Infermieri

Fnopi sulla riforma della formazione universitaria per le professioni sanitarie: “Ddl Boldrini è occasione da non perdere”

La presidente Mangiacavalli replica alla bocciatura del Disegno di legge da parte della Fnopo: “Errore imperdonabile leggerlo con logiche corporative”.

“Dispiace leggere attacchi corporativistici a un disegno di legge che disciplina e prova a modificare lo studio universitario di cui tutte le professioni sanitarie hanno un gran bisogno”. Così Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), in merito al Disegno di legge presentato nel settembre scorso dalla senatrice Paola Boldrini e relativo al riordino della formazione universitaria per le professioni sanitarie (non mediche).

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Un autentico cambio di rotta, per ora ipotetico, che nei giorni scorsi è stato però biocciato dalla Federazione nazionale degli Ordini della professione di ostetrica (Fnopo), secondo la quale il Ddl ridisegnerebbe il percorso formativo solo per le professioni infermieristiche. “Quel che non si comprende – ha commentato in una nota Silvia Vaccari, presidente Fnopo – è la ratio di voler inserire in un testo che riguarda palesemente solo le professioni infermieristiche anche le altre professioni sanitarie, compresa quella di ostetrica/o, accorpate e relegate in un ultimo articolo che risulta fuori contesto”.

E proprio alla bocciatura da parte della Fnopo si riferisce evidentemente Mangiacavalli quando parla di inopportuni “attacchi corporativistici”

. Per poi aggiungere: “In questo momento è necessario il supporto da parte di tutti a disegni di legge così innovativi e coraggiosi, su cui i politici ci mettono la faccia. Non c’è bisogno di guerre clandestine, che non portano allo sviluppo professionale di nessuno e su argomenti per i quali nessuno ha negato la possibilità di un dibattito costruttivo. Dalla Federazione, quindi, massimo supporto a tutti quei percorsi legislativi che tentano di ridisegnare un sistema, partendo da nuovi, moderni e necessari percorsi accademici. La storia insegna che lo sviluppo delle professioni sanitarie, anche quelle che possono non essere direttamente o prioritariamente citate, si realizza per tutti”.

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