Massimo Randolfi

L’amarezza di Sposato (Opi Cosenza) “Sono stato fatto fuori dal comitato centrale FNOPI e aspetto ancora una spiegazione”

L’amarezza di Fausto Sposato presidente Opi di Cosenza “Sono stato fatto fuori dal comitato centrale della FNOPI e aspetto ancora una spiegazione”

COSENZA – L’emergenza covid con gli infermieri definiti “eroi” nella prima e seconda ondata, ma poi finiti nelle retrovie quando bisogna raccogliere i frutti di quel lavoro straordinario.

Ma anche l’amarezza per l’esclusione dal Comitato centrale della Fnopi, per motivazioni che lui stesso definisce “puerili”. E’ una intervista a tutto tondo quella che Nurse Times ha realizzato con il presidente dell’Opi di Cosenza, Fausto Sposato. Partendo dalla situazione attuale dell’emergenza sanitaria con la probabile quarta ondata che comincia a farsi sentire senza che, al momento, il sistema sanitario sia ancora andato sotto stress.

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Presidente Sposato, qual è la situazione in Calabria?

In questo momento la situazione è abbastanza tranquilla. Noi siamo quasi al limite dell’indice Rt, siamo tra le regioni che se continuano ad aumentare i contagi, entrerebbe in zona gialla. Speriamo che tutto si risolva e che ci sia una diminuzione dei contagi e dei casi.

La cosa positiva è che, in questa fase, non ci sono contagi in aumento tra gli operatori sanitari e questa è una bella notizia visto quello che abbiamo passato nella seconda e anche nella terza ondata.

Le terapie intensive sono parzialmente occupate ma per un motivo semplice: noi non abbiamo tutti i numeri delle terapie intensive che dovremmo avere. Ne abbiamo talmente poche che è normale e facile occuparle. Quindi si saturano con una certa facilità. Qui in Calabria c’è una situazione sanitaria piuttosto preoccupante, ma per questioni organizzative: le linee guida regionali sono state scritte in fretta e furia ma siamo riusciti a far inserire l’infermiere di famiglia e di comunità, per cui appena gli atti aziendali verranno ratificati dalla Regione, l’infermiere di famiglia dovrebbe cominciare il suo inter per quanto riguarda le funzioni e anche le assunzioni.

Anche nella sanità calabrese c’è carenza di infermieri?

La programmazione in Calabria è quasi al minimo: ci si sorprende che ogni anno arrivi l’estate e il personale deve andare in ferie. Quindi si accorpano alla rinfusa i reparti per far bastare quel personale che onestamente non basta. Noi abbiamo anche un’alta percentuale di precari. No abbiamo graduatorie in itinere in Calabria per cui è difficile assumere. A questo aggiungiamo la criticità anche delle strutture private, perché tantissimi infermieri che vengono assunti, anche a tempo determinato nelle strutture pubbliche, lasciano quelle private. Per cui si sta prospettando una situazione paradossale anche per gli infermieri che in alcune attività vengono sostituiti dagli operatori socio sanitari. Da noi mancano tantissimi infermieri, abbiamo fatto richiesta per l’espletamento dei concorsi. Stiamo perdendo un patrimonio importante, perché tanti ragazzi che sono obbliati ad andare fuori ad espletare i concorsi e di questi un terzo non tornerà.

Qual è la situazione delle vaccinazioni tra gli infermieri? Ci sono molti no vax?

La percentuale degli infermieri no vax, non è alta però ci sono delle resistenze non solo per gli infermieri. Bisogna far capire, con un’azione di sensibilizzazione, a questi soggetti che quello che stiamo vivendo è uno stato di necessità.

Che giudizio dà all’azione politica della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche, in questo momento delicato?

Sulle politiche della Fnopi al momento posso dire qualcosa di minimo, perché non sono addentrato nelle dinamiche della Federazione. Ricordo che sono l’unico escluso dalla vecchia composizione del Comitato centrale della Federazione.

Diciamo che, però, qualche scivolone è stato preso da parte della Fnopi. Molto probabilmente bisognava far pesare il momento critico. Il momento in cui gli infermieri da eroi dovevano continuare a rimanere un punto fermo e importante del sistema sanitario e non come al solito: andare in prima linea e poi finire nelle retrovie una volta che c’è da raccogliere i frutti.

Noi siamo rappresentanti degli Ordini, siamo rappresentanti della categoria, non siamo rappresentanti sindacali, ma non possiamo nascondere che abbiamo una categoria che ha un’età media elevata. Queste persone sono state prese dalla sera alla mattina e mandate nelle terapie intensive e nei reparti covid, senza un minimo di preparazione, a volte a mani nude.

