“Anche in Emilia-Romagna sollecitiamo risposte concrete per far fronte alla grave situazione di carenza di personale che da tempo il Nursind cerca di porre al centro dell’attenzione per le aziende sanitarie e per la politica”. Così Antonella Rodigliano, segretaria regionale del sindacato degli infermieri, spiega le ragioni che in autunno porteranno a un sciopero generale della categoria, annunciato due giorni fa dal segretario nazionale Nursind, Andrea Bottega.
La mancata attenzione riservata agli infermieri nel decreto liste d’attesa è stata solo “la goccia che ha fatto traboccare il vaso”, ha aggiunto il segretario nazionale Nursind, rimarcando come “le proposte di valorizzazione della professione, ampliandone le competenze, avanzate anche da diversi senatori, sono state irresponsabilmente respinte”.
“Nel nostro territorio riscontriamo ormai da tempo la mancanza di ascolto da parte delle aziende, con le nostre proposte e considerazioni che non vengono mai prese in considerazione, ritrovandoci quindi sempre più spesso davanti a un muro che non fa bene al dialogo – gli fa eco Rodigliano -. La scarsa attrattività della professione è una questione che va affrontata attraverso azioni concrete e un confronto che sia davvero costruttivo. Gli slogan non sono più sufficienti”.
“Noi siamo apolitici – precisa la segretaria di Nursind Emilia-Romagna -, ma crediamo necessario il dialogo con tutti, Destra e Sinistra, perché il nostro unico interesse è quello di essere vicini ai lavoratori, ai professionisti e all’utenza per la difesa di una sanità pubblica che va tutelata ad ogni costo. La sanità pubblica è un bene da difendere e non da smantellare. Oggi più che mai riteniamo fondamentale un dialogo che sia concreto, non solo a parole. Chiediamo pertanto alla politica maggiore coinvolgimento e azioni mirate”.
Continua Rodigliano: “Crediamo che la sanità pubblica debba restare un bene per tutti. Non è pensabile un sistema che invece potenzi solo il privato. Serve destinare più risorse per creare attrattività nelle nostre aziende, dove i professionisti sono sempre più carenti. Sono tante le iniziative che si possono mettere in campo, ma per cambiare il trend serve puntare di più sul dialogo fra le parti”.
Conclude Rodigliano: “Non è possibile che le aziende e la politica guardino solo agli obiettivi a breve termine, che alla fine cozzano con le vere esigenze del personale, senza un visione più lungimirante nei confronti di una professione fortemente in sofferenza. La politica deve dare risposte prima di tutto ai cittadini, perché senza infermieri sono loro i primi a risentire di un sistema carente e non all’altezza”.
Redazione Nurse Times
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