Cittadino

Sindrome dell’ovaio policistico: come si manifesta e quali sono le cure

Rilanciamo un approfondimento a cura della ginecologa Rosaria Parisen Toldin, pubblicato sul sito dell’Irccs Humanitas Research Hospital.

La sindrome dellovaio policistico (PCOS) è il disordine endocrino più frequente dell’età riproduttiva. Si tratta di una condizione piuttosto comune, che interessa il 5-10% delle donne in età fertile e che può influire negativamente sul metabolismo e sulla capacità riproduttiva. Come si manifesta e quali sono le cure? Ne parliamo con la dottoressa Maria Rosaria Parisen Toldin, ginecologa di Humanitas.

Advertisements


SCARICA LA TUA TESI


Cos’è la sindrome dell’ovaio policistico?
Si parla di sindrome dell’ovaio policistico quando sono presenti almeno due delle seguenti caratteristiche:

  • irregolarità mestruali con assenza del ciclo mestruale, cicli molto brevi o molto lunghi con conseguenti disfunzioni ovulatorie, che influenzano quindi la fertilità della donna;
  • segni di iperandrogenismo (aumento degli ormoni maschili) che si manifestano con irsutismo (aumento della peluria sul viso e sul corpo soprattutto in alcune zone), acne e alopecia (ridotta qualità e quantità di capelli). L’iperandrogenismo è inoltre responsabile della mancata maturazione follicolare, con conseguente assenza dell’ovulazione e dell’aumento del rischio di sindrome metabolica;
  • ovaie policistiche all’ecografia, ovvero ovaie di dimensioni superiori alla norma, contenenti un gran numero di piccoli follicoli.

Spesso alla sindrome dell’ovaio policistico si associa un quadro di iperinsulinemia, checausa insulino-resistenza. La manifestazione più frequente dell’insulino-resistenza è una difficoltà a perdere peso, che contribuisce a un ulteriore aumento della produzione di androgeni, aggravandone il quadro clinico. Non tutte le pazienti affette da PCOS presentano la stessa sintomatologia, in quanto sono possibili diverse combinazioni.

Quali sono le cause?
Le cause della sindrome dell’ovaio policistico non sono ancora completamente note, ma pare sia dovuta a una combinazione di fattori genetici e ambientali. Trattandosi di un disturbo dell’età fertile, spesso i sintomi della patologia si sviluppano con la comparsa delle prime mestruazioni (menarca), ma non è raro che compaiano anche negli anni successivi.

Quali le conseguenze?
Le conseguenze a breve, medio e lungo termine sono importanti e comprendono obesità, infertilità, diabete, malattie cardio-vascolari (ipertensione e ipercolesterolemia), depressione, apnea ostruttiva durante il sonno e aumento del rischio di tumore dell’endometrio. L’infertilità nel 40% dei casi è dovuta alla difficoltà di concepimento per un fattore disovulatorio e a una maggiore incidenza di problematiche ostetriche (quali aborto, diabete gestazionale, macrosomia fetale, preeclampsia, anomalie congenite).

La visita ginecologica per la diagnosi.
La sindrome dell’ovaio policistico viene diagnosticata dallo specialista ginecologo qualora vi sia il sospetto di iperandrogenismo o di disfunzioni ovulatorie associate a un quadro ecografico di ovaio policistico e solo dopo aver escluso altre cause di iperandrogenismo. Durante la visita ginecologica, infatti, lo specialista avrà modo di raccogliere informazioni sul ciclo mestruale, caratteristiche fisiche della paziente, eventuali patologie familiari e tramite ecografia transvaginale confermare la presenza o meno di ovaie policistiche. Se necessario a completamento del quadro diagnostico verrà richiesto anche un prelievo di sangue per valutare l’assetto ormonale, il profilo lipidico e glicemico, la funzionalità tiroidea e la vitamina D.

Come si cura la sindromne dell’ovaio policistico?
La sindrome dell’ovaio policistico viene trattata in maniera differente in base alle sue manifestazioni. Per limitare i segni di iperandrogenismo può essere utile l’assunzione della pillola estro-progestinica (anticoncezionale), mentre per le pazienti con alterazioni del ciclo mestruale che ricercano una gravidanza, si cerca di indurre l’ovulazione con vari approcci terapeutici in base al quadro clinico, all’età e alla durata del periodo di ricerca della gravidanza (calo ponderale, attività fisica, variazione dello stile di vita, clomifene citrato, metformina, inositolo, gonadotropine o IVF). In ogni caso adottare un corretto stile di vita: alimentazione sana e equilibrata, perdita di peso (qualora la paziente fosse sovrappeso) e attività fisica regolare, sono fondamentali per aiutare a prevenire le conseguenze più severe di questa sindrome.

Redazione Nurse Times

Fonte: Humanitas

Redazione Nurse Times

Leave a Comment
Share
Published by
Redazione Nurse Times

Recent Posts

Dopo la morte del giornalista Franco Di Mare l’Italia conta i costi dell’amianto: mappa del dolore e della perdita

La morte di Franco Di Mare ha portato l’attenzione pubblica su questa patologia poco conosciuta,…

19/05/2024

Indagine Nursing Up: “Carenza di infermieri pronta ad esplodere come una bomba a orologeria nei mesi estivi”

Sanità, Indagine Nursing Up: “Tra le regioni più in difficoltà, al primo posto ci sono…

18/05/2024

Asl Ferrara: conferimento incarico di dirigente delle professioni sanitarie infermieristiche. Il Bando

Conferimento dell'incarico quinquennale di struttura complessa interaziendale di dirigente delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della…

18/05/2024

Rinnovo contratto sanità privata: Cgil, Cisl e UIL dichiarano lo sciopero dei dipendenti Aris e Aiop

I sindacati: “Aiop e Aris non vogliono riconoscere il contratto ai dipendenti” “Le promesse fatte…

18/05/2024

L’infermiere del 118 accusato di molestie: “Non ho fatto nulla, c’è chi può testimoniarlo”

L’infermiere ai direttori sanitari ha ribadito: “Non ho fatto nulla, c’è chi può testimoniarlo” La…

18/05/2024

Mille infermieri all’anno da tutti i continenti per gli ospedali cattolici italiani. Aris, Uneba e Cei presentano “Samaritanus Care”

Cei: “La Chiesa italiana con Samaritanus Care affronta la grande fuga degli infermieri assumendo laureati dalle…

18/05/2024