Per diventare infermiere/infermiere pediatrico in Italia, è necessario conseguire la laurea triennale in Infermieristica o Infermieristica pediatrica, superare l’esame di stato e iscriversi all’ordine professionale.
Successivamente, è possibile specializzarsi con master di primo livello in varie aree come il management o la Laurea Magistrale per diventare un infermiere dirigente. L’iscrizione all’albo degli infermieri richiede il possesso del titolo abilitante e la residenza o esercizio professionale in Italia.
L’iscrizione all’albo professionale è obbligatoria, e va effettuata presso l’Ordine delle professioni infermieristiche del capoluogo di Provincia ove si è residenti o ove insiste il proprio domicilio professionale.
I laureati in Infermieristica/Infermieristica pediatrica sono professionisti sanitari a cui competono le attribuzioni previste dal DM14 settembre 1994, n. 739 e dal DM 17 gennaio 1997, n. 70 , ovvero sono responsabili dell’assistenza generale infermieristica/pediatrica.
Ogni università può introdurre nel proprio ordinamento didattico delle variazioni, fino a un terzo del programma definito dalla normativa nazionale (Dl 2 aprile 2001; Determinazione delle classi delle lauree delle professioni sanitarie.
Dopo aver conseguito la laurea in infermieristica/infermieristica pediatrica e dopo essere stati iscritti all’albo professionale è possibile esercitare la professione sia in ambito privato che pubblico presso strutture sanitarie, sia in libera professione.
Per poter lavorare nelle strutture pubbliche è necessario partecipare a concorsi o avvisi pubblici.
Il numero di posti disponibili per il corso di laurea in Infermieristica nelle università italiane per l’anno accademico 2023-2024 è di circa 20.199 per gli studenti dell’UE e 513 per gli studenti extra-UE. Questo rappresenta un aumento di oltre 2.000 posti rispetto all’anno precedente. Il numero di posti per Infermieristica pediatrica è di 288 per gli studenti dell’UE e 22 per gli studenti extra-UE. Il numero totale di posti disponibili per i corsi di laurea professionali in campo sanitario è di 36.632, con 34.933 posti riservati agli studenti dell’UE e 1.699 agli studenti extra-UE. Questi numeri sono ancora provvisori e potrebbero essere soggetti a modifiche. È importante notare che il numero di posti può variare a seconda della regione e dell’università.
Le differenze principali tra la laurea in Infermieristica e la laurea in Medicina sono la durata e il focus degli studi. La laurea in Infermieristica è triennale e si concentra sull’assistenza infermieristica, la gestione del paziente e le competenze relazionali. D’altra parte, la laurea in Medicina dura 6 anni e prepara gli studenti a diventare medici, approfondendo la diagnosi, il trattamento e la gestione delle malattie. L’infermiere si occupa principalmente dell’assistenza infermieristica al paziente, in prima persona, instaurando un contatto diretto con lo stesso, costruendo un rapporto relazionale di fiducia ed empatia, diventando il suo punto di riferimento.
Il medico ha un ruolo più ampio nella diagnosi e nel trattamento delle patologie.
La durata della laurea di specializzazione in medicina varia da 3 a 5 anni, a seconda della specializzazione scelta.
Queste specializzazioni sono le più popolari tra i giovani medici e sono spesso le prime a riempire i posti disponibili. Offrono buone prospettive di lavoro e opportunità di crescita professionale nel campo della medicina.
Le materie insegnate nel corso di laurea in Infermieristica includono aspetti teorici e pratici dell’assistenza infermieristica, come anatomia, fisiologia, patologia, farmacologia e infermieristica medico-chirurgica. Inoltre, sono presenti materie legate agli aspetti professionali ed etici dell’infermieristica, come deontologia, legislazione e abilità comunicative.
Il percorso di studi include anche la pratica clinica in vari setting sanitari, permettendo agli studenti di applicare le proprie conoscenze e abilità in un contesto reale. Le materie insegnate possono variare a seconda del corso specifico e dell’università, ma in generale mirano a fornire agli studenti una solida base nella teoria e nella pratica infermieristica, preparandoli per una carriera nel settore sanitario.
I crediti formativi universitari (CFU) sono una modalità utilizzata nelle università italiane e nel resto d’Europa per misurare il carico di lavoro richiesto ad ogni studente. Ad ogni esame universitario è infatti associato un certo numero di CFU, che ne stima le ore di studio necessarie; convenzionalmente 1 CFU è pari a 25 ore di lavoro (indipendentemente se questo sia svolto come studio personale o come frequenza a laboratori o lezioni).
Ogni insegnamento del Corso di Studi afferisce ad uno o più Settore Scientifico Disciplinare (SSD). Possedere questa nozione permette di orientare meglio il proprio percorso di studi verso la laurea magistrale, dove generalmente è consentito l’accesso solo allo studente con CFU in determinati SSD.
I crediti formativi universitari (CFU) sono la misura del lavoro di apprendimento, compreso lo studio individuale, richiesto ad uno/a studente/essa in possesso di adeguata preparazione iniziale per l’acquisizione di conoscenze ed abilità nelle attività formative previste dagli ordinamenti didattici dei corsi di studio.