Questa pandemia ha fatto una cosa straordinaria che non è riuscita al Governo centrale: quella di uniformare tutta l’Italia, in negativo ma di uniformare tutto il Paese. I sistemi sanitari che si dichiaravano delle eccellenze sono crollati. Questo era il momento, secondo me, per far sentire ancora più forte la nostra voce e incidere nelle problematiche quotidiane degli infermieri.

Ha fatto riferimento alla sua esclusione dal Comitato centrale della Fnopi? Cosa è accaduto con la presidente Barbara Mangiacavalli e quale spiegazione le è stata fornita?

In questo momento preferisco parlare della dottoressa Mangiacavalli, non della presidente perché quello è un ruolo a parte. Con la dottoressa Mangiacavalli abbiamo avuto un breve confronto, con un paio di sms e una telefonata che mi preannunciava l’esclusione.

Essendo stato l’unico escluso, perché è così visto che l’altro escluso, Sandro Arnofi non è più presidente (dell’Opi di Ferrara n.d.r.), al quale è stato chiesto se restare o no all’interno della Federazione. L’unica persona alla quale non è stato chiesto niente sono io.
Devo avere fatto qualcosa di veramente grave per essere stato escluso, perché altrimenti non ci sono spiegazioni.

Quelle che sono state date si smentiscono da sole. Mi è stata data una giustificazione puerile, patetica e infantile: il fatto che io ricopro dei ruoli politici.

Mi viene da ridere un motivo semplice perché la Federazione per anni ha chiesto agli infermieri di entrare nelle istituzioni, anzi ad ogni campagna elettorale la Federazione ha detto di votare gli infermieri. E una volta entrati nelle istituzioni (Sposato è consigliere comunale e provinciale n.d.r.) vengo escluso dal Comitato Centrale della Federazione perché sono entrato nelle istituzioni.

Ma non è questo il motivo: i motivi sono sicuramente altri. Questa è un’offesa alla mia intelligenza perché la stessa Federazione ha messo al proprio interno rappresentanti politici e rappresentanti sindacali. Per cui devo aver fatto qualcosa di molto grave che ancora non riesco a capire e che nessuno ha avuto ancora il coraggio di dirmi. Ma per giustificare delle dinamiche forse anche esterne, cercano di delegittimarmi mettendo in circolazione alcune voci sulla mia persona è di uno squallore e di una povertà mentale che onestamente mi rattrista. Se qualcuno vorrà anche pubblicamente spiegarmi cosa è successo, io sono qui.

Come giudica il Pnrr sui temi sanitari?

Si poteva fare molto meglio. Si poteva fare una politica centrale della sanità perché la sanità deve tornare centrale. Non possono esserci più sistemi sanitari, non possono esserci in Italia più velocità altrimenti il gap aumenta.

Nella sanità vanno fatti investimenti: noi siamo il Paese nell’Unione europea che ha più risonanze magnetiche e tac. Paradossalmente spendiamo tantissimo in altre cose e non riusciamo ad investire in risorse umane che significa far progredire quelle professioni che, da qui a qualche anno, proprio perché c’è un invecchiamento della popolazione e si va verso la cronicità, quelle professioni che saranno fondamentali nei prossimi cinque – dieci anni.

E quelle sono professioni che erogano assistenza. Abbiamo fatto l’infermiere di famiglia e di comunità, ci sono i fondi ma nessuno ha spinto tutte le regioni ad uniformarsi.

Abbiamo contratti da precari, abbiamo ancora persone che vengono assunte a tempo determinato per poi mandarle via. Va fatto un ragionamento anche sui concorsi: non è pensabile che per un concorso, in un momento di emergenza come è stata la pandemia noi dobbiamo fare la preselezione, la prova scritta, la prova orale, la prova pratica.

Ma così non se esce più. Bisogna modulare tutto il sistema, è in questo che bisogna intervenire.

E poi c’è la questione degli infermieri eroi.

Le dico una cosa: gli eroi dei fumetti non vengono pagati. Ma gli eroi che hanno rimesso la loro salute, i loro affetti nel periodo di pandemia vanno gratificati economicamente e praticamente.

E chi non riesce a fare questo ha fallito, è una sanità che ha fallito. Lo dico per tutti gli operatori sanitari. Forse in questo bisognava incidere. In Calabria gli infermieri e gli operatori sanitari non hanno ancora ottenuto il premio covid per il 2020. Si deve far meglio anche sul nuovo contratto: gli infermieri vanno riconosciuti anche e soprattutto economicamente!

Salvatore Petrarolo, Direttore Nurse Times

Redazione Nurse Times

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