Ci state amando e definendo eroi, ma noi infermieri stiamo continuando a fare sempre quello che facevamo prima

In questo periodo leggo migliaia di vostri post: ci state elogiando, ci state amando, siete compassionevoli con noi e ci definite “eroi”…. è molto bello leggere la vostra gratitudine nei confronti della nostra professione, nei confronti del nostro lavoro che tanto amiamo. Vorrei però spiegarvi che non stiamo facendo nulla più di ciò che facciamo di solito, di ciò che facciamo ogni giorno della nostra vita da quando abbiamo iniziato questo percorso.

Ogni giorno ci troviamo a combattere con qualche male più grande noi, oggi si parla di COVID-19, nel 2009 si parlava di H1N1, prima ancora si parlava di aids, ma oltre questi grandi mostri noi giornalmente combattiamo contro la morte, che non sempre è causata da un virus.

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Lo facciamo ogni giorno, ogni momento della nostra vita, mettendoci anima e cuore, mettendoci ogni parte di noi stessi. Torniamo a casa dopo il nostro turno di lavoro, a volte facciamo anche i doppi turni, a causa della crisi della sanità di cui sembra che chi governa se ne stia rendendo conto solo ora. Torniamo a casa stanchi, a volte felici e altre tristi, perché non riusciamo ad accettare il fatto che quel ragazzo di 21 anni, arrivato nella notte, alle 4, dopo un brutto incidente con il motorino, non ce l’ ha fatta, e ci abbiamo messo tutti noi stessi per salvarlo, abbiamo impiegato tutte le nostre forze, il nostro sapere. Ma resta impressa l’immagine di questo ragazzo che sarebbe potuto essere tuo figlio, tuo fratello, che ti stringe la mano e ti grida aiuto.

Hai in mente il viso distrutto della mamma e del papà, che non riescono a smettere di piangere, che ti stanno chiedendo l’impossibile solo guardandoti negli occhi, ti senti addosso l’abbraccio della mamma quando vai lì per consolarla. Non riesci nemmeno a dimenticare quella donna, madre di famiglia, che ha lottato fino all’ ultimo contro quel brutto male, che ci ha messo tutta se stessa per tornare a casa a stringere i suoi cari o di quel signore di 80 anni che sta lì e ti dice “signori aiutami che sto diventando bis nonno” e tu sai che non riuscirai a salvarlo perché il suo cuore ha deciso di smettere di battere. E di ricordi ne hai tanti, di immagini impresse nella mente, ma torni a casa e vuoi cercare di sorridere ai tuoi cari, che ti stanno aspettando, felici di vederti tornare a casa, vuoi cercare di staccare la testa da quell’ospedale che è diventata un po’ la tua seconda casa ma risulta sempre così difficile alcune volte impossibile.


QUELLO CHE VI CHIEDO È DI RICORDARVI DI NOI ANCHE DOPO LA FINE DI QUESTA PANDEMIA, DI RICORDARVI DEGLI INFERMIERI, MEDICI ED OSS CHE OGNI GIORNO COMBATTONO CONTRO LA MORTE, CHE OGNI GIORNI STRINGONO MANI CHE CHIEDONO AIUTO, PERCHÈ NELLE NOSTRE MANI UN GIORNO CI POTREBBE ESSERE UN VOSTRO CARO A GRIDARE AIUTO E NOI LO AIUTEREMO CON TUTTE LE NOSTRE FORZE E IL NOSTRO SAPERE.

QUINDI QUANDO LA PROSSIMA VOLTA PENSATE DI AGGREDIRCI, INSULTARCI, PICCHIARCI FATEVI UN ESAME DI COSCIENZA E METTETEVI DAL NOSTRO LATO.

NOI CONTINUEREMO AD AIUTARE I VOSTRI CARI ANCHE SE CI INSULTERETE, MA IMMAGINATE CHE BELLO AIUTARLI SAPENDO CHE VOI CI RISPETTATE E CREDETE IN NOI?!?

Rita Milone

Redazione Nurse Times

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