Si parla dello stato di salute del soggetto che non può essere dovuto solamente a cause esterne come l’ambiente esterno o l’attività dei professionisti della salute, ma anche da cause endogene come nel caso delle potenzialità individuali di ognuno di noi. Ci sono delle forze, se così vogliamo chiamarle, in grado di poter governare lo stato di salute del soggetto, che dipendono o non dipendono dallo stesso. L’ambiente esterno riesce tranquillamente a creare squilibri, tanto quanto la tristezza o la non coscienza delle proprie potenzialità. Così come per migliorare l’armonia nel nostro corpo e nella nostra mente dobbiamo fare ordine nelle nostre sensazioni ed emozioni, allo stesso modo dobbiamo essere in grado di portarci salute e non creare squilibri e quindi la patologia. Il senso nascosto di queste parole è che bisogna lottare e non rimanere inerti di fronte alle carte che cambiano, altrimenti non saremmo anche noi parte integrante del nostro sistema.
Renzo Zanotti è l’unico che riesce a vedere il paziente non solo come soggetto delle cure ma anche della possibilità di crearsi in autonomia la patologia. Come si può pretendere il benessere psicofisico e sociale se noi per primi siamo governati il caos? La dicotomia salute e malattia dipendono anche dall’uomo. Ecco come la salute è qualcosa di mutabile e vulnerabile che bisogna essere capaci di tenere stretti a sé.
Si parla di pazienti che molto spesso hanno necessità di aiuto non solo fisico ma anche psicologico, quindi è giusto aiutare gli stessi ad essere coscienti delle proprie potenzialità e della propria autonomia. L’infermiere in questo caso deve necessariamente aiutare non solo il paziente ma anche eventuali caregiver o familiari nel diminuire le dipendenze della persona e migliorare dunque la qualità della vita. Bisogna saper stimolare i meccanismi endogeni che dovrebbero essere innati in ognuno di noi, perché soprattutto in soggetti debilitati o anziani o bambini, diventa difficile riuscire a pensare a sé stessi e alle sfere emozionali e pratiche giornaliere. L’infermiere, se necessario, può sostituirsi o prendere parte alla vita quotidiana del paziente, ma solo temporaneamente. Bisogna aspettare che il paziente possa riprendere la sua vita normalmente, senza aver bisogno di aiuto nelle varie azioni della vita quotidiana.
A seconda del tipo di paziente che abbiamo di fronte, quindi, dobbiamo modulare le nostre azioni, rendendoci conto effettivamente di quale sia l’assistenza necessaria, senza essere troppo o poco presenti. Inoltre bisogna rendersi conto che il soggetto delle cure è sempre il paziente (nel caso di persona cosciente ovviamente), quindi è lui che deve darci il “permesso” di poterlo aiutare nelle azioni più semplici o più complesse. Senza questo vero e proprio contratto di cura non possiamo avere fiducia da parte del paziente e non potremo neanche tantomeno prendere parte alle attività che fanno parte della sua sfera personale.
Dott.ssa Taccogna Federica
Nel Salernitano, un grido di dolore e di protesta risuona nel settore sanitario. Anna Vignolo,…
L’associazione "Nessuno Tocchi Ippocrate" denuncia l’aggressione n. 14 del 2014 nei confronti di infermieri e…
A.S.P. Golgi-Redaelli - Concorso pubblico, per titoli ed esami, per n. 25 posti di Operatore…
Salute, Nursing Up. Riforma numero chiuso Medicina. De Palma: «Non serve alla nostra Sanità un…
Infermieri e personale sanitario: stipendi bloccati, carriere inesistenti, demansionati, aggrediti. La dura realtà del Primo…
Avviso di selezione pubblica per solo colloquio per la formazione di una graduatoria per assunzioni…
Leave a Comment