Massimo Randolfi

8 marzo, De Palma (Nursing Up): “Servono iniziative per tutelare dalle molestie le professioniste sanitarie”

Nel seguente cominicato stampa le riflessioni di Antonio De Palma, presidente Nazionale del sindacato Nursing Up.

Una indagine dai risvolti inquietanti, che merita di essere portata alla luce, in una giornata come quella odierna, l’8 marzo, che non può essere una semplice celebrazione della donna, ma rappresenta per tutti noi una doverosa occasione di riflessione, e deve portarci ad assumere la responsabilità di nuove iniziative per tutelare contro le molestie l’universo femminile.

E allora arrivano dal Movimento Mee Too e dall’OMS i dati allarmanti circa le molestie sessuali che sono costrette a subire, sul luogo di lavoro, le nostre professioniste sanitarie in tutto il mondo.

Quella di Mee Too è una nota campagna online in cui donne di ogni ceto sociale hanno condiviso da anni le loro storie di aggressioni e molestie sessuali personali ed è diventata virale dal lontano ottobre 2017. L’obiettivo dei loro racconti-verità era ed è ancora oggi quello dimostrare la prevalenza di comportamenti sessuali scorretti, soprattutto sul posto di lavoro. Le vittime di violenza e molestie sessuali spesso passano inosservate e inascoltate, anche se l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che colpisca circa un terzo delle donne in tutto il mondo. 

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In un sondaggio recente condotto tra donne americane, il 54% ha riferito di “avance sessuali indesiderate e inappropriate” sul luogo di lavoro e il 95% ha affermato di aver assistito a casi di donne a loro vicine che hanno subito abusi o avance che non sono mai stati denunciati per paura di ritorsioni, per la maggior parte perpetrate da colleghi di lavoro. Cosa accade allora nella sanità di tutto il mondo? Doveroso che un sindacato come il nostro se lo chieda.

Un sondaggio condotto tra i membri delle facoltà mediche e infermieristiche degli Stati Uniti ha rilevato che il 30%-40% delle donne che lavorano nel settore sanitario hanno subito molestie sessuali e coloro che si sono lamentate o hanno segnalato ciò hanno subito a loro volta conseguenze negative sulla loro carriera. Inoltre, il 60% dei tirocinanti e degli studenti ha subito molestie sessuali. Tuttavia, la maggior parte non ha avuto il coraggio di denunciare il triste fenomeno.

La molestia sessuale, come definita dall’OMS e dalle sue organizzazioni partner , è “qualsiasi comportamento indesiderato, non corrisposto e non gradito di natura sessuale che sia offensivo per la persona coinvolta e la faccia minacciare, umiliare o mettere in imbarazzo”. 

È probabile, secondo l’OMS, che la maggior parte delle infermiere, in particolari giovani e ad inizio carriera, o in particolare nel periodo di tirocinio, abbia sperimentato almeno una volta nella propria carriera, in tutto il mondo, approcci indesiderati, commenti a sfondo sessuale o battute inappropriate – forse anche contatti fisici indesiderati.

Una accurata indagine internazionale sull’esposizione degli infermieri alla violenza fisica e non fisica, al bullismo e alle molestie sessuali in 38 paesi ha rilevato che circa il 25% degli infermieri ha denunciato molestie sessuali. I tassi più alti di violenza fisica e molestie sessuali si sono verificati nei Paesi anglosassoni: Australia, Canada, Inghilterra, Irlanda, Nuova Zelanda e Stati Uniti. I tassi più alti di violenza non fisica e bullismo si sono verificati in Medio Oriente in paesi come Bahrein, Egitto, Iran, Iraq, Israele, Giordania, Kuwait, Arabia Saudita e Turchia.

Le regioni variano in termini di fonti di violenza, con i pazienti che ne sono maggiormente responsabili nelle regioni anglosassoni ed europee e le famiglie/amici dei pazienti che rappresentano la maggior parte in Medio Oriente. Nonostante la sua gravità, le molestie sessuali hanno ricevuto molta meno attenzione della violenza fisica e verbale.

In Europa i casi di molestie sessuali da parte delle professioniste sanitarie sul luogo di lavoro vanno dal 15 al 20%. Per la maggior parte sono messe in atto da colleghi di lavoro.

Uno studio del Journal of Nursing Scholarship, ha anche dimostrato che gli infermieri più giovani, di età compresa tra i 20 e i 30 anni, denunciano le molestie sessuali più frequentemente rispetto ai loro colleghi di mezza età, dai 40 anni in su. Inoltre, infermieri con un’istruzione superiore hanno maggiori probabilità di denunciare le molestie sessuali. I ricercatori hanno notato che un livello di istruzione più elevato potrebbe corrispondere al riconoscimento della gravità delle molestie sessuali e ad un aumento delle denunce.

Sebbene le molestie sessuali subite dalle infermiere donne in tutto il mondo siano un fenomeno dilagante, studi e indagini mostrano che gli infermieri sono per lo più riluttanti a denunciare episodi di abuso, soprattutto quando coinvolgono i loro pazienti, in particolare malati di patologie serie di cui si prendono cura quotidianamente, verso i quali costruiscono una empatia e quindi una “pericolosa forma di tolleranza”.

La ricerca relativa alla gestione e alla prevenzione di comportamenti sessuali inappropriati e di molestie sessuali da parte dei pazienti è comunque scarsa. La maggior parte degli studi si concentra sulle molestie da parte di colleghi di lavoro in particolare superiori.

La piaga delle molestie sessuali ai danni delle nostre professioniste sanitarie è complesso e sfaccettato. Di certo può avere  effetti dannosi sul benessere, sulla salute mentale, sulla soddisfazione lavorativa e sulla produttività degli infermieri. 

Dovere delle aziende sanitarie e della politica è quello, in ogni luogo di proteggere sempre e comunque le nostre donne della sanità, mettendo in atto sia azioni di severa condanna nei confronti dei colpevoli, sia campagne di prevenzione e informazione attraverso le quali le professioniste sanitarie trovino sempre più coraggio di denunciare anche la minima molestia subita.

Redazione Nurse Times

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