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L’infermiere specialista di emodinamica: coronarografia e angioplastica

emodinamica

Il malore del premier Gentiloni dei giorni scorsi, con relativo ricovero sin da martedì scorso presso il Gemelli di Roma, a cui è seguito uno studio coronarografico e successivo intervento di angioplastica dei vasi coronarici, si è concluso con l’attesa dimissione prevista nella giornata di oggi. 

Angioplastica e coronarografia 

Definita erroneamente “intervento chirurgico”, l’angioplastica coronarica è una procedura di cardiologia interventistica.

Definiamo meglio di cosa si tratta.

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La coronarografia è una metodica diagnostica eseguita in cardiologia interventistica, con l ‘ausilio di apparecchio radiologico e mezzo di contrasto, mediante i quali si studia il decorso e sue eventuali anomalie, delle arterie coronarie, cioè quei vasi arteriosi deputati ad irrorare il miocardio. Si esegue questo esame quando, dopo anamnesi e visita medica, si sospetta un restringimento delle coronarie stesse che può causare ischemie più o meno severe.

Questi “restringimenti” sono conseguenza di formazioni quali trombi o placche aterosclerotiche di diverse tipologie e cellule proliferanti (placche eccentriche/concentriche).

I fattori di rischio sono ipertensione, fumo, obesità, sedentarietà e diabete mellito.

I sintomi si manifestano con dolori toracici anginosi, infarto, segni strumentali di ischemia (ECG, ecocardio, test da sforzo).

La procedura coronarografica si esplica mediante accesso percutaneo attraverso:

  • arteria femorale,
  • arteria brachiale,
  • arteria radiale.

L’esame viene eseguito in anestesia locale praticata nella sede di puntura del vaso scelto per l’accesso. Il paziente non avverte dolore al passaggio dei vari devices.

Per quanto riguarda il ruolo dell’infermiere emodinamista possiamo di certo affermare che la sua presenza e le sue responsabilità all’interno dell’equipe sono assolutamente centrali.

La coronarografia è una procedura che viene eseguita sia in elezione che in urgenza e presuppone una formazione specialistica nell’ambito della cardiologia interventistica e di gestione del campo operatorio, data la necessità di operare in ambiente sterile.

Responsabilità dei professionisti infermieri è la gestione del paziente sul lettino operatorio pre, intra e post-procedura, e la gestione intra-operatoria di tutti i devices seguendo i tempi operatori, essendo quindi parte attiva della procedura stessa.

In caso lo studio coronarografico dia esito positivo, si procede con l’angioplastica coronarica (PTCA – percutaneous transluminal coronary angioplasty), una metodica che consente di dilatare le arterie coronarie in sede di stenosi.

Nei casi di particolare compromissione il cardiologo indirizzerà il paziente al cardiochirurgo, che darà l’indicazione per l’intervento.

Le discriminanti sono: tre o più punti di stenosi, coronarie con decorso intramiocardico (per alto rischio di danno teratogeno), occlusione del tronco comune.

La procedura dell’angioplastica prevede l’utilizzo di cateteri di piccolo calibro, i quali permettono non solo l’iniezione di mezzo di contrasto, ma soprattutto l’introduzione di devices specifici “a palloncino” che, gonfiati a pressione controllata da manometri, comprimono la placca aterosclerotica ripristinando la pervietà del vaso.

La prevenzione delle complicanze è di fondamentale importanza, ed il professionista infermiere ha un ruolo rilevante anche in questa fase.

Tra i rischi che richiedono sorveglianza intra e post-operatoria annoveriamo:

  1. mobilizzazione di coaguli intravasali, rottura delle coronarie a cui segue intervento cardiochirurgico d’emergenza;
  2. embolizzazione di materiale trombotico nelle arterie periferiche, ictus cerebrale, shock anafilattico, emorragia interna o esterna, decesso.

Tipologia di Angioplastica 

  • PTCA primaria, consente l’immediata vascolarizzazione coronarica nei casi in cui:
    • Come alternativa alla trombolisi ( nei centri in cui vi è l’accesso diretto alla sala di emodinamica entro 90’);
    • il paziente presenta controindicazioni alla trombolisi
    • in caso di shock cardiogeno
    • il paziente sia stato trombolisato, ma non presenta segni di riperfusione (dolore, ST) entro 90-120’.
  • PTCA facilitata, l’angioplastica programmata eseguita a seguito del trattamento di fibrinolisi, così da minimizzare l’impatto dell’eventuale ritardo tra i sintomi e l’inizio della procedura. La PCI facilitata non viene attualmente raccomandata dall’ESC (società europea di cardiologia) in quanto negli studi clinici randomizzati non è stato dimostrato, almeno fino ad ora, nessun particolare beneficio rispetto all’agioplastica primaria.
  • PTCA di salvataggio, è l’angioplastica effettuata, sempre in caso di infarto miocardico acuto, per sopperire al fallimento della fibrinolisi, che non è stata sufficiente a disostruire l’arteria coronarica.
  • PTC elettiva, infine, è l’angioplastica effettuata in pazienti con ischemia miocardica da stress e stenosi coronarica emodinamicamente significativa.

Società scientifiche di riferimento: www.gise.it

Anna Di Martino

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Anna Di Martino

Infermiera Strumentista, attualmente nella specialità di cardiochirurgia, Autore per Nurse Times, Master in Coordinamento, Master "Strumentista di so", studentessa magistrale presso UNICH, rappresentante di sezione regione Abruzzo per la Società scientifica ANIPIO

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Anna Di Martino

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