Un credito (CFU) corrisponde di norma a 25 ore di lavoro che comprendono lezioni, esercitazioni, etc., ma anche lo studio a casa. Per ogni anno accademico, ad uno studente impegnato a tempo pieno nello studio è richiesta una quantità media di lavoro fissata in 60 crediti, ossia 1500 ore.
I risultati di apprendimento consistono in cosa lo studente saprà capirà o sarà capace di fare termine del processo d’apprendimento. I CFU si acquisiscono con il superamento dell’esame o altra prova di verifica. I crediti definiscono quindi la quantità di lavoro; la qualità della prestazione dello studente è invece documentata da un voto (espresso in trentesimi per l’esame o la prova di altro genere ed in centodecimi per la prova finale), con eventuale lode.
I crediti sono un elemento che consente di comparare diversi corsi di studio delle università italiane ed europee attraverso una valutazione del carico di lavoro richiesto allo studente in determinate aree disciplinari per il raggiungimento di obiettivi formativi definiti. Essi facilitano la mobilità degli studenti tra i diversi corso di studio, ma anche tra università italiane ed europee. I crediti acquisiti durante un corso di studio possono essere riconosciuti per il proseguimento in altri percorsi di studio.
Il dottorato di ricerca
Il Dottorato di ricerca in Scienze infermieristiche è un percorso di formazione universitaria triennale successivo alla Laurea Specialistica, che mira a fornire ai professionisti competenze avanzate e strumenti metodologici necessari per esercitare attività di ricerca e di alta qualificazione presso Università, enti pubblici e soggetti privati.
E’ finalizzato all’approfondimento dello studio della disciplina e dalla ricerca applicata alle Scienze infermieristiche.
Serve a fornire una formazione specialistica finalizzata allo svolgimento di attività di ricerca di elevato livello, preparando gli infermieri a contribuire al mondo della ricerca scientifica prevalentemente in ambito accademico ma anche in centri di ricerca autonomi estrutture produttive.
I Dottorati di ricerca in Scienze infermieristiche attualmente attivati sono reperibili sul sito del MIUR, alla pagina DOTTORATI.
Le borse di studio sono erogate mensilmente e prevedono una sorta di “retribuzione” del dottorando che si aggira intorno ai 1000 euro (13.638,47€ annui al netto degli oneri INPS).
In Italia, ci sono varie opportunità di sviluppo di carriera per gli infermieri in ambito manageriale, che includono ruoli non clinici come la gestione o il coordinamento delle professioni sanitarie, nonché ruoli specializzati come l’infermieristica legale e il tutoring. Lo sviluppo di una carriera infermieristica in ambito manageriale può includere la partecipazione a nuovi percorsi contrattuali che ridisegnano le vie di carriera, identificando ruoli, funzioni, responsabilità e offrendo opportunità di carriera più ampie.
La formazione avanzata, come master o lauree magistrali in gestione sanitaria, può anche aiutare a seguire percorsi non clinici come il coordinamento delle professioni sanitarie o la gestione. Il PNRR, o Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, rappresenta un’importante opportunità per lo sviluppo della professione infermieristica, soprattutto nel campo delle attività territoriali. La figura dell’infermiere case manager sta diventando sempre più importante, con l’obiettivo di promuovere la prevenzione, la gestione e la riabilitazione attraverso un approccio olistico alla cura del paziente.
Per diventare direttore di un distretto socio-sanitario, è necessario avere una laurea in infermieristica magistrale e acquisire esperienza nel settore sanitario. Successivamente, è importante specializzarsi in gestione sanitaria attraverso corsi di formazione specifici e acquisire competenze manageriali e organizzative. Inoltre, è fondamentale dimostrare capacità di leadership, conoscenza delle normative sanitarie e capacità di gestione delle risorse umane e finanziarie. Infine, è possibile accedere a ruoli di direzione in ambito socio-sanitario attraverso concorsi pubblici o nomine interne in base alle normative regionali e aziendali. Il contratto e la retribuzione del direttore di un distretto socio-sanitario sono regolati dalle leggi regionali e possono variare a seconda della regione e dell’azienda.
I titoli accademici e l’anzianità di servizio richiesti per diventare direttore di distretto socio sanitario variano in base alle normative regionali e aziendali. Tuttavia, in generale, è richiesto un titolo di laurea magistrale in scienze infermieristica e ostetrica o in un campo correlato, oltre a un’anzianità di servizio di almeno dieci anni nel settore sanitario. Questi requisiti possono essere specificati ulteriormente nelle disposizioni regionali e aziendali che regolano il conferimento degli incarichi di direzione nel settore socio sanitario.
Queste competenze possono essere acquisite attraverso l’istruzione, la formazione e l’esperienza nel campo sanitario. Un direttore di un distretto socio-sanitario deve avere una laurea in campo sanitario o correlato e una significativa esperienza nella gestione sanitaria. Inoltre, devono avere una conoscenza delle normative e delle politiche sanitarie, nonché la capacità di gestire le risorse e comunicare efficacemente con i professionisti sanitari, i pazienti e le loro famiglie.
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