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I teorici del Nursing: Renzo Zanotti

Renzo Zanotti nasce nel 1954 e si fa portavoce della teoria stimolatrice di Salute-Armonia.

Si parla dello stato di salute del soggetto che non può essere dovuto solamente a cause esterne come l’ambiente esterno o l’attività dei professionisti della salute, ma anche da cause endogene come nel caso delle potenzialità individuali di ognuno di noi. Ci sono delle forze, se così vogliamo chiamarle, in grado di poter governare lo stato di salute del soggetto, che dipendono o non dipendono dallo stesso. L’ambiente esterno riesce tranquillamente a creare squilibri, tanto quanto la tristezza o la non coscienza delle proprie potenzialità. Così come per migliorare l’armonia nel nostro corpo e nella nostra mente dobbiamo fare ordine nelle nostre sensazioni ed emozioni, allo stesso modo dobbiamo essere in grado di portarci salute e non creare squilibri e quindi la patologia. Il senso nascosto di queste parole è che bisogna lottare e non rimanere inerti di fronte alle carte che cambiano, altrimenti non saremmo anche noi parte integrante del nostro sistema.

Il metaparadigma risulta il seguente:

  • Persona: colui che riesce, tramite le sue azioni e i suoi pensieri a modulare non solo la salute ma anche la malattia. Si parla del soggetto di cura, in grado di decidere, una volta esposte le possibilità, la scelta da seguire in cui noi professionisti possiamo solo essere accompagnatori.
  • Salute: parte integrante del sistema uomo e del sistema ambiente, fortemente labile. Potrebbe essere minata in qualsiasi momento da situazioni portate dal paziente o da fonti esterne alla stessa.
  • Ambiente: come anche nelle precedenti teoriche, possibile responsabile del caos e quindi della patologia.
  • Assistenza infermieristica: assistenza effettuata dal professionista che deve effettuare il suo mestiere senza dare troppo o troppo poco. Non si tratta sempre di una figura di assistenza completa, ma tutto dipende dal paziente e dai suoi bisogni. Bisogna sapere essere malleabili rispetto alle situazioni e adattarsi, portando al paziente un’assistenza quanto più su misura.

Renzo Zanotti è l’unico che riesce a vedere il paziente non solo come soggetto delle cure ma anche della possibilità di crearsi in autonomia la patologia. Come si può pretendere il benessere psicofisico e sociale se noi per primi siamo governati il caos? La dicotomia salute e malattia dipendono anche dall’uomo. Ecco come la salute è qualcosa di mutabile e vulnerabile che bisogna essere capaci di tenere stretti a sé.

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Il Nursing quindi in questo ambito serve a qualcosa di particolare? Certo che sì.

Si parla di pazienti che molto spesso hanno necessità di aiuto non solo fisico ma anche psicologico, quindi è giusto aiutare gli stessi ad essere coscienti delle proprie potenzialità e della propria autonomia. L’infermiere in questo caso deve necessariamente aiutare non solo il paziente ma anche eventuali caregiver o familiari nel diminuire le dipendenze della persona e migliorare dunque la qualità della vita. Bisogna saper stimolare i meccanismi endogeni che dovrebbero essere innati in ognuno di noi, perché soprattutto in soggetti debilitati o anziani o bambini, diventa difficile riuscire a pensare a sé stessi e alle sfere emozionali e pratiche giornaliere. L’infermiere, se necessario, può sostituirsi o prendere parte alla vita quotidiana del paziente, ma solo temporaneamente. Bisogna aspettare che il paziente possa riprendere la sua vita normalmente, senza aver bisogno di aiuto nelle varie azioni della vita quotidiana.

Risulta infatti difficile riuscire a vivere la propria vita con tranquillità se si è dipendenti da altre persone.

A seconda del tipo di paziente che abbiamo di fronte, quindi, dobbiamo modulare le nostre azioni, rendendoci conto effettivamente di quale sia l’assistenza necessaria, senza essere troppo o poco presenti. Inoltre bisogna rendersi conto che il soggetto delle cure è sempre il paziente (nel caso di persona cosciente ovviamente), quindi è lui che deve darci il “permesso” di poterlo aiutare nelle azioni più semplici o più complesse. Senza questo vero e proprio contratto di cura non possiamo avere fiducia da parte del paziente e non potremo neanche tantomeno prendere parte alle attività che fanno parte della sua sfera personale.

Dott.ssa Taccogna Federica

Redazione Nurse Times

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