Massimo Randolfi

Giornata mondiale dell’ictus (29 ottobre): l’importanza degli infermieri per i pazienti colpiti da stroke ischemico

Il 29 ottobre si celebra la Giornata mondiale dell’ictus: 24 ore in cui si ricorda che gli infermieri degli ospedali di tutto il mondo lavorano ogni giorno per far sì che i pazienti colpiti da stroke ischemico, terza causa di morte e prima per inabilità, abbiano una possibilità di salvarsi e avere una buona qualità della vita.

Il PDTA del percorso stroke negli ultimi 20 anni è stato il più efficace. Equipe di tutte le Stroke Unit, grazie all’introduzione del “rischio in sanità”, con un’attenta analisi di eventi avversi e analizzando continuamente gli aventi sentinella, hanno permesso di modificare e migliorare i percorsi diagnostici assistenziali e di avere a disposizione linee guida unificate per i pazienti colpiti da ictus.

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I reparti Stroke Unit o Unità Cerebrovascolari vengono definiti multidisciplinari e multidimensionali, grazie a strutture ed equipe che lavorano in coesione, applicando la teoria Lean, quindi procedure snelle per l’apprendimento e l’applicazione di protocolli e procedure.

L’assistenza precoce dei pazienti con ictus ha permesso di formare personale specializzato non solo nella Stroke Unit, ma in diversi settori assistenziali, tra cui infermieri del 118 schierati sul territorio, quelli del pronto soccorso, delle neuro-interventistiche, delle riabilitazioni e neuro-chirurgie di tutti gli ospedali nazionali.

La terapia trombolitica è tempo-dipendente, quindi minore è il tempo di arrivo in ospedale e più veloce è la presa in carico dell’equipe, migliore sarà il risultato finale del trattamento, migliorando di gran lunga la qualità della vita del soggetto colpito da ictus. Le tempistiche sono di 4-5 ore per effettuare la terapia endovenosa. Superato questo tempo per occlusione di grosso vaso, si può effettuare la trombolisi loco-regionale per via angiografica, effettuando una percutanea.

Superata la fase acuta, la riabilitazione precoce effettuata dagli infermieri occupa un posto importante del percorso assistenziale, perché già durante le prime ore di ricovero e permette di valutare la gravità dei danni subiti dall’ictus. Una buona valutazione iniziale della disfagia e dell’apparato motorio e sensoriale istituisce l’inizio di valutazioni più specialistiche da parte dei fisioterapisti e logopedisti, che così facendo hanno già informazioni precise per stendere un percorso riabilitativo.

Oggi esistono tante associazioni che promuovono la buona pratica dell’assistenza allo stroke, tra cui l’Angels Initiative, che al motto di “Time is brain” forniscono continui aggiornamenti sui percorsi assistenziali al paziente colpito da ictus ishemico grazie a incontri di aggiornamento continuo e tramite il loro sito, che fornisce corsi da seguire online e strumenti virtuali per il training degli infermieri. Ma la loro forza sta soprattutto nel raccontare le storie sia del personale sanitario e dei pazienti che credono in un sistema sanitario valido e funzionante.

Altro contributo di rilievo è dato dall’ANIN (Associazione nazionale infermieri neuroscienze), da tanti anni al fianco di tutti gli infermieri di branca neurologica con una forte presenza su tutto il territorio nazionale, sempre presente con incontri formativi e di informazione nelle diverse giornate dedicate agli infermieri. Tutto questo grazie a un sempre presente consiglio direttivo e ai referenti di area.

In conclusione, questo giorno permette di evidenziare quanto la pratica infermieristica sia cresciuta con l’avanzamento di nuove tecniche assistenziali. La figura dell’infermiere professionista di branca sia un ulteriore passo avanti per l’autonomia e la modernizzazione.

“L’infermieristica è fatta dagli infermieri, e da nessun altro”.

Dott. Michele Napolitano
AORN San Giuseppe Moscati Avellino
Referente ANIN per l’area Neurologia – Stroke – NCH – NINT

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