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Liste d’attesa, il ministro Schillaci studia un piano per ridurle

Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, studia un decreto per accorciare e snellire gli elenchi di chi accede al sistema sanitario nazionale. L’obiettivo è ridurre le liste d’attesa sanitarie e semplificare l’accesso alle cure.

Classificazione delle urgenze

Per visite o esami diagnostici il medico che prescrive avrà l’obbligo di attribuire un tempo massimo per l’erogazione della prestazione, utilizzando il codice di classificazione internazionale delle malattie. “Ad ognuna delle seguenti classi di priorità – stabilisce il decreto – corrisponde una diversa tempistica di erogazione della prestazione sanitaria”. Le classi sono quattro: classe U (urgente): entro 72 ore dalla richiesta di prestazione classe B (breve attesa): entro dieci giorni dalla prenotazione classe D (differita): entro 30 giorni per le visite ovvero 60 giorni per gli accertamenti diagnostici classe P (programmabile): entro 120 giorni dalla prenotazione secondo indicazione del medico.

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Cup pubblico e privato

Piena sinergia di pubblico e privato nello smaltimento delle liste. Gli erogatori pubblici e gli erogatori privati accreditati ospedalieri e ambulatoriali afferiranno a un Cup (Centro unico di prenotazione), finalmente davvero unico (a livello regionale o infra-regionale). La “piena interoperabilità” dei centri di prenotazione degli erogatori privati accreditati con i competenti Cup territoriali costituirà “condizione preliminare” del rapporto.

Disdette, sanzioni e visite nei festivi

Con anticipo di due giorni sulla prestazione prenotata, il Cup ricontatterà il paziente per richiedere la conferma o la cancellazione. In caso di assenza ingiustificata, l’assistito potrà essere tenuto al pagamento della prestazione. Ai fini dello smaltimento delle liste e dell’ottimizzazione delle degenze, lo Stato amplierà il suo impegno prevedendo visite diagnostiche e specialistiche anche “sabato e domenica” con “fascia oraria prolungata”.

Copertura sanitaria

Ogni legge ha il suo costo. Quindi, rispetto a quanto previsto a fine 2023, i tetti di acquisto regionali delle prestazioni erogate da privati accreditati saliranno: dall’1% al 2% nel 2024, dal 3% al 4% nel 2025 e dal 4 al 5% dal 2026. Appare non meno significativa la prima deroga sul tetto del personale del Servizio sanitario nazionale: nell’anno 2024 varrà fino al 25% dell’incremento del Fondo sanitario regionale 2023 (in attesa del decreto Salute-Mef che definirà entro quattro mesi i nuovi criteri di spesa per il 2025).

I maggiori oneri 2024 per straordinari potranno essere coperti utilizzando fino allo 0,4% del Fondo sanitario. Alla velocizzazione di esami e visite potranno concorrere anche gli specialisti ambulatoriali – remunerati fino 100 euro lordi l’ora grazie a 100 milioni di euro supplementari di stanziamento – e gli specializzandi, che potranno agire in libera professione per 12 ore a settimana.

Guerra ai gettonisti

Contro l’eccessiva spesa per medici gettonisti e cooperative, Regioni ed enti del Ssn potranno reclutare personale in deroga, in forma autonoma o di collaborazione coordinata e continuativa, sino a fine 2026.

Misurazione progressi

L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) monitorerà il rispetto dei tempi massimi di attesa per i cittadini e istituirà una piattaforma nazionale per realizzare l’interoperabilità con le piattaforme di ciascuna regione o provincia autonoma. Il ministro Schillaci è convinto della svolta: “Io sono fissato con i numeri e con i dati. Se io non so, regione per regione, capillarmente quale prestazione diagnostica o quale terapia ha un ritardo maggiore sulla lista d’attesa, come posso pensare di intervenire?”.

Redazione Nurse Times

Fonte: Tgcom24

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