Regionali

Liguria, l’inchiesta si allarga: sospetti su dati Covid (gonfiati per ottenere più vaccini?) e finanziamenti (illeciti?) al governatore Toti da imprenditori della sanità

Dopo i filoni sulla gestione dei rifiuti, le concessioni legate al porto di Genova, i riferimenti alla ricostruzione del Ponte Morandi, nell’inchiesta che ha travolto la politica ligure e che ha portato agli arresti domiciliari il governatore Giovanni Toti (foto) spuntano ora presunti numeri gonfiati sul Covid e il reato ipotizzato di falso su finanziamenti sospetti legati alla sanità.

L’attività di osservazione e le intercettazioni disposte dalla Procura di Genova e affidate alla Guardia di Finanza restituiscono forti sospetti sull’attività politica dell’uomo alla guida della Liguria, intercettato già nel 2021. Due i filoni sotto esame: uno più specifico relativo ai vaccini Covid e uno che riguarda presunti finanziamenti illeciti a Toti da parte di imprenditori della sanità privata.

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Il primo filone d’inchiesta

Sul fronte del falso il presidente della Regione e il suo capo di gabinetto dimissionario Matteo Cozzani, entrambi ai domiciliari, sono indagati per i dati relativi al Covid: secondo una delle ipotesi della Procura, i numeri sarebbero stati gonfiati per ottenere più vaccini dalla struttura commissariale guidata dal generale Francesco Paolo Figliuolo.

Dalle intercettazioni che compongono l’enorme fascicolo in mano agli inquirenti ne emerge infatti una particolarmente significativa ai fini dell’inchiesta. È il marzo del 2021 e le microspie installate nell’ufficio di Cozzani, già sotto indagine per presunta corruzione elettorale, captano una conversazione che il capo di gabinetto ha con il segretario generale della Camera di Commercio di Genova, Maurizio Caviglia, nel suo ufficio.

È il pomeriggio del 24 marzo 2021 e i due si trovano nell’ufficio di Cozzani per parlare della campagna vaccinale: “Se si fan delle scelte decenti… certo che se questi non trovano i vaccini… io posso anche fare la campagna dei vaccini più bella del mondo, ma…”, dice Caviglia. Cozzani replica: “Ovviamente i dati che abbiamo mandato hanno un tic, perché…”. E Caviglia conclude la frase: “Devono dare i vaccini, e certo…”.

A quel punto Cozzani dice: “Il problema qual è stato… che io avevo già truccato. Lui li ha presi, cosa è accaduto… li ha riaumentati”. Quel “lui” sarebbe il governatore Toti, come si evincerebbe dalle parole successive di Cozzani: “Quando me li ha rimandati gli ho scritto ‘ma cazzo, pres, ma sono fuori’. E lui ha detto: ‘ma li ho un po’ aumentati’. E io: ‘Ma l’avevo già fatto io’. E lui: ‘Cazzo, dimmelo che l’hai già fatto te, aspetta un secondo…’”.

Per gli inquirenti “appare plausibile ipotizzare che, quando Cozzano fa riferimento ai ‘dati che abbiamo mandato’ e che, secondo quanto da lui affermato, sarebbero stati oggetto di manipolazione, si riferisca a una comunicazione inviata dalla Regione Liguria all’ufficio del commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, generale Francesco Paolo Figliuolo, ossia un atto pubblico con il quale sarebbero stati rappresentati all’autorità di Governo i fabbisogni dei vaccini, sulla base dei quali calibrare le forniture regionali”.

A questo si aggiungono altre intercettazioni tra Cozzani e Filippo Ansaldi (non indagato), direttore di Alisa, in cui si parla proprio dei dati sulle coperture vaccinali inviati a Roma e si ironizza sul calcolo effettuato, mentre un’altra dirigente Alisa esprime perplessità sui dati e sulla reazione che la struttura commissariale ha avuto davanti a quelle che appaiono come incongruenze. La tesi degli inquirenti, insomma, è che i numeri relativi alla popolazione siano stati gonfiati per avere più vaccini.

Per questo filone, però, è probabile che il pool di pm possa chiedere l’archiviazione. Al netto delle intercettazioni, infatti, non sembra esserci evidenza documentale del fatto che i dati siano stati truccati. E poi bisogna considerare che la struttura commissariale ha inviato i vaccini alle varie Regioni sulla base di criteri specifici e omogenei, stabiliti a tavolino.

Il secondo filone d’inchiesta

Come su altri capitoli dell’inchiesta principale, l’attenzione della Procura di Genova è però focalizzata anche sui finanziamenti elargiti da alcuni imprenditori della sanità al comitato di Toti per finanziarne l’attività politica. Manovre del tutto consuete e legittime, ma il sospetto è che, in cambio di questi finanziamenti, siano arrivati contratti e convenzioni.

Il focus è in particolare sui finanziamenti alla Fondazione Change, superiori ai 40.000 euro ed effettuati, secondo gli inquirenti, da alcune realtà attive nel settore sanitario convenzionato e privato. All’attenzione dei pm di Genova ci sono tre-quattro finanziatori, che si aggiungono alle 20 società operanti in altri settori entrate nei radar dell’indagine per presunte tangenti.

Redazione Nurse Times

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