La Puglia è tra le regioni con la maggiore carenza di infermieri. Secondo l’ultimo rapporto della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche, mancherebbero all’appello ben 6000 unità, così come rimarcato negli ultimi giorni anche dall’europarlamentare di Fdi-Ecr, Chiara Gemma. Un dato che deve far riflettere considerata la crisi che attanaglia ormai da tempo il sistema sanitario pugliese, palesemente in affanno e non in grado di soddisfare le crescenti richieste di cure e assistenza.
Serve un deciso e immediato cambio di rotta, altrimenti di questo passo può essere messo a serio rischio il diritto alla salute dei cittadini.
Quella dell’infermiere è una figura professionale strategica in ambito sanitario, così come del resto è fondamentale il ruolo del personale di supporto (gli OSS), per questo vanno stanziate risorse e indetti concorsi al fine di colmare l’enorme vuoto.
“La Puglia è tra le Regioni italiane che presenta il maggior deficit di infermieri -spiega-. Rispetto all’Emilia Romagna nella nostra regione vi sono circa 12 mila infermieri in meno.
Taranto poi è una delle province più danneggiate nell’applicazione del cosiddetto ‘tetto di spesa’ perché per riequilibrare gli sforamenti delle altre province, ha subito ulteriori e ingiustificati tagli lineari. In Puglia -prosegue Volpe- è a rischio il PNRR; nella sola provincia di Taranto mancano secondo il DM77 circa 184 infermieri di famiglia e di comunità, senza contare il prossimo fabbisogno di infermieri per la gestione dei 723 posti letto dell’ospedale San Cataldo.
Accanto agli infermieri occorre personale di supporto, servono OSS per consentire all’infermiere di essere gestore dei processi assistenziali così come dice la norma.
La grave carenza di infermieri costringe oggi ad applicare modelli organizzativi vetusti, quello per compiti, ispirato al modello tayloristico ormai in disuso in tutte le organizzazioni sanitarie. Se non colmata con interventi straordinari, la carenza di infermieri decreterà il certo fallimento del PNRR e degli obiettivi che ci si è prefissati con il San Cataldo”.
Infine il presidente Volpe si pone una domanda: “ma dove troviamo tutti questi infermieri visto che le università laureano meno infermieri rispetto ai pensionati e agli abbandoni agli studi?”
Redazione Nurse Times
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