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Lugo, morì in ospedale dopo una caduta: famiglia accusa medici di omicidio volontario

Il decesso del paziente, 81 anni, risale a due anni fa. In ospedale gli sarebbero stae somministrate molteplici dosi di farmaci calmanti che lo portarono in coma. Sarebbe bastato un breve periodo di ventilazione assistita.

Con un breve periodo di ventilazione assistita, temporanea e mirata, il paziente si sarebbe potuto salvare. Ma pur sapendo questo, i medici non sono intervenuti. “Hanno deciso di farlo morire”, denunciano i famigliari di un 81enne deceduto il 20 dicembre 2020 all’ospedale di Lugo.

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Sulla base di quanto emerso dalle valutazioni dei periti medico legali nominati dal gip Janos Barlotti, i parenti dell’anziano hanno chiesto alla Procura di Ravenna di procedere con ulteriori e più gravi contestazioni nei confronti di sei tra i 15 sanitari già indagati per omicidio colposo. Per quattro di loro il legale della famiglia ipotizza addirittura l’omicidio volontario, e per due di questi quattro medici, nonché per altri due anche il falso sulle informazioni cliniche.

L’anziano fu ricoverato per una caduta e l’ipotesi è che gli siano state somministrate, senza i dovuti controlli, molteplici dosi di farmaci calmanti che lo portarono in coma, con una gravissima depressione respiratoria. Che poteva però essere risolta, secondo i periti Donatella Fedeli e Alberto Pedone, con un’intubazione.

Per l’avvocato dei famigliari, quindi, i sanitari operanti si trovavano di fronte a un paziente che si sarebbe potuto riprendere con un breve periodo di ventilazione assistita. “La scelta di non praticare la terapia necessaria in un paziente con la chiara consapevolezza che da ciò sarebbe derivata morte (certa) del paziente è un comportamento criminale, lucido e volontario”.

Redazione Nurse Times

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