In tema di tutela della maternità l’Italia è indietro rispetto ad altri Paesi europei.
Da anni in Italia nascono meno di 400mila bambini. Record negativo nel 2023, con 379 mila nati, a fronte di 661mila decessi. Nel 2050 ci sarà un ragazzo ogni tre anziani. I flussi migratori non saldano il rapporto di sostituzione, necessario alla copertura del welfare: cala la qualità della vita, come è evidente nel servizio sanitario e scolastico.
Come si vede, questi Stati hanno cambiato visione di fronte alla sfida, mettendo al centro la cura del bambino e al pari donne e uomini. In Spagna dal 2021 c’è il congedo parentale di 16 settimane per ciascun genitore (prime sei obbligatorie, le successive facoltative o a tempo pieno o part-time), con il 100% dello stipendio. In Portogallo i giorni indennizzati sono 150 al 100% o 180 all’80% dello stipendio, con la possibilità di altri tre mesi a testa di lavoro part-time.
In Norvegia sono 12 i mesi di congedo retribuiti suddivisi o condivisi tra padre e madre. In Svezia ogni genitore ha 16 mesi di congedo, tre all’80% dello stipendio. La Germania ha un congedo parentale flessibile: i genitori possono lavorare fino a 32 ore settimanali per 24 mesi. In Polonia il congedo dura 36 settimane, 20 retribuite al 100%.
Ma il secondo mese così retribuito riguarderà solo il 2024: dal 2025 verrà ridotto al 60%. Esistono inoltre: l’assegno unico universale (in base al reddito, da 50 a 200 euro al mese per ogni minore); l’azzeramento dei contributi solo per le madri lavoratrici con più di tre figli; il bonus nido. Si tratta tuttavia di aiuti non sistematici, dai criteri restrittivi e iper-burocratizzati, di norme che ignorano che un figlio si genera, e quindi si cresce, in due e alla pari. Se a tutto ciò si aggiunge che i nostri nidi coprono solo il 28% per la fascia zero-tre anni, non stupisce che spesso una donna debba lasciare il lavoro dopo il parto.
Un’energia pro-creativa che continuerà a disperdersi finché le donne rimarranno equilibriste e gli uomini esclusi da una paritaria possibilità di cura. Se un Paese non aumenta la spesa per la cura (ospedali e scuole), quel Paese ha deciso di tramontare. E le scelte non accadono, si prendono.
Anna Arnone
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