Nonostante siano ancora poco diffusi in ambito extraospedaliero (per varie diatribe a proposito della loro affidabilità), da diversi anni le aziende produttrici di apparati portatili di monitoraggio multiparametrico stanno mettendo a disposizione dei servizi di emergenza territoriale anche alcuni apparecchi in grado di rilevare la concentrazione della CO2 nei gas espirati (VEDI)
Queste due misurazioni sono a torto considerate dei sinonimi. Ma mentre per capnometria si intende solo la misurazione della concentrazione o della pressione parziale di CO2 nei gas espirati (“End Tidal CO2”, ovvero “EtCO2”, che presenta dei valori normali di circa 32-35 mmHg ) ad un determinato tempo, la Capnografia ne rappresenta invece la sua forma analogica, ovvero l’analisi e la registrazione continua della CO2 espirata che viene rappresentata sul macchinario (capnografo) da una curva.
La valutazione dei dati raccolti grazie a questi esami, in uso nei blocchi operatori oramai da tanti anni, permette di:
I capnometri/capnografi possono essere divisi in due grandi categorie:
Ecco le caratteristiche di una curva fisiologica, dove si vedono la rapida salita di un’espirazione (tratto AB), il Plateau orizzontale (tratto BC) che corrisponde all’End Tidal e perciò all’eliminazione dei gas alveolari, la rapida discesa di un’inspirazione (tratto CD) e lo spazio morto (tratto DA):
Da sottolineare è che, comunque, la capnometria/capnografia non può mai sostituirsi all’emogasanalisi nella valutazione dell’ipercapnia e dei gas respiratori, in quanto può essere soggetta ad errore per una serie di cause tra cui: un’alta concentrazione di O2 o CO2 nei gas respiratori, la presenza di gas estranei a quelli riconosciuti dallo spettrometro del capnometro (che viene rilevato comunque come aumento di CO2), una elevata frequenza respiratoria, importanti resistenze/ostruzioni e l’interposizione di filtri tra la fonte di misurazione e le vie aeree.
Però… vista la sua non invasività, la sua immediatezza ed i dati aggiuntivi che produce (informazioni che possono far escludere determinate condizioni patologiche e far risparmiare tempo, fattore cruciale nell’emergenza sanitaria), non sarebbe opportuno dotare tutte le equipe d’ambulanza di questi semplici strumenti e di addestrarle al loro utilizzo?
Visto anche il costante aumento dei pazienti cronici stabilizzati e assistiti sul territorio (come quelli neurologici e respiratori, sempre più spesso tracheostomizzati ed in ventilazione meccanica domiciliare, VEDI) e soggetti, a causa di “reti” assistenziali non propriamente efficienti (VEDI), a continue riacutizzazioni e chiamate al 118 (VEDI)… tale misurazione non invasiva non potrebbe fungere realmente da valido strumento complementare, in grado di rendere possibile un più completo monitoraggio e una più esauriente valutazione dei pazienti respiratori e/o neurologici in fase di presunta acuzie?
Fonti:
Walsh B.K. et al., Capnography/Capnometry During Mechanical Ventilation: 2011, Respiratory Care, vol. 56, n. 4, April 2011
Higginson R. et al., Airway management for nurses: emergency assessment and care, p. 1007
Sung-Min Kim et al., Capnography for Assessing Nocturnal Hypoventila-tion and Predicting Compliance with Subsequent Noninvasive Ventilation in Patients with ALS, p. 6
Biondino A., Scagnetti T., Assistenza respiratoria domiciliare – il paziente adulto tracheostomizzato in ventilazione meccanica a lungo termine, ed Universitalia 2013
ULSS Belluno: “Capnometria e capnografia in ambiente extraospedaliero”
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