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Medici italiani all’estero, Schillaci pensa a incentivi fiscali per farli rientrare in Italia. Nursing Up: “E gli infermieri?”

Il ministero dell’Economia e delle finanze potrebbe valutare a breve di estendere a tutti i medici italiani all’estero la disciplina che prevede l’assegnazione di incentivi fiscali per convincere ricercatori e scienziati emigrati a rientrare in Italia (Decreto legge 78 del 2010, rivisto nel 2019). Un provvedimento di cui si farà promotore il ministro della Salute, Orazio Schillaci, come lui stesso ha spiegato, rispondendo a un’interrogazione sul tema presentata dai parlamentari di Forza Italia. A suo dire, dsarebbe un modo per favorire “il rientro nel nostro sistema sanitario in un momento particolarmente critico”.

Il Decreto legge del 2010 stabilisce che i docenti italiani all’estero possono dichiarare per almeno sei anni solo il 90% degli emolumenti percepiti se tornano in Italia e vi prendono la residenza dopo aver insegnato all’estero da almeno due anni. Il benefit si estende a otto anni se acquistano casa e/o aspettano figli.

Basterà per frenare una fuga che, stando ai dati diffusi Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia), ha riguardato 31mila professionisti sanitari negli ultimi 20 anni? Secondo la stessa Amsi, che sul tema ha diffuso una nota congiunta con le associazioni Uniti per Unire e Umem (Unione Medici Euromediterranea), la misura potrebbe essere d’aiuto e, per questo, si dice favorevole.

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Foad Aodi, presidente Amsi, ricorda che solo nel 2023 l’associazione ha contato circa 6mila richieste di lasciare la sanità italiana. Il 70% di costoro (almeno 3.600), però, “sarebbe disposto a tornare sui propri passi se esistessero in Italia le condizioni per non andare via”. E aggiunge: “Gli incentivi fiscali proposti dal ministro Schillaci possono riportare nel nostro Paese tanti camici bianchi”.

Sempre Aodi non dimentica poi il valore aggiunto dei medici di origine straniera in Italia: “Occorre creare incentivi anche per loro, cancellando l’obbligo della cittadinanza per partecipare ai concorsi e, soprattutto, proporre per loro contratti a tempo indeterminato”.

E gli infermieri? Al momento sembrano esclusi dalle promesse di Schillaci, come tiene a sottolineare Antonio De Palma, presidente del sindacato Nursing Up: “Senza nulla togliere al valore che le centinaia di valenti camici bianchi sparsi per il mondo possono apportare al nostro Ssn, ancora una volta il ministro non nomina gli infermieri. Eppure, da settimane Schillaci sottolinea ai media che il deficit più urgente da risolvere è la carenza infermieristica”.

Prosegue De Palma: “Ci fa piacere che, dalla stessa maggioranza, siano arrivati chiarimenti in merito alla proposta finalizzata a riportare le nostre eccellenze a casa, includendo apertamente un riferimento a tutti gli altri professionisti della sanità, e non soltanto ai medici, come invece fa il ministro. Secondo noi, l’estensione degli incentivi fiscali previsti per cervelli in fuga che tornano a lavorare e a vivere in Italia va allargata doverosamente agli infermieri e agli altri professionisti sanitari che hanno deciso di lasciare il nostro Paese. Non sono certo pochi: una media di 3.000-3.500 all’anno”.

Redazione Nurse Times

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