Etica & Deontologia

Speciale NurseTimes. Intervista a Iacopo Melio, paladino dei diritti umani e civili

Dopo l’indignazione generale suscitata  da una recensione apparsa sul web, in cui un papà si lamentava della presenza di “troppi disabili” all’interno di una struttura alberghiera abruzzese (VEDI articolo), noi di Nurse Times abbiamo intervistato Iacopo Melio. Il ragazzo, tra i primi a rispondere alla discussa recensione, è da tempo un attivista per i diritti delle persone diversamente abili ed è conosciuto soprattutto per la campagna, da lui ideata, #vorreiprendereiltreno, da noi ripresa in un articolo (VEDI).

In data 25 luglio la giornalista Selvaggia Lucarelli ha pubblicato un post su Facebook… uno screenshot raffigurante una recensione apparsa il primo giugno sul sito Tripadvisor, dove un papà si lamentava della presenza di “Troppi disabili” nell’hotel in cui era in vacanza coi figli. Il post, diventato virale, ha suscitato l’indignazione del popolo del web ed anche la tua, che hai risposto prontamente. Cosa prova Iacopo Melio nel leggere quelle righe inquietanti?

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Un bel po’ di sconforto. Dopo che spendi energie, tempo e salute nel combattere (no profit) l’ignoranza e la superficialità delle persone, per una società più inclusiva, rammarica davvero tanto vedere che c’è ancora tanto, troppo da fare.
Certo, la recensione incriminata è veramente un’eccezione, un atteggiamento ben oltre il borderline, ma pensare che magari come “Ciccio33” possano pensarla anche altri mette i brividi. E allora più che rabbia è scattata la voglia di rivalsa e di non dargliela vinta, trasformando una situazione negativa in un’occasione di riflessione in positivo.

Nella recensione si legge: “Non voglio discriminarli, ma non è stato bello far vedere ai miei figli tutte quelle persone sofferenti sulle sedie a rotelle”. Non ci giro troppo intorno, Iacopo: secondo te come cresceranno, quei bambini, con un padre così propenso ad accettare la diversità?

Credo che il vero disabile, come ho scritto nella lettera, sia il signore in questione. I figli purtroppo non hanno colpe, e temo che da un genitore così ci sia davvero poco da imparare. Sarò rigido, ma credo che se avessero vissuto una settimana di vacanza a contatto con quel gruppo di disabili tanto “schivato”, probabilmente, avrebbero imparato tanto quanto in una vita intera da loro padre.

Da anni ti batti per i diritti delle persone disabili, per la loro effettiva inclusione nella società e per un turismo più “accessibile”, grazie alla campagna da te ideata “#vorreiprendereiltreno”. Perché, qui in Italia, avere città e trasporti a prova di disabile sembra ancora essere una mera utopia? È un problema di risorse economiche, di ottusità politica (…) o solo culturale?

Un insieme di questi fattori. Sicuramente l’aspetto economico è fondamentale perché senza soldi non possiamo davvero fare niente… Credo però che molto spesso questo venga usato come scusa: le risorse, a parer mio, si possono sempre trovare se lo si vuole. Il fatto è che culturalmente siamo indietro e tendiamo a vedere i problemi collegati alla disabilità come marginali o “di nicchia”, quando in realtà un Paese più accessibile è un Paese migliore per tutti, non solo per chi si sposta in carrozzina o ha problemi sensoriali.

L’assessore alle Politiche sociali della Valle d’Aosta, in seguito all’infelice recensione ed alla tua risposta, ha annunciato di volerti invitare per un periodo di vacanza. Accetterai? Perché?

No, non accetterò perché non ne vedo il motivo. Non devo essere premiato di niente e non è offrendomi una vacanza personale che si risolvono i problemi di 4.1 milioni di disabili. Piuttosto, se vorranno iniziare un percorso di collaborazione, che possa portare dei benefici alla comunità, resto ben volentieri a disposizione.

Prima di diventare un infermiere, io ho assistito a lungo persone diversamente abili in assistenza territoriale e purtroppo ricordo alcune parentesi squallide e spiacevoli. Cosa da più fastidio ad una persona disabile, secondo te: essere trattati con indifferenza o con pietismo? Ti è mai capitato qualcosa del genere? Come hai reagito?

Sono entrambi atteggiamenti assolutamente deleteri, sia l’indifferenza che il pietismo, perché sottolineano non solo un’ “etichettatura” della persona ma anche una sua inferiorità. L’indifferenza è un male della società che bene o male riguarda non solo i disabili e che, se fosse combattuta semplicemente affrontando i problemi e cercando di proporre soluzioni, si creerebbe senza dubbio un’inclusione maggiore delle persone nella vita sociale (compreso per quanto riguarda l’abbattimento delle barriere architettoniche).
Non so se sia mai capitato nei miei confronti, sicuramente non posso controllare i “sentimenti” delle persone per cui è impossibile evitare che qualcuno provi compassione per me… Ma l’atteggiamento che abbiamo noi stessi e come ci poniamo verso gli altri aiuta molto: se sei tu il primo a farti rispettare, automaticamente gli altri imparano subito, o almeno dovrebbero, a metterti sul loro stesso piano.

Oltre ad essere un’attivista per i diritti umani e civili, studi Scienze Politiche e lavori come freelance nel mondo del giornalismo e della comunicazione digitale. Come è nata questa tua passione per la scrittura? Cosa ti piace del raccontare?

Ho iniziato a scrivere ai tempi del Liceo anche se mai e poi mai avrei pensato di fare il giornalista, anzi… Poi però ho capito che la comunicazione che piaceva a me, quella vera, non era semplicemente “raccontare un fatto di cronaca” (con tutto il rispetto per i cronisti), ma era quella che poteva avere uno scopo sociale. Mi piace raccontare storie perché è un modo per mescolarsi con l’umanità, per conoscere ciò che non si sa, imparare qualcosa di nuovo e arricchirsi. E mi piace perché permette di dare voce a chi non ne ha o non viene ascoltato. In questo senso la comunicazione è un forte strumento di lotta e di impegno civile.

Vivere per Iacopo Melio è…

Apprezzare le cose semplici della vita, trovando mille motivi ogni giorno per innamorarsi.

Alessio Biondino

Immagine: www.iacopomelio.it

Redazione Nurse Times

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