Il ministro della Salute Roberto Speranza lascia in eredità un provvedimento che rivoluziona il sistema sanitario italiano e di assistenza ai cittadini. Pubblicato sul n. 144 della Gazzetta Ufficiale, il 7 luglio è entrato in vigore il DM77.
Con il documento si chiede a tutte le regioni di dotarsi di un’organizzazione “territoriale” adeguata entro il gennaio del 2023: chi non lo farà perderà il 2-3% del finanziamento integrativo del Fondo sanitario nazionale.
Prevista la disponibilità anche di psicologi, ostetrici, assistenti sociali, tecnici della riabilitazione e qualsiasi specialista possa servire se un cittadino dovesse stare male.
Nel caso in cui la problematica sia troppo importante e il Cdc non possa risolverla, il cittadino deve essere messo nelle condizioni di andare all’ospedale della comunità, una struttura in grado di gestire patologie acute ma anche aggravamenti di malattie croniche.
In pratica il DM77 introduce misure che prevedano ogni tipo di intervento di assistenza sanitaria, in qualsiasi momento, senza che il cittadino debba per forza andare in un grande ospedale a intasarlo con piccole patologie risolvibili diversamente.
Con il DM 77/2022 vengono definiti: le strutture che compongono la rete dei servizi territoriali; gli standard in rapporto alla popolazione; i parametri di riferimento del personale; le modalità organizzative e funzionali; gli obiettivi strategici di riferimento, la governance del sistema.
Il modello organizzativo disegnato ruota intorno al Distretto sanitario che costituisce il centro di riferimento per l’accesso a tutti i servizi delle ASL.
In sintesi, all’interno del Distretto opera la Casa della Comunità che rappresenta il fulcro della nuova rete territoriale: lì i cittadini potranno trovare assistenza 24 ore su 24 ogni giorno della settimana, con equipe costituite da medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialisti, infermieri di famiglia e tutti gli altri professionisti coinvolti nel processo di cura.
Redazione NurseTimes
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