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Opi Catanzaro: “Infermieri dall’India? Bisogna lavorare sull’attrattività della professione”

La presidente di Opi Catanzaro, Giovanna Cavaliere, dice la sua su un fenomeno che fa discutere.

Opi Catanzaro dice la sua sull’importazione in Italia di infermieri dall’India, allineandosi alla posizione della Fnopi. Una questione che fa discutere e che nasce dai problemi della carenza di personale e della scarsa attrattività della professione.

“Le soluzioni tampone, come gli accordi con Paesi extraeuropei, non ci vedono certo sulle barricate, ma anche noi auspichiamo un cambio di paradigma e una programmazione complessiva che tenga conto di una maggiore attrattività della professione e delle nostre proposte operative e concrete, già avanzate in tutte le sedi”, dichiara la presidente Giovanna Cavaliere (foto), presidente di Opi Catanzaro.

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Rispetto alla possibilità di stringere accordi con l’India, Opi Catanzaro auspica “che si torni a esercitare la verifica, attraverso gli Ordini territoriali, delle competenze accademiche e della relativa certificazione del titolo di studio, come accadeva regolarmente in epoca pre-Covid per la verifica della competenza dei percorsi di studi, della conoscenza della lingua e della deontologia, affinché nel nostro Paese non esistano assistiti di serie A e assistiti di serie B rispetto alle competenze infermieristiche”.

Secondo Opi Catanzaro, è necessario valorizzare innanzitutto gli infermieri che hanno studiato e svolto il tirocinio in Italia, facendo il possibile per trattenerli e scongiurare fughe all’estero: “Come preannunciato dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, è arrivato il momento di mettere in campo strumenti ad hoc per favorire il rientro dall’estero dei troppi infermieri che hanno lasciato il nostro Paese”.

Per la presidente di Opi Catanzaro bisogna “lavorare sulle radici profonde della disaffezione per la professione”. Vale a dire? “L’aspetto economico, perché gli stipendi degli infermieri italiani sono mediamente il 40% al di sotto della media degli altri Paesi europei. E poi l’aspetto organizzativo, perché la professione ha scarsi sviluppi di carriera e soffre di modelli ancorati a logiche vecchie, non più attuabili nell’attuale complessità del sistema”.

Redazione Nurse Times

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