In cinque anni hanno lasciato l’Italia quasi 40mila camici bianchi in cerca di condizioni di lavoro e stipendi migliori. Ora il Servizio sanitario nazionale, alle prese con una grave carenza di medici, emersa tragicamente durante la pandemia e acuita da una loro inarrestabile fuga anche verso l’estero, vuole provare a giocare la carta del loro rientro a casa. Per convincerli si pensa a un maxi sconto fiscale sui redditi, come quello già sperimentato per il rientro dei cervelli in Italia.
Per convincere i medici fugguti all’estero a tornare in Italia dove ci sono tra gli stipendi più bassi nella Ue il ministro della Salute, Orazio Schillaci, un’idea ce l’ha e ha messo i suoi tecnici a studiarla: il piano è quello di replicare anche per i camici bianchi quanto già sperimentato per docenti e ricercatori. Per loro infatti è già in vigore un maxi sconto fino al 90% sulle tasse: nel periodo d’imposta in cui la residenza viene trasferita e nei successivi cinque, gli emolumenti percepiti concorrono alla formazione del reddito di lavoro dipendente o autonomo nella misura del 10 percento. Una misura che ora il ministro Schillaci vorrebbe estendere anche ai dottori italiani che negli ultimi anni sono andati in massa all’estero, l’idea infatti è di provare ad attirare almeno una parte dei camici fuggiti.
I tecnici sono al lavoro per la messa a terra della misura e stanno studiando i numeri: in questo senso un aiuto arriva dal “censimento” fatto da poco dalla Fnomceo (l’Ordine dei medici) che stima una platea di circa 39mila medici andati all’estero tra il 2019 e il 2023, dei quali 11mila soltanto dal 2022 al 2023. A convincerli a fare le valigie e a lasciare l’Italia sono soprattutto le retribuzioni più alte che raggiungono in media, rimanendo in Europa, 60mila euro in più all’anno con un massimo di 205mila euro in più in Lussemburgo, 110mila in Islanda e Olanda, 100mila in Danimarca, Irlanda e Germania.
La misura dovrà ovviamente passare il vaglio del ministero dell’Economia, ma come sottolinea Annarita Patriarca (Fi) che in Parlamento è stata la prima ad avanzare l’idea del rientro dei medici in un question time: “La questione della copertura finanziaria è un problema facilmente risolvibile se non addirittura un falso problema. I medici che eventualmente fossero interessati a rientrare in Italia e, quindi, a beneficiare dello sconto Irpef fino al 90% di fatto già non pagano le tasse nel nostro Paese e quindi non richiederebbero alcun budget a copertura. Anzi, il loro ritorno rappresenterebbe al contrario un surplus aggiuntivo per le casse dello Stato”.
“È chiaro – continua Patriarca – che la mia proposta, che è stata accettata e sposata dal ministro Schillaci, può essere adottata anche in un arco temporale limitato, al fine di aiutare il sistema sanitario nazionale a recuperare risorse umane in grado di far fronte alla crisi che sta colpendo gli ospedali italiani”.
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Sole 24 Ore
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