La vitamina D, un nutriente liposolubile spesso sottovalutato, svolge un ruolo cruciale nella salute delle ossa, dei denti e nel mantenimento di un sistema immunitario efficiente. In questo articolo, esploreremo le varie funzioni della vitamina D nel corpo umano e le principali fonti da cui possiamo trarre beneficio.
La vitamina D è una vitamina sui generis: le vitamine, infatti, sono molecole essenziali che l’organismo non può produrre da solo e devono essere introdotte attraverso l’alimentazione. La vitamina D, invece, anche se presente in alcuni alimenti è prodotta dall’organismo in seguito all’esposizione della pelle al sole. La radiazione ultravioletta, infatti, trasforma un grasso, simile al colesterolo, presente nella pelle in vitamina D3 (colecalciferolo). La vitamina D prodotta nella pelle, o introdotta con la dieta e assorbita nell’intestino, passa poi nel sangue dove si lega a una proteina specifica che la trasporta ai diversi organi e tessuti. Nel fegato e nel rene la vitamina D viene trasformata prima in calcidiolo e poi in calcitriolo, la molecola dotata di attività biologica.
E’ conosciuta principalmente per il suo ruolo nell’assorbimento del calcio e del fosforo nell’intestino tenue. Questa funzione essenziale aiuta a mantenere ossa e denti forti, riducendo il rischio di malattie ossee come l’osteoporosi, che può portare a fratture e problemi di mobilità.
Tuttavia, la vitamina D non si ferma qui. Svolge anche un ruolo nel sistema immunitario, aiutando il corpo a combattere infezioni e minacce alla salute. Un sistema immunitario ben regolato è cruciale per la protezione del corpo contro agenti patogeni e per ridurre il rischio di malattie autoimmuni.
Inoltre, la vitamina D è coinvolta nella regolazione del processo di divisione cellulare, un aspetto fondamentale per il mantenimento della salute generale e la crescita cellulare appropriata.
La principale fonte è l’esposizione alla luce solare. Quando la pelle è esposta alla luce solare, il nostro organismo la sintetizza grazie ai raggi UVB. Si consiglia di dedicare almeno 10-30 minuti di esposizione al sole, due volte alla settimana, per garantire una sintesi adeguata di vitamina D.
Tuttavia, il nostro stile di vita moderno può rendere difficile ottenere una quantità sufficiente di vitamina D solo dalla luce solare.
Fortunatamente, esistono anche fonti alimentari ricche di vitamina D. Pesce grasso, come salmone e tonno, è una delle migliori fonti di questa vitamina. Inoltre, il fegato, il tuorlo d’uovo e i latticini fortificati con vitamina D possono essere inclusi nella dieta per aumentare l’apporto di questo nutriente essenziale.
Nel caso in cui l’esposizione al sole e l’alimentazione non siano sufficienti per raggiungere il suo fabbisogno, è possibile considerare l’assunzione di integratori, sempre sotto la supervisione di un professionista sanitario.
L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA, dal nome inglese European Food Security Agency) ha recentemente aggiornato i valori dietetici di riferimento (DVR) per la vitamina D ed indicato come fabbisogno giornaliero:
Data la sua peculiarità che può essere efficacemente sintetizzata dall’organismo in seguito all’esposizione al sole, si precisa però che questi valori sono stati calcolati assumendo una produzione attraverso la pelle minima o assente. La necessità di introdurla con la dieta può essere minore o addirittura nulla in presenza di produzione cutanea della vitamina D (ossia di adeguata esposizione al sole).
Lo stato (status) della vitamina D si valuta misurando i livelli del suo precursore [calcidiolo, generalmente indicato con la sua formula chimica 25(OH)D] nel sangue ed esprimendo la sua concentrazione in nanogrammi per millilitro (ng/ml) o in nanomoli per litro (nmol/L). Variazioni stagionali nei livelli di vitamina D nel sangue sono ben documentate, con valori più alti in estate e in autunno e più bassi in inverno e primavera. La zona geografica in cui si vive (latitudine), il colore della pelle, il sesso e il peso corporeo contribuiscono alla variabilità dei livelli di vitamina D nel sangue.
Non c’è un consenso unanime nella comunità scientifica e medica su quali siano i livelli ottimali di vitamina D e sulla definizione clinica di carenza. In un recente documento dell’Associazione Italiana degli Endocrinologi Clinici, si considerano sufficienti nella popolazione generale valori uguali o maggiori di 20 ng/ml (50 nmol/L), ma si raccomandano livelli uguali o superiori a 30 ng/mL (75 nmol/L) in presenza delle seguenti condizioni di rischio e/o malattie:
In una recente nota dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco, 2019) con la quale sono state aggiornate le indicazioni per la “Prevenzione e trattamento della carenza di vitamina D” nella popolazione adulta, si indicano come valori desiderabili di 25(OH)D valori compresi tra 20 e 40 ng/mL. Valori indicativi di “carenza” di vitamina D sono individuati, invece, per valori di 25(OH)D inferiori a 20 ng/mL.
La vitamina D è generalmente considerata sicura quando assunta nelle dosi raccomandate, ma come con qualsiasi integratore o farmaco, è importante prenderne consapevolezza e attenzione riguardo agli effetti indesiderati e alle interazioni con altri farmaci.
La sua assunzione eccessiva può portare ad un’iper-vitaminosi D, che può causare effetti indesiderati. Gli effetti collaterali possono includere:
L’ipervitaminosi D può anche essere conseguente ad alcune malattie:
La vitamina D può interagire con alcuni farmaci, influenzando la loro efficacia o aumentando il rischio di effetti collaterali. Alcuni esempi di farmaci con cui può interagire includono:
È importante informare il medico su tutti i farmaci e gli integratori che si sta assumendo, inclusi gli integratori di vitamina D, in modo che possano essere valutate eventuali interazioni.
In caso di ipovitaminosi D, ossia una sua carenza nell’organismo, possono verificarsi diverse conseguenze negative per la salute. Poiché svolge un ruolo essenziale in molte funzioni del corpo, la carenza può avere effetti significativi.
Alcune delle principali conseguenze dell’ipovitaminosi D includono:
La diagnosi di ipovitaminosi D viene solitamente effettuata mediante un esame del sangue per misurare i livelli di vitamina D nel corpo. Se viene identificata una carenza, il professionista sanitario può raccomandare l’integrazione di vitamina D attraverso integratori e/o cambiamenti nella dieta e nello stile di vita per aiutare a ripristinare i livelli adeguati di questo importante nutriente. È sempre importante seguire le indicazioni del medico e adottare un approccio equilibrato per mantenere la salute generale.
Conclusione
La vitamina D gioca un ruolo fondamentale nella salute delle ossa, del sistema immunitario e nella crescita cellulare. L’esposizione al sole, una dieta equilibrata e l’eventuale integrazione possono contribuire a mantenere un adeguato apporto di questo prezioso nutriente. Assicurarsi di adottare uno stile di vita sano e consultare sempre un professionista sanitario per garantire un corretto equilibrio nel corpo, è la chiave per promuovere la salute e il benessere a lungo termine.
Redazione NurseTimes
Fonte: ISS – Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA)
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