Un vero e proprio esodo di professionisti della sanità verso l’estero. E’ il rischio concreto che emerge, senza mezzi termini, dal report dell’Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia), costruito sui numeri di un vero e proprio data base che nell’ultimo anno è stato aggiornato giorno dopo giorno sulla base delle richieste pervenute per abbandonare il nostro sistema sanitario, che hanno avuto un aumento da settembre del 2023 del 60%.
Regione per regione, il quadro non può che essere preoccupante, con medici e infermieri lombardi al primo posto in assoluto per numero di richieste pervenute all’Amsi per lavorare all’estero. A seguire, con 630 richieste solo nell’ultimo anno, ci sono nell’ordine Veneto, Piemonte, Lazio, Campania, Emilia Romagna. Il dato è schiacciante.
Si tratta delle regioni con maggiore carenza di personale, quelle che hanno chiesto maggiormente professionisti della sanità all’Amsi negli ultimi tre anni, insieme a Sicilia, Sardegna, Puglia, Calabria. Questo equivale a dire che potenzialmente, se solo la metà di queste richieste di lavoro all’estero si traducessero in realtà, si rischierebbe il tracollo.
Ecco il quadro delle regioni con il più alto numero di richieste da parte di professionisti della sanità pervenute all’Amsi.
• Lombardia, 430 medici, 200 infermieri e professionisti della sanità; totale 630
• Veneto, 425 medici, 175 infermieri e professionisti della sanità; totale 600
• Piemonte, 400 medici, 150 infermieri e professionisti della sanità; totale 550
• Lazio, 350 medici, 165 infermieri e professionisti della sanità; totale 515
• Campania, 350 medici, 125 infermieri e professionisti della sanità; totale 475
• Emilia-Romagna, 300 medici, 150 infermieri e professionisti della sanità; totale 450
Ricordiamo che il bilancio a livello nazionale durante il 2023 consiste in più di 6mila richieste tramite email alla segreteria dell’Amsi e all’Umem (Unione medica euro-mediterranea) da medici e professionisti della sanità con la richiesta di voler lavorare all’estero.
6mila professionisti della sanità, di cui 4mila medici specialisti e medici di famiglia e 2mila professionisti della sanità (70% infermieri, 15% fisioterapisti e osteopati, 5% farmacisti, 10% podologi/logopedisti/psicologi/tecnici di laboratorio/tecnici di radiologia). Più dell’85% delle richieste provengono dalle strutture sanitarie pubbliche.
I medici specialisti che chiedono di lavorare all’estero sono soprattutto anestesisti, radiologi, ortopedici, medici di famiglia, medici di urgenza, chirurghi plastici, chirurghi generali, neurochirurghi, neurologi, ginecologi, pediatri.
Attraverso la voce del professor Foad Aodi, leader dell’Amsi e dell’Umem in 120 Paesi e docente a contratto all’Università Tor Vergata, nonché membro registro esperti della Fnomceo, apprendiamo che è in atto da tempo una proficua di campagna di comunicazione, non solo nel nostro Paese, ma anche con numerosi media di Paesi stranieri, finalizzata alla promozione di attività che tutelano i professionisti della salute nel mondo.
Continuano infatti le interviste di Aodi anche all’estero e tutti i giorni, recentissimi sono i suoi interventi in Arabia Saudita, Algeria, Egitto, Emirati Arabi, Terra Santa a testimonianza della valenza ormai internazionale che ha assunto l’impegno di Amsi ed Umem con il contributo dei nostri rappresentanti locali in 120 Paesi.
Accanto all’Amsi crescono sempre di più i consensi, attraverso il supporto di sindacati, associazioni, strutture pubbliche e private, che nel nostro Paese sposano gli intenti che Aodi porta avanti dal 2000 e poi in qualità di 4 volte eletto consigliere dell’Omceo di Roma dal 2002.
In questo momento storico tutto ruota attorno alla ben nota battaglia “Aiutiamoli a casa loro”. Ovvero: fermiamo prima di tutto la fuga di medici e infermieri italiani all’estero, creando qui da noi terreno fertile per la loro valorizzazione.
Così Aodi: “Stiamo crescendo di giorno in giorno, siamo orgogliosi che Amsi e Umem siano al fianco dei professionisti della sanità italiani e di quelli stranieri in Italia. La nostra battaglia non si fermerà certo qui”.
Redazione Nurse Times
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