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Il bisturi più veloce del West End e l’intervento con il 300% di mortalità: Robert Liston e gli albori della chirurgia

Le responsabilità e le abilità richieste ad un bravo chirurgo ai nostri giorni appaiono molto diverse da quelle che erano richieste ai pionieri della chirurgia nei secoli scorsi.

Gli incredibili progressi compiuti nel campo della medicina e le moderne tecniche anestesiologiche permettono a tutti gli operatori di poter agire con estrema calma.

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Nella prima metà dell’Ottocento, per essere considerati un bravo chirurgo bisognava essere non solo preparati e precisi; era fondamentale anche la rapidità nell’esecuzione delle incisioni.

Le operazioni, che si svolgevano in condizioni che oggi farebbero accapponare la pelle, dovevano essere concluse più velocemente possibile. Solo chi era in grado di fare ciò in pochi minuti, veniva riconosciuto come un medico di successo dalla collettività.

Tra i più famosi ricordiamo lo scozzese Robert Liston, noto sia per questa fondamentale capacità che per un altro, sfortunato primato da lui detenuto.

 

Robert Liston (1794-1847), dopo la laurea in medicina conseguita presso l’Università di Edinburgo, divenne un chirurgo nel 1818 e operò nella città scozzese fino al 1840.
immagine: Wikimedia

Liston non era ben visto dai colleghi scozzesi a causa del brusco carattere e delle sue continue polemico. Nonostante ciò, pazienti e conoscenti lo hanno sempre descritto come un medico estremamente tenero nei confronti dei malati. Si prestava infatti ad operare anche i più poveri e coloro che erano stati giudicati insperabili dagli altri medici.

Nel 1840, per sfuggire dalla cerchia dei detrattori, Liston si trasferì a Londra e iniziò a lavorare presso lo University College Hospital.

Il “bisturi più veloce del West End”.

immagine: Wikimedia
Nonostante negli anni di attività di Liston iniziò a diffondersi l’utilizzo dei primi farmaci anestetici, lo stesso ebbe modo di sperimentarli solamente a fine carriera. Nel mese di dicembre 1846 divenne il primo medico in Europa a sedare un paziente utilizzando l’etere prima di un intervento chirurgico. Ciò avvenne due mesi dopo il primo esperimento eseguito negli USA.
Tuttavia, la rapidità nell’eseguire l’intervento chirurgico rappresentava ancora un fattore fondamentale. Liston era specializzato nell’esecuzione di operazione a velocità lampo, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “bisturi più rapido del West End”.
Era in grado di amputare una gamba in soli due minuti e mezzo. Tale abilità spesso veniva vanificata dalle pessime condizioni ambiebtali ed igieniche nelle quali si svolgeva l’operazione.

All’epoca, infatti, più l’abito di un chirurgo si presentava sporco e imbrattato di sangue dei pazienti, più aumentava la stima nei confronti dello stesso. Solo a partire dal 1847 si iniziò a pensare che le infezioni post operatorie potessero essere dovute alle condizioni igieniche della sala operatoria.

Ma il dottor Liston passò agli annali per un incidente dovuto proprio alla sua mano lesta. Non saranno le operazioni lampo, regolarmente cronometrate dai suoi studenti ad essere ricordate, bensì per aver partecipato all’intervento chirurgico che ebbe il più alto tasso di mortalità nella storia.

Durante la procedura di amputazione di una gamba accadde l’impensabile: il paziente si presentava talmente agitato che Liston, in fase intraoperatoria, amputò accidentalmente anche le dita di una mano di un suo assistente e forò la giacca di uno degli spettatori col bisturi.

Sia il paziente che l’assistente morirono nei giorni successivi a causa delle infezioni che portarono a gangrena gli arti, mentre lo spettatore al quale fu tagliato il vestito con il bisturi, si spaventò a tal punto da morire in sala operatoria per un malore.

La vicenda è passata alla storia come l’unica operazione chirurgica in cui morirono tre persone.

Simone Gussoni

Dott. Simone Gussoni

Il dott. Simone Gussoni è infermiere esperto in farmacovigilanza ed educazione sanitaria dal 2006. Autore del libro "Il Nursing Narrativo, nuovo approccio al paziente oncologico. Una testimonianza".

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