Palermo, scatta la sospensione per 213 medici no vax. Ma c’è chi continua a lavorare

Uno di loro è persino in corsa per diventare primario. Gravi ritardi nell’applicazione dei provvedimenti anche a Catania e Messina.

Per sei mesi hanno continuato a visitare i pazienti nei loro studi, negli ambulatori o in corsia, in barba alla legge sull’obbligo vaccinale per i sanitari, in vigore da aprile. Solo ora per 213 medici no vax palermitani è scattata la sospensione dal servizio e dallo stipendio. Ma c’è chi resta al proprio posto: all’Ospedale Civico due nefrologi e un neurochirurgo continuano a lavorare in attesa della sanzione e uno di loro ha persino presentato domanda per diventare primario.

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Una beffa per la Sicilia, regione col primato di non vaccinati (837mila), che in questi giorni ha visto fra le vittime del Covid un medico di Cinisi, Domenico Giannola, 73 anni. E’ stato lui stesso a riferire ai sanitari dell’ospedale Cervello di non essersi vaccinato e di aver provato a curarsi a casa con farmaci omeopatici. La moglie, anche lei positiva, ha raccontato che il marito aveva assunto anche antibiotici e cortisone, ma non è servito a salvargli la vita.

Non si sa se ci fosse anche lui fra i destinatari dei provvedimenti disposti dall’Asp proprio in questi giorni. La scorsa settimana sono stati sospesi 45 medici, tre veterinari, una psicologa e un infermiere. In queste ore sono partiti altri 174 provvedimenti che riguardano 168 medici, tre farmacisti, due tecnici di radiologia e un infermiere. Si tratta di convenzionati esterni e dipendenti di altri ospedali della provincia, che si aggiungono ai 24 dipendenti dell’Asp già sospesi nelle scorse settimane.

Una goccia nel mare rispetto agli 800 professionisti dell’elenco iniziale: “Molti iscritti lavorano e si sono vaccinati fuori dall’isola, altri sono corsi a immunizzarsi dopo la diffida”, spiega il presidente dell’Ordine dei medici di Palermo, Toti Amato, rispondendo a distanza al presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, Filippo Anelli, che aveva segnalato i ritardi: “Ci sono province come Milano o Torino con 300 e 200 medici sospesi rispettivamente, e altre come Palermo o Bari con pochissimi sospesi”.

Solo una questione di rispetto delle procedure, si giustifica Amato: “Non ci interessa fare i primi della classe. Molti Ordini sono stati troppo attivi, ma hanno dovuto poi fare le revoche perché nel frattempo i sanitari si erano vaccinati. Il dipartimento di prevenzione dell’Asp ha lavorato bene. Adesso siamo nella media nazionale”

.

Non tutti però si sono messi in regola: all’ospedale Civico non sono vaccinati 40 sanitari, fra cui tre medici. Eppure, i sospesi sono solo due. Restano in servizio due nefrologi e un neurochirurgo, che dal 15 ottobre, con la nuova legge sul Green Pass, eseguono il tampone ogni 48 ore per lavorare. Una grana per l’Azienda, che si chiede come comportarsi con uno dei due nefrologi in lizza per il concorso da primario che si terrà a novembre.

Il direttore generale Roberto Colletti allarga le braccia: “Non abbiamo ancora ricevuto le carte dell’Asp sulle altre posizioni. Non appena arriveranno, applicheremo la legge valutando attentamente gli effetti sull’assistenza”. Sì, perché tra le cause dei ritardi c’è anche quella spiegata da Anelli: “Le sospensioni possono mettere a rischio le prestazioni sanitarie. Da qui l’inerzia delle aziende”.

La più indietro è Catania, con appena sei medici sospesi. “L’Asp ci ha inviato un elenco, aggiornato qualche giorno fa, con sei nominativi – spiega Ignazio La Mantia, presidente dell’Ordine dei medici di Catania –. Ci hanno detto che c’è un solo dipendente a svolgere le verifiche e un altro è stato incaricato in questi giorni”.

Finora, su 310 inviti iniziali, l’Asp etnea ha sospeso 22 dipendenti interni (nessun medico) e in 16 sono stati reintegrati. Solo da poco sono scattate le verifiche su medici di base e specialisti esterni. All’Asp Messina, su 1.500 operatori diffidati, ne sono stati sospesi 102, con 42 revoche. “In queste tre settimane l’80% si è vaccinato o lo aveva già fatto”, spiega il manager Dino Alagna. Ma in tutta la Sicilia centinaia di camici bianchi non vaccinati continuano a lavorare in attesa di una raccomandata che tarda ad arrivare.

Redazione Nurse Times

Fonte: la Repubblica

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