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L’Assistente Infermiere: più che una nuova professione assomiglia al famoso “uomo Bicentenario” di Robin Williams.

La nuova figura “Assistente Infermiere” dovrà affrontare una grossa crisi di identità, intrappolata come sarà tra l’infermiere e l’oss, bloccata tra competenze infermieristiche e le attività proprie del profilo oss, e con un aumento delle competenze che genererà soltanto incomprensioni.


L’8 agosto scorso, il Ministero della Salute ha emanato un decreto che istituisce una nuova figura professionale, quella dell’Assistente Infermiere, e introduce la riforma della formazione dell’OSS di base, in attesa dell’approvazione della Conferenza Stato-Regioni. Questo intervento, atteso da tempo, ricalca ampiamente il percorso delineato durante le audizioni del 2022. Tuttavia, solleva molti interrogativi, a partire dal mancato riconoscimento del profilo e del ruolo dell’OSS, che resta un operatore di interesse sanitario, non inquadrabile tra le professioni sanitarie riconosciute.


Uno degli aspetti più controversi del decreto è la proposta di una formazione online (FAD) per la nuova figura, priva di una valutazione attitudinale degli studenti. Vengono a mancare i presupposti della Legge n. 24 del 2017 in merito alla responsabilità professionale, sia per dolo che per colpa grave. L’introduzione dell’Assistente Infermiere, senza un adeguato quadro giuridico e contrattuale, crea una figura professionale che molti temono possa rimanere “fantasma” – formalmente esistente, ma priva di una reale autonomia e riconoscimento.

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La formazione proposta appare indirizzata verso un progressivo ribasso, attribuendo agli Assistenti Infermieri competenze infermieristiche senza il necessario approfondimento. Questa figura diventa un jolly operativo, chiamato a colmare i vuoti lasciati dagli infermieri che andranno a perdere l’essenza stessa della propria professione considerato che l’hanno sponsorizzata e che nel silenzio ne hanno approvato la messa in atto, con il rischio di sminuire ulteriormente il ruolo e l’identità degli OSS. Il riferimento ad “Andrew il Bicentenario”, personaggio interpretato da Robin Williams nel celebre film, non è casuale: come quel robot che aspira a diventare umano, anche l’Assistente Infermiere sembra destinato a vivere un’esistenza precaria, intrappolato tra sogni di professionalizzazione e una realtà di sotto-utilizzo e mansioni elementari.


Due sono i fattori chiave che separano l’Assistente Infermiere da una vera professionalizzazione: il tempo e la libertà.

Il tempo, perché senza una formazione adeguata e un inquadramento chiaro, questa figura rischia di “invecchiare” e dequalificarsi precocemente. La libertà, perché, senza un riconoscimento contrattuale e normativo, l’Assistente Infermiere non potrà mai gestire autonomamente e in sicurezza il proprio lavoro.


Sebbene dotato di competenze teoricamente avanzate, come la rilevazione di parametri vitali, l’esecuzione di ECG, la somministrazione di farmaci in situazioni stabili e altre attività infermieristiche, l’Assistente Infermiere non sarà considerato un professionista sanitario a tutti gli effetti. Questa condizione genererà confusione nelle strutture sanitarie, specialmente nelle RSA e negli ospedali privati, sul territorio, dove si prevede che la figura sarà più centrale.


Il 19 settembre, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha convocato due riunioni tecniche che potrebbero
influenzare il futuro di questa figura professionale e dell’OSS in generale. Tuttavia, la sensazione è che la politica stia cercando di aggirare il problema della carenza di infermieri con soluzioni temporanee, attraverso l’introduzione della nuova figura o del tanto compianto “Super OSS” proposto da alcune regioni, in particolare il Veneto e la Lombardia; le strutture puntano a ridurre il numero di infermieri e di oss sostituendoli, in parte, con questa nuova figura ibrida.

A livello formativo, il decreto prevede 500 ore per la formazione dell’Assistente Infermiere e 1.000 ore per l’OSS, con l’aggiunta di moduli di aggiornamento,12 ore annuali se fanno un mese continuativo di lavoro che, ancora una volta sembrano puntare al ribasso. Inoltre, è prevista una deroga per gli OSS privi di scuola secondaria, che potranno accedere ai corsi con un’esperienza lavorativa di almeno cinque anni. Anche qui, il rischio è quello di una formazione insufficiente a garantire la sicurezza dei pazienti e dei lavoratori stessi.


Le competenze attribuite alla nuova figura comprendono una vasta gamma di attività: dall’esecuzione di esami e terapie alla gestione di dispositivi medici.

Tuttavia, la mancanza di una chiara definizione del ruolo e di un adeguato percorso formativo rischia di generare ulteriori problemi in termini di responsabilità legale e sicurezza dei pazienti.


La domanda che gli OSS e i professionisti del settore si pongono è semplice: questa nuova figura verrà inquadrata nell’area socio-sanitaria e otterrà un riconoscimento contrattuale adeguato? Verranno migliorate le condizioni economiche e sarà previsto un sistema di assicurazione sanitaria? E soprattutto, verrà riconosciuto il loro lavoro come usurante?


Anziché affrontare alla radice il problema della carenza di personale qualificato attraverso percorsi di formazione più solidi e qualificanti, la politica sembra cercare scorciatoie che potrebbero portare a un peggioramento delle condizioni lavorative e a una crescente confusione tra le varie figure professionali dove vi transiteranno oss – oss.


La creazione dell’Assistente Infermiere potrebbe accentuare le disparità regionali nella formazione e nell’utilizzo delle risorse umane in sanità, generando incomprensioni e conflitti tra professionisti.


In definitiva, il rischio è che la figura dell’OSS rimanga intrappolata in un limbo burocratico, priva del
riconoscimento e della valorizzazione che meriterebbe. La speranza è che queste nuove figure non si trasformino, come accadeva per il personaggio di Robin Williams nel “Bicentenario”, in servitori invisibili di un sistema che ne sfrutta le competenze senza riconoscerne appieno il valore. “OSS, lieto di servire” potrebbe rimanere l’unico slogan di una professione ancora sottovalutata.


Comprendiamo la grande necessità di dare una svolta positiva al futuro del nostro sistema salute dopo questa pandemia, e condividiamo la necessità di istituire una figura intermedia, ma non è questa la soluzione per sopperire alla carenza costruendo una figura ambigua.


La soluzione che in qualità di federazione Migep-Stati Generali consigliamo, potrebbe essere quella di puntare sulla centralità della formazione, della professionalità e del riconoscimento delle competenze, creando un sistema che valorizzi realmente il ruolo di tutte le figure assistenziali, a partire da quelle più spesso dimenticate come gli OSS. Il futuro delle professioni sanitarie dipenderà dalla capacità di riconoscere e promuovere queste figure, dando loro lo spazio e il riconoscimento che meritano.
Infine rivolgendoci ai colleghi di tutta la nazione chiediamo: “volete lottare per la vostra libertà professionale o restare imbavagliati nell’illegalità, sfruttati e sotto pagati?”

Redazione NurseTimes

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