Nel seguente comunicato stampa del Coina (Coordinamento Infermieristico Autonomo) le riflessioni del segretario nazionale Marco Ceccarelli.
Il Decreto Bollette, in vigore dal maggio del 2023, consente fino al 31 dicembre 2025 l’esercizio temporaneo dell’attività prevista per gli operatori di interesse sanitario, in deroga alle misure vigenti, in base a una qualifica professionale conseguita all’estero. Una misura si è resa necessaria per fronteggiare la grave carenza di personale sanitario e socio-sanitario.
La disciplina di questo esercizio temporaneo doveva essere approvata in sede di Conferenza Stato-Regioni. A distanza di circa un anno la bozza di intesa è stata inviata dal ministero della Salute alla Stato-Regioni. Le stesse Regioni hanno quindi risposto in modo chiaro e qualcosa in tal senso è destinato a cambiare.
La commissione sarà composta da esperti della Regione, da un unico rappresentante indicato congiuntamente dagli Ordini provinciali competenti in relazione al profilo professionale preso in considerazione e da un rappresentante indicato congiuntamente dagli atenei con sede nella Regione interessata o dagli atenei di riferimento, in relazione al corso di studi di riferimento. La composizione della commissione potrà essere integrata di volta in volta in base alle necessità rilevate.
“Noi del Coina, Coordinamento Infermieristico Autonomo, non abbiamo nulla contro i professionisti sanitari stranieri, ma certamente la politica ‘tappabuchi’ e pressapochista adottata negli ultimi mesi da alcune regioni come la Lombardia, con l’avviamento di vere e proprie ‘missioni all’estero’ per reclutare infermieri extraeuropei, ci ha lasciato sin dall’inizio perplessi, così come il procrastinamento delle assunzioni in deroga”, dice Marco Ceccarelli, segretario nazionale del Coina.
Sempre Ceccarelli: “Non comprendiamo il paradosso di formare fior di professionisti e poi lasciarli scappare, tappando le falle con professionisti che non conoscono la nostra lingua e che non possono certo impararla con un corso di poche settimane, rischiando poi di pesare, in un’equipe sanitaria, sui colleghi italiani nel momento in cui mostrano incertezze. E’ palese, secondo il nostro punto di vista, che l’infermiere neo-assunto o addirittura extracomunitario o comunque non italiano e con corso di formazione diverso dal nostro aumenterà inevitabilmente il rischio clinico”.
Conclude Ceccarelli: “La domanda che noi del Coina ci poniamo è allora doverosa: è davvero questa la sanità del futuro che ci aspetta? E’ questo il modo migliore di elevare la qualità della tutela della salute del cittadino, cercando professionisti sanitari stranieri in ogni dove e lasciando che i nostri, i pochi che restano, navighino a vista ogni giorno nella stanchezza e nel malcontento, oltre che nella mancata valorizzazione economica?”.
Redazione Nurse Times
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