreas artificiale’ si candida a cambiare la vita delle persone con diabete di tipo uno e rappresenta il varco di ingresso in una nuova era di trattamento. Un migliore controllo dei livelli glicemici non ha solo un effetto sulla qualità di vita ma anche sui costi associati, calcolati in un 10% della spesa sanitaria globale”.

Questa innovazione non solo offre un approccio più efficace al controllo del diabete, ma libera anche le persone dalla routine delle punture al dito, delle iniezioni di insulina all’addome e dal peso della gestione quotidiana della malattia. Il suo impatto potrebbe estendersi anche alle persone con diabete di tipo 2 con terapia insulinica non controllata, una prospettiva che resta in attesa di approvazione.

La storia dietro il “pancreas artificiale” risale a oltre 40 anni fa, ma solo negli ultimi 10 anni, con la migliorata accuratezza dei sensori, la precisione delle pompe per insulina e lo sviluppo di algoritmi affidabili, si è giunti alla commercializzazione dei primi modelli. Il Regno Unito è all’avanguardia in questa rivoluzione e il suo approccio innovativo potrebbe aprire la strada per miglioramenti significativi nella gestione del diabete a livello globale.

Mentre l’attesa per dispositivi ufficiali è stata lunga, un gruppo di pazienti e genitori ha sviluppato modelli fai da te di “pancreas artificiale”, utilizzando sensori, microinfusori e algoritmi personalizzati. Questi dispositivi open source, considerati più flessibili e performanti dagli utilizzatori, hanno dimostrato la voglia di innovazione e il desiderio di rendere più sostenibile la gestione quotidiana del diabete di tipo 1.

Con migliaia di persone già utilizzatrici di questi dispositivi fai da te, è evidente che la tecnologia sta trasformando la gestione della malattia, riducendo lo stress legato alla sua gestione. L’approvazione ufficiale da parte della Fda nel 2022 ha ulteriormente legittimato l’utilizzo di questi modelli, aprendo la strada a un panorama più ampio di opzioni per le persone con diabete.

In conclusione, il “pancreas artificiale” rappresenta una pietra miliare nella gestione del diabete, promettendo una vita migliore per coloro che vivono con questa condizione. Mentre la commercializzazione dei modelli ufficiali continua a diffondersi, c’è una crescente speranza per una cura definitiva nel futuro.

Redazione Nurse Times

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