L’introduzione delle nuove lauree specialistiche per gli infermieri sta scatenando un acceso dibattito nel panorama sanitario italiano. Durante il recente Consiglio nazionale della Fnopi il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha presentato tre nuove specializzazioni: Cure primarie e sanità pubblica, Cure pediatriche e neonatali, Cure intensive ed emergenze.
Sebbene queste misure possano sembrare un passo avanti per il miglioramento del sistema sanitario, stanno sollevando serie preoccupazioni tra gli infermieri di base, anche perché vanno a integrarsi con la tanto discussa introduzione dell’assistente infermiere, come se fosse un piano già stabilito.
Si sta tracciando un percorso che potrebbe portare alla scomparsa degli infermieri generalisti, la spina dorsale del Servizio sanitario nazionale. Le nuove specializzazioni potrebbero rivelarsi un’arma a doppio taglio, privando di valore e riconoscimento i 300mila infermieri con laurea triennale.
Inoltre la recente introduzione dell’assistente infermiere non fa che creare ancora di più confusione nei ruoli. Sono preoccupato per il futuro dell’assistenza di base e mi chiedo chi si occuperà delle strutture territoriali e degli ospedali già in difficoltà.
Mentre ci si concentra su queste nuove figure, chi gestirà il caos nei reparti di emergenza? Non saranno certo gli specialisti a occuparsene, né gli attuali infermieri, se non si riconosce loro un adeguato avanzamento professionale. Saranno forse i professionisti sanitari stranieri, fortemente voluti dal ministro, oppure ancora i nuovi assistenti infermieri? Ci auguriamo sinceramente che non sia così. In questo caso sarebbe fortemente in pericolo la qualità stessa dell’assistenza.
La Fnopi sembra più interessata a creare nuove figure d’elite che a salvaguardare la carriera degli infermieri di base, già sovraccaricati e sottopagati. Una delle preoccupazioni principali riguarda la creazione di un sistema polarizzato, in cui poche figure specialistiche beneficiano, forse, di avanzamenti di carriera e contratti migliori, lasciando indietro la maggior parte degli infermieri.
Le nuove specializzazioni rischiano di aumentare solo il divario tra chi ha accesso a percorsi formativi avanzati e chi, nonostante anni di esperienza, potrebbe finire con l’essere drammaticamente ignorato. Inoltre l’assenza di un piano chiaro per l’inquadramento contrattuale delle nuove figure potrebbe aggravare ulteriormente la situazione.
Se queste lauree non saranno incluse nel Contratto della dirigenza medica, si rischia di sovraccaricare il contratto dei professionisti del comparto. Il Coina, in tal senso, ha chiesto da tempo per i professionisti dell’area non medica con laurea triennale un contratto separato delle professioni sanitarie.
Inoltre tutti i professionisti che hanno conseguito master specialistici a seguito della Legge 43 del 2006 che fine faranno? Sarà carta straccia, come di fatto è adesso? Lanciamo un appello alla politica affinché consideri le implicazioni di questa riforma.
Se non si trova una soluzione per garantire una progressione di carriera agli infermieri attuali, il sistema sanitario rischia di implodere. L’inserimento di infermieri stranieri, come previsto dal Governo, potrebbe solo complicare ulteriormente la gestione delle cure. È urgente un confronto trasparente con tutte le parti in causa del settore per evitare divisioni insanabili e garantire un futuro dignitoso per gli infermieri di base.
Redazione Nurse Times
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