Nel cuore della sanità territoriale della Romagna si abbatte un vero e proprio terremoto: dieci medici, tra cui neolaureati, sono indagati con accuse di truffa, falso e interruzione di pubblico servizio. La notizia scuote il sistema sanitario locale e getta luce su gravi mancanze nel servizio di continuità assistenziale, precedentemente noto come guardia medica, nelle province di Forlì e Cesena.
L’indagine, condotta sotto la guida del pm Andrea Marchini della procura di Forlì, ha preso avvio in seguito a un esposto presentato dall’Azienda Sanitaria della Romagna. La segnalazione è stata supportata da numerose lamentele degli utenti che, specialmente nei fine settimana o durante le notti estive, non sono riusciti a contattare un medico di guardia nonostante le ripetute chiamate.
Le prime risultanze dell’inchiesta, che si trova ancora nelle fasi iniziali, indicano un presunto “assenteismo sistematico” da parte dei medici coinvolti. Gli investigatori sostengono che i medici indagati, invece di trovarsi in studio per rispondere alle chiamate e accogliere i pazienti, spesso si trovavano in luoghi diversi, rendendo impossibile garantire la necessaria assistenza. In alcuni casi, l’inizio del turno sarebbe avvenuto con diverse ore di ritardo, compromettendo l’operatività del servizio e lasciando i cittadini senza supporto sanitario nei momenti di bisogno.
La situazione appare ancora più preoccupante considerando il coinvolgimento di medici specializzandi, freschi di laurea. Questo aspetto ha suscitato particolare indignazione all’interno dell’Ausl Romagna, che ha immediatamente avviato procedimenti disciplinari nei confronti di alcuni giovani professionisti. Secondo fonti della procura, vi sarebbero stati casi in cui su tre medici di turno, due si erano allontanati, lasciando scoperti i pazienti.
Le accuse mosse ai camici bianchi gettano un’ombra pesante sulla gestione della continuità assistenziale, un servizio fondamentale per la salute pubblica, specie nei momenti in cui i medici di base non sono disponibili. L’inchiesta, iniziata per fatti risalenti all’agosto 2023, potrebbe riservare ulteriori sviluppi e ampliarsi ad altri professionisti coinvolti.
La vicenda sottolinea l’urgenza di rafforzare i controlli e migliorare la supervisione dei medici di guardia, garantendo che siano effettivamente presenti durante i turni per offrire l’assistenza necessaria ai cittadini. Al contempo, emerge la necessità di rivedere le condizioni di lavoro e l’organizzazione del servizio, affinché situazioni di tale gravità non si ripetano.
Redazione Nurse Times
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