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Opi Viterbo, il 19 marzo si insedieranno i commissari

A seguito del ricorso presentato dall’infermiere Michele Aloi, che aveva contestato le elezioni per il rinnovo degli organi direttivi svolte a fine novembre 2020, la Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie, organo di giurisdizione speciale del ministero della Salute, ha deciso di commissariare l’Opi Viterbo. Stando ai tempi dettati dal ministero, i commissari si insedieranno il 19 marzo prossimo per sostituirsi agli organi direttivi eletti quattro anni fa e guidati dal presidente Mario Curzi.

Nello specifico, il procedimento è nato dalla richiesta di accesso agli atti avanzata da Aloi e negata per quattro volte. I motivi della domanda sono sintetizzati nella decisione dell’organo ministeriale: il ricorrente aveva chiesto di ricevere la “documentazione comprovante l’attività svolta da Opi Viterbo in sede di ammissione delle candidature, anche per valutare i profili formativi relativi all’elezione dei membri della Commissione d’albo (nemmeno menzionata nella nota di convocazione) e dalla commissione elettorale in fase di svolgimento delle operazioni di voto”.

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Nel provvedimento si richiama “il clima di insicurezza nel quale si sono svolte le votazioni, dovuto all’obsolescenza e inadeguatezza del sistema informatico impiegato, non certificato e non in grado di fornire quella affidabilità e imparzialità tipica delle piattaforme elettorali informatiche di ultima generazione”, come lamentato dallo stesso iscritto a Opi Viterbo.

Il risultato è che “molti voti espressi per i candidati venivano annullati a causa della complessità del sistema di voto, di natura semiautomatica, in cui era prevista la compilazione e la stampa di una scheda cartacea da parte dell’elettore, che dopo averla controllata provvedeva a deporla in un’urna fisica e non elettronica”.

Tale condizione paventerebbe “la lesione del diritto di voto”, in quanto “in diverse situazioni avveniva che un mero errore di espressione informativa del voto generava un esito di scheda nulla, in carenza della volontà del votante che, pur denunciando di voler ripetere la procedura, era impossibilitato a farlo perché il sistema non lo permetteva”.

Richiamando una sentenza del Consiglio di Stato, la Commissione centrale specifica che “le singole irregolarità denunciate, valutate compelssivamente, hanno fatto emergere un contesto nel quale non si rinviene altra plausibile spiegazione alle anomalie riscontrate che nella tenuta di comportamenti illeciti nel corso delle operazioni elettorali”.

Redazione Nurse Times

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