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AIOS: “No al payback per le aziende fornitrici di dispositivi medici. A rischio formazione e ricerca”

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa dell’associazione scientifica AIOS.

Serpeggia preoccupazione tra le società scientifiche di area infermieristica di tutta Italia. E tra queste anche l’AIOS, presieduta da Agostino Inglese, fa sentire la propria voce contro la decisione della Corte Costituzionale di confermare il meccanismo del payback per le aziende fornitrici di dispositivi medici.

In pratica, con il payback si impone alle aziende di restituire una parte dei ricavi ottenuti se la spesa regionale in sanità supera determinati limiti. Meccanismo che anche AIOS definisce “iniquo e ingiustificato”, oltre che scorretto, visto che si trasferisce sulle aziende fornitrici di dispositivi medici, una quota del debito regionale.

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AIOS, così come tutte le società scientifiche di area infermieristica, lancia un allarme per le ricadute negative che questo meccanismo può avere sull’intero sistema sanitario. La collaborazione tra le società scientifiche di area infermieristica e le aziende fornitrici è cruciale per lo sviluppo di eventi di formazione continua, progetti di miglioramento e ricerca. Temiamo che queste attività possano subire un ridimensionamento, andando controcorrente rispetto all’importanza crescente delle partnership per l’innovazione.

“Personalmente ritengo che queste decisioni prese a livello centrale, abbiamo una pericolosa ricaduta sul piano dell’assistenza – commenta il presidente AIOS, Agostino Inglese -. Il prezzo più alto lo pagherebbero i cittadini, sulla cui richiesta di salute non si può abbassare la qualità dell’assistenza. Le aziende di dispositivi medici piccole, medie e grandi si troverebbero nella condizione di non poter più soddisfare le richieste delle aziende ospedaliere, penalizzando l’assistenza. Non si può assistere ad un tale scempio”.

L’hastag #NOPAYBACK sarà condiviso da AIOS e da tutti gli associati per sensibilizzare i cittadini e chiedere un intervento delle istituzioni, a tutti i livelli, per evitare che, anche attraverso questo meccanismo, si metta a rischio il Servizio sanitario nazionale.

Redazione Nurse Times

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