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Streptococcus pyogenes, detto “mangiacarne”: una minaccia batterica in crescita

Negli ultimi anni lo Streptococcus pyogenes, comunemente noto come streptococco del gruppo A (GAS), ha attirato l’attenzione come patogeno batterico in recrudescenza. Questo batterio è responsabile di una serie di infezioni: dalle lievi infezioni alla gola a gravi malattie invasive. Approfondiamo i dettagli di questa tendenza preoccupante ed esploriamo come le autorità sanitarie stanno rispondendo.

Lo Streptococcus pyogenes è stato soprannominato “batterio mangiacarne” o “malattia carnivora”. Tuttavia il termine medico corretto è sindrome da shock tossico streptococcico (STSS). Vediamo perché:

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  1. Origine e caratteristiche:
    • S. pyogenes è un batterio ubiquitario che di solito causa tonsilliti nei bambini o infezioni cutanee banali.
    • In rari casi, questi batteri possono entrare nel circolo sanguigno, scatenando infezioni sistemiche.
    • La STSS è mediata dalla produzione di tossine superantigeniche che provocano una reazione immunitaria eccessiva, portando a shock e disfunzione multiorgano.
  2. Sintomi:
    • La sindrome da shock tossico può causare febbre alta, abbassamento della pressione arteriosa, tachicardia, tachipnea e scompenso multiorgano.
    • Le tossine possono indurre la necrosi dei tessuti infettati, causando ferite necrotiche sulla pelle.
  3. Variante M1UK:
    • La variante M1UK di S. pyogenes è particolarmente virulenta e tende a provocare più spesso infezioni sistemiche.
    • Questa variante è stata associata a casi di fascite necrotizzante, da cui il soprannome “batterio mangiacarne”.
  4. Prevenzione:
    • L’igiene delle mani è fondamentale per prevenire la trasmissione.
    • La diagnosi precoce e l’uso appropriato di antibiotici sono essenziali.

In sintesi, sebbene lo Streptococcus pyogenes sia solitamente innocuo, alcune varianti possono causare gravi infezioni sistemiche, comprese le ferite necrotiche che hanno dato origine al nome “batterio mangiacarne”.

In Liguria statistiche allarmanti rivelano la gravità della situazione. Secondo i dati del Sistema di sorveglianza interagenziale (Alisa), dall’inizio del 2023 sono stati registrati 57 casi di infezioni gravi causate da Streptococcus pyogenes. Tra questi casi, otto hanno avuto esito fatale e quattro sono stati classificati come la temuta fascite necrotizzante, comunemente nota come sindrome “mangiacarne”.

Impatto post-Covid

La pandemia ha influenzato involontariamente il nostro panorama microbico. Con l’aumento dell’uso di antibiotici, le pratiche sanitarie modificate e le fluttuazioni del sistema immunitario dovute al Covid-19, alcuni patogeni hanno colto l’opportunità di prosperare. Lo Streptococcus pyogenes è uno di quei batteri che sta vivendo una recrudescenza a livello mondiale.

L’Importanza della diagnosi precoce

Il dottor Matteo Bassetti, direttore della clinica delle malattie infettive presso l’ospedale San Martino di Genova, sottolinea l’importanza della diagnosi precoce. Pur invitando alla prudenza, insiste sulla necessità di vigilanza. Identificare tempestivamente le infezioni da Streptococcus pyogenes consente una gestione multidisciplinare e migliori esiti.

Sintomi variabili

I sintomi delle infezioni da Streptococcus pyogenes dipendono dall’organo colpito. Piuttosto che precipitarsi al pronto soccorso, i pazienti dovrebbero cercare assistenza medica quando si trovano di fronte a infezioni particolarmente complesse. Queste forme tossiche possono colpire principalmente la pelle ed evolvere in condizioni gravi.

La variante aggressiva

È emersa una variante particolarmente aggressiva, M1UK, che sembra essere più contagiosa, suscitando preoccupazioni tra gli operatori sanitari. I ricercatori stanno ancora indagando se alcuni casi liguri siano collegati a questa variante.

Antibiotici e oltre

Il trattamento prevede l’uso di antibiotici, compresi farmaci che sopprimono la produzione di tossine, come clindamicina e linezolid. In alcuni casi si valuta la somministrazione di immunoglobuline per via endovenosa per ridurre il danno ai tessuti.

Redazione Nurse Times

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