Massimo Randolfi

Pesticidi: i possibili effetti sulla salute dei bambini

Rilanciamo un approfondimento sul tema a cura di NostroFiglio.it

I residui dei pesticidi utilizzati nelle colture destinate all’alimentazione umana e animale possono rappresentare un rischio per la salute delle persone, soprattutto dei bambini, che sono più vulnerabili agli effetti nocivi di queste sostanze. Ricerche recenti suggeriscono che anche livelli bassi di esposizione ai pesticidi possono influenzare lo sviluppo neurologico, comportamentale e fisico dei bambini piccoli.

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Nel nostro Paese la legislazione in materia di pesticidi è molto rigida e i controlli a campione eseguiti ogni anno ci dovrebbero tranquillizzare, ma possiamo davvero considerarci al sicuro?

La parola pesticidi è la traduzione del termine inglese pesticides. Il termine italiano più corretto, però, è prodotti fitosanitari, spesso chiamati anche antiparassitari, fitofarmaci, agro-farmaci. Quando parliamo di pesticidi ci stiamo riferendo in pratica a sostanze chimiche (sia naturali che prodotte industrialmente), che vengono utilizzate in agricoltura per eliminare tutto ciò che danneggia le coltivazioni o che compromette la produttività del terreno e la qualità del raccolto.

Quando si parla di pesticidi, spesso lo si fa in modo negativo, come se fossero il nostro più temibile nemico. In realtà, come precisa anche l’Istituto Superiore di Sanità, i pesticidi hanno permesso di eliminare da alcuni territori malattie come la malaria e la febbre gialla, e di favorire una maggiore produzione agricola per far fronte al continuo aumento della popolazione mondiale. Accanto a questi vantaggi, però, abbiamo anche una lista, più o meno lunga, di svantaggi. I pesticidi, infatti, rappresentano un potenziale pericolo per la salute dell’uomo e anche dell’ambiente.

I pesticidi sono sostanze in grado di uccidere gli organismi che sono il loro bersaglio, come ad esempio insetti, funghi, muffe e acari. Come spiega bene l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), i pesticidi, per poter “funzionare”, devono essere in grado di interferire con le funzioni degli organismi nocivi, che però sono spesso sono presenti anche nell’uomo e negli animali. Ecco il motivo per cui la maggior parte dei pesticidi può avere effetti tossici anche su soggetti che non sono il loro diretto bersaglio.

Di pesticidi, o meglio di fitofarmaci, se ne contano a centinaia e ognuno di essi può provocare effetti diversi sul nostro organismo. Alcuni possono causare danni al fegato, altri possono interferire con la fertilità, e altri ancora potrebbero causare problemi al sistema nervoso centrale.

Secondo un articolo pubblicato nel 2015 dall’Associazione medici per l’ambiente (Isde Italia), l’esposizione a pesticidi potrebbe provocare:

  • danni al sistema immunitario;
  • danni riproduttivi, in particolare riduzione della fertilità maschile;
  • danni al sistema endocrino (in particolare alla tiroide);
  • danni neurologici/cognitivi;
  • danni di vario genere alla salute infantile per esposizione in utero.

Per quanto riguarda gli effetti sulla salute dei bambini, le ricerche suggeriscono che anche livelli bassi di esposizione a pesticidi e fitofarmaci possono interferire con lo sviluppo neurologico, fisico e comportamentale.

Il corpo dei bambini è molto più piccolo di quello di un adulto ed è più esposto al rischio di accumulare sostanze tossiche rispetto a un adulto. I bambini tollerano meno le sostanze tossiche per il semplice motivo che, in proporzione al peso, respirano, bevono e mangiano in misura maggiore rispetto agli adulti. Inoltre il sistema immunitario dei bimbi è ancora in via di sviluppo ed è quindi più vulnerabile di fronte all’azione dei pesticidi. Ecco perché dobbiamo cercare di proteggere i più piccoli da queste sostanze nocive.

Secondo l’Associazione culturale pediatri, per proteggere i bambini, ma anche gli adulti, dagli effetti tossici dei pesticidi, è importante:

  • evitare l’uso dei pesticidi, se non strettamente necessario come unica possibilità di intervento;
  • tenere lontane le donne in gravidanza da questi prodotti;
  • conservare i pesticidi nei contenitori originari, con guarnizioni a prova di bambino, in armadietto chiuso a chiave e seguendo sempre le istruzioni indicate;
  • scegliere procedure non chimiche per il controllo dei parassiti nell’igiene della casa;
  • non utilizzare pesticidi nel proprio giardino.

I residui presenti in frutta e verdura, essendo in quantità davvero ridotte, non danno rischi di intossicazione immediata, ma potrebbero avere degli effetti sulla salute per via dell’ingestione prolungata. Questa spaventosa eventualità è però prevenuta grazie alla legislazione in atto nel nostro Paese e negli altri Stati europei.

La legge in vigore in materia di sicurezza dei pesticidi in Europa è molto rigida e obbliga a verificare, con controlli a campione, che i residui presenti sugli alimenti siano di molto inferiori alle soglie di sicurezza. Qualche mese fa l’Efsa ha pubblicato i dati sui controlli ufficiali dei residui di pesticidi realizzati durante il 2019. In Italia, su 11.500 campioni, il 62,6% era privo di residui, il 36,2% presentava dei residui sotto il limite massimo (molto più rigido in Europa rispetto agli Usa), mentre solo l’1,1% è risultato non conforme.

L’Italia si conferma così leader in Europa non solo per numero di controlli, ma anche per la sicurezza dei propri prodotti alimentari. Nel nostro Paese, poi, l’importanza della sicurezza dei pesticidi sulla nostra salute è testimoniata anche dal fatto che l’organismo competente è il ministero della Salute, a differenza di quanto accade negli altri Stati, dove di pesticidi se ne occupa esclusivamente il ministero dell’Agricoltura.

Secondo le linee guida italiane per una sana alimentazione, la preoccupazione del consumatore italiano relativamente all’esposizione da residui di pesticidi è eccessiva rispetto al rischio effettivo. Come riportato nelle linee guida, infatti, l’esposizione ai singoli fitofarmaci, anche nei gruppi di popolazione più esposti, è inferiore al 20% della dose giornaliera ammissibile (Dga), ossia a quella quantità di una sostanza che le persone possono consumare tutti i giorni per tutta la vita senza che questo determini rischi per la salute. Per giunta, questi limiti sono predisposti prudenzialmente molto più bassi del livello che potrebbe realmente essere pericoloso per la salute.

Come consumatori possiamo anche ridurre ulteriormente il rischio di esposizione ai pesticidi con alcuni semplici gesti, come:

  • lavare accuratamente frutta e verdura;
  • variare le scelte alimentari.

Anche acquistare prodotti provenienti da agricoltura biologica può essere un modo per evitare il rischio, davvero minimo, di ingerire pesticidi. Sono sempre più le mamme che, per evitare di dare ai propri figli alimenti che potrebbero contenere tracce di pesticidi, hanno deciso di passare a un’alimentazione totalmente, o quasi, biologica. Solo nel 2020, in Italia, è stato registrato un aumento del 7% delle vendite di prodotti biologici, per una spesa complessiva di 4,3 miliardi di euro.

La scelta del biologico è dettata spesso da motivi di salute, perché si pensa che i prodotti dell’agricoltura tradizionale (o intensiva) possano contenere troppi residui di fitofarmaci. In realtà, come abbiamo visto, il problema praticamente non si pone nel nostro Paese e i controlli a campione lo hanno dimostrato. Che si tratti di agricoltura biologica o di agricoltura tradizionale, gli alimenti presenti sul mercato sono sicuri.

I prodotti biologici possono però essere considerati “migliori” dal punto di vista nutrizionale? Ecco i risultati di una revisione sistematica della letteratura e di un’importante metanalisi. Dai risultati dei due studi emerge che non ci sono particolari differenze tra i vegetali bio e quelli “normali”, se non per un maggiore contenuto di polifenoli (antiossidanti) per le coltivazioni biologiche.

Per quanto riguarda la carne da allevamenti biologici, anche qui non ci sono differenze degne di nota rispetto ai valori nutrizionali. Che si tratti di carne bio o meno, l’importante è non esagerare, perché gli alimenti animali possono accumulare al proprio interno inquinanti organici persistenti.

Infine, latte e uova bio contengono più Omega-3 rispetto a latte e uova non bio. Bisogna però anche dire che il contributo di latte e derivati all’apporto di Omega-3 è parecchio limitato.

Se è vero che l’agricoltura biologica usa meno pesticidi rispetto all’agricoltura tradizionale, significa che ci sono meno rischi per la salute? In realtà non proprio. Secondo una revisione della letteratura, condotta dall’Università di Stanford, sebbene il consumo di alimenti biologici possa ridurre leggermente il rischio di esposizione ai pesticidi, non ci sono evidenze che dimostrino che una dieta bio comporti meno rischi per la salute. Ciò che fa davvero la differenza è il tipo di alimentazione che si segue in famiglia. La ricerca ha infatti sottolineato l’importanza di mangiare più frutta e verdura, “in qualsiasi modo siano coltivate”.

Redazione Nurse Times

Fonte: NostrFiglio

